Vive una nuova importante tappa – ed ora, davanti, c’è solo la Cassazione – la vicenda ‘Seven To Stand’, indagine in mabito sanitario che nel 2016 aveva portato anche ad arresti e ad un processo sfociato nel novembre del 2022 nella sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Terni, con cinque condanne e un’assoluzione.
Nella giornata di mercoledì, la Corte d’Appello di Perugia ha integralmente riformato quanto deciso nella prima sentenza. Nel merito, tutti gli imputati sono stati assolti – il fatto non sussiste – dall’ipotesi di associazione per delinquere ed anche dalle collegate, e residue, ipotesi di truffa a carico di tutta una serie di soggetti. L’indagine era legata a metodi di cura, anche per patologie gravi come la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide, ritenute dagli inquirenti del tutto inutili, ed anzi dannose e comunque configuranti un ‘raggiro’ nei confronti dei pazienti che si erano rivolti ai professionisti per trovare nuove speranze di salute e quindi di vita.

Le assoluzioni sono state emesse nei confronti dell’avvocato 53enne di origini torinesi, residente a Rieti, Fabrizio De Silvestri, posto dagli investigatori al vertice del gruppo. Assolti anche la fisioterapista Annalisa Grasso (48 anni di Rieti), l’ingegnere biomedico Edoardo Romani (46 anni di Terni), il medico Pierluigi Proietti (79 anni di Narni) e il farmacista Giovanni Domenico Petrini (68 anni di Rieti). Già assolto in primo grado il collaboratore Simone De Marco (42 anni di Cittaducale). Ovviamente soddisfatte le difese che avevano impugnato la sentenza di primo grado, rappresentate dagli avvocati Francesco Ciabattoni e Daniele Bertaggia (De Silvestri), Lino Ciaccio (Grasso), Alberto Patarini (Edoardo Romani), Manlio Morcella e Marco Gabriele (Proietti), Alberto Trinchi ed Enrico Paroncilli (Petrini).
Contestualmente la corte d’appello di Perugia ha revocato le statuizioni civili stabilite in prima istanza ed anche le confische dei beni sottoposti a sequestro conservativo. A distanza di ben nove anni dagli arresti, la giustizia ha così stabilito che per quesi fatti, ed al netto delle prescrizioni sancite per capi di imputazione secondari come la commercializzazione di medicinali contraffatti e l’esercizio abusivo della professione medica, non ci sono responsabilità , ed anzi sono proprio i fatti a ‘non sussistere’.
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