Terni, Comune shock: «Deve 5 milioni a Usi»

La cifra emerge dalla relazione finale dell’ex liquidatore Leonardo Proietti che si è dimesso ed è stato sostituito da Riccardo Chiappafreddo

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Non solo Asm, Atc, All Foods e CNS. Le grane per i derelitti conti del Comune di Terni sono destinate ad arrivare anche da un’altra partita carica di tensioni, quella relativa alla liquidazione della Umbria Servizi Innovativi (USI).

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Leopoldo Di Girolamo

Cambia il liquidatore Le ultima novità su questo fronte sono rappresentate dalle dimissioni del liquidatore, il commercialista Leonardo Proietti, sostituito nella giornata di martedì dal collega Riccardo Chiappafreddo, nominato dall’assemblea dei soci. Il primo, per lungo tempo e con svariate richieste per lo più cadute nel nulla, ha provato a vederci chiaro sui rapporti economici fra la società e il Comune di Terni. Fino ad individuare – nella sua relazione finale – un credito di USI verso l’ente pari a quasi 5 milioni di euro, oggetto, lo scorso luglio, di una dettagliata richiesta scritta da parte del legale della società in liquidazione. Una missiva a cui il sindaco Di Girolamo aveva risposto affermando di non poter fare fronte alla richiesta nei tempi richiesti, confermando però la volontà di stipulare un atto transattivo, non prima però di aver ultimato – scriveva – «tutta una serie di verifiche molto complesse ancora in corso».

LA RELAZIONE DEL LIQUIDATORE

Debiti ‘storici’ Ma qual è la vera situazione in termini di crediti/debiti fra il Comune e la ‘controllata’ USI? Per l’ormai ex liquidatore della società – che dopo aver assunto l’incarico poco meno di un anno fa, ha contattato tutti i debitori e creditori ricevendo risposte puntuali, ad eccezione del Comune di Terni – la USI deve avere indietro 4.810.642 euro e spicci. Un ‘macigno’ per i conti di palazzo Spada che si annida nei rapporti ‘storici’ fra l’ente e la controllata. L’ultimo bilancio di USI approvato dal Comune è quello del 2013 dal quale già scaturivano debiti per diversi milioni di euro a carico dell’ente. I bilanci successivi non sono stati mai approvati, con la riconciliazione dei debiti degli enti verso le ‘controllate’ che nel frattempo è diventata obbligatoria per legge ma che il Comune non ha effettuato. E anche qui, c’è da capire se il ‘maxi debito’ datato 2013 corrisponda o meno a quello inserito all’epoca nel bilancio comunale: una verifica demandata ai revisori dei conti dell’ente.

Vittorio Piacenti D'Ubaldi

Vittorio Piacenti D’Ubaldi

Conti ‘discordanti’? Oltre alla missiva di luglio con cui il sindaco ha risposto all’avvocato di USI, Roberta Tarani, il Comune ha ‘rotto’ gli indugi circa undici mesi dopo la prima richiesta di chiarimenti avviata dall’ex liquidatore, ovvero nell’assemblea dei soci che si è tenuta lo scorso 9 settembre, quella in cui il professionista ha formalizzato le sue dimissioni. In quella sede l’assessore comunale al bilancio, Piacenti D’Ubaldi, ha sostenuto come agli uffici comunali risulti sì un debito dell’ente verso USI – ma ‘soltanto’ di 1.405.000 euro – ma anche un credito di poco superiore ai 2 milioni di euro. In pratica è l’USI che, a detta dell’amministrazione, dovrebbe ridare indietro diversi soldi – 700 mila euro circa – a palazzo Spada. Nel 2014 era stato lo stesso assessore Piacenti D’Ubaldi ad approvare il bilancio 2013 di USI, quello che riconosceva il pesante ammanco a carico del Comune. Di fronte a versioni così distanti, è evidente che qualcosa non torni. Lecito chiedersi se i revisori della società e dell’ente abbiano ‘monitorato’ queste divergenze che oggi potrebbero ‘costare’ al Comune di Terni un decreto ingiuntivo da 5 milioni di euro.

Nuovo liquidatore Nel mezzo ci sono le spettanze arretrate di tutti e 45 gli ex dipendenti della Umbria Servizi Innovativi, già saldate dal liquidatore, le lettere in cui il Comune si diceva disponibile a ‘transare’ – ma senza alcun seguito -, ma anche i circa 2 milioni di debiti che la società, prima della messa in liquidazione, ha contratto nel tempo verso i fornitori privati, ditte, imprese che per andare avanti hanno bisogno anche – e in qualche caso soprattutto – di quei soldi che attendono da tempo. Una partita che il Comune avrebbe potuto chiudere prima e che ora passerà in mano al nuovo liquidatore, Riccardo Chiappafreddo.

La curiosità Oltre ai compensi dell’ormai ex liquidatore USI, mai definiti a differenza di altre ‘controllate’, dai conti della società che ha chiuso i battenti emergerebbe anche un curioso credito di 50 mila euro verso la Regione Umbra risalente addirittura al 2005. Si tratta di ‘decimi’ mancanti del capitale sociale, mai versati ma neppure chiesti dalle precedenti amministrazioni della società che per lungo tempo si è occupata di gestire i permessi di accesso alla Ztl. Una partita quella del capitale sociale che, per una volta, vede fuori il Comune che il suo ‘pregresso’ – 1.274.000 euro – lo ha saldato la scorsa primavera, su sollecito del liquidatore, dopo ‘appena’ undici anni.

Il M5S «Tutto sembra girare intorno ad una imbarazzante inettitudine che coinvolge quasi tutti i livelli amministrativi di vertice. L’ennesima dimostrazione – dice Federico Pasculli, del M5S – che la militarizzazione politica delle partecipate comunali sta lasciando dietro di se solo macerie e buchi milionari che toccherà a noi cittadini ripianare. Una situazione sconcertante, che dimostra come l’unica vera competenza della classe dirigente degli ultimi anni sia stata quella di saper nascondere i ‘buffi’». Di sicuro, attacca Pasculli, «a seguito del mancato incasso delle prestazioni rese al Comune si è verificata una crisi di liquidità che ha condotto la società Usi a contrarre notevoli debiti tributari. Molti gli aspetti da spiegare ancora al riguardo, pretendiamo che la faccenda venga chiarita al più presto, già dal prossimo question time dove non mancheremo di depositare una puntuale interrogazione a riguardo».

Caso All Foods Entro venerdì la terza commissione consiliare dovrà ricevere – dai dirigenti di palazzo Spada – una spiegazione dettagliata in merito al presunto debito fuori bilancio mai dichiarato e nascosto. La richiesta è stata formalizzata da Thomas De Luca (M5S), Enrico Melasecche (IlT) e Franco Todini (IC): «Il capogruppo del PD Cavicchioli – dicono – ha dichiarato a nome della maggioranza la necessità di una relazione dettagliata che spieghi in che maniera è stato maturato e la certificazione della sussistenza stessa del debito, costituito da spesa contrattualizzata, relativa ai pasti delle mense scolastiche per gli anni 2014 e 2015. Il contrario dell’imprevisto, spese programmate e non eludibili. Ci chiediamo, oggi, se anche la spesa relativa al 2016 per oltre un milione di euro sia stata saldata dall’amministrazione o se il debito da 1 milione e 700 mila euro si stia ulteriormente ingrandendo. Quel che è certo è che ognuno deve chiarire fino in fondo la vicenda ed assumersi la propria responsabilità, in particolar modo c’è davvero da capire in base a quale logica abbia agito la dirigenza. Si è mossa in maniera autonoma o su precisi indirizzi politici?».

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