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Home » Perugia: «Non c’è solo il centro storico»

Perugia: «Non c’è solo il centro storico»

di Lucina Paternesi
11 Gennaio 2016
in Attualità, Dal territorio, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Un divano abbandonato

Un divano abbandonato

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L.P.

Degrado, illegalità, abbandono. Fontivegge è sempre sulla bocca di tutti. E, da qualche tempo, tra le associazioni che si occupano del quartiere perugino, un gruppo di cittadini volenterosi si è riunito attorno a una pagina Facebook: ‘Progetto Fontivegge’.

Roberta, Lorenzo e Giulietto
Roberta, Lorenzo e Giulietto di ‘Progetto Fontivegge’

Telecamere «C’è sempre stata una distinzione di Fontivegge di qua, quella cioè che comprende  via Campo di Marte, via Canali, la stazione, e Fontivegge di là, la zona dietro che collega con via Settevalli. Noi abbiamo a cuore le sorti dell’intero quartiere, per questo, stufi di non poter essere liberi di passeggiare in tranquillità per le strade in cui viviamo o lavoriamo, abbiamo deciso di impegnarci in prima linea», racconta Lorenzo L’Episcopia, che a Fontivegge ci lavora da anni. Qualche risultato sembra che l’abbiano già raggiunto. Dopo la presentazione di un esposto, ad esempio, sono state installate le prime tre telecamere nel sottopasso che collega via Mario Angeloni con la stazione vera e propria. «Siamo dei ricettori di istanze da parte dei cittadini, ci inviano le segnalazioni e noi ci attiviamo, anche grazie alla pagina Facebook, per raccordarci con forze dell’ordine e istituzioni».

I bagni della stazione
I bagni della stazione

L’esposto «Una situazione di profondo degrado e illegalità», si legge nell’esposto indirizzato a tutte le forze dell’ordine, istituzioni e magistratura, che sfocia in un forte senso di paura per tutti i cittadini o per chi ci lavora. In realtà «qualcosa inizia a muoversi – dice – da quando è cambiata l’amministrazione comunale. Certo, in un anno e mezzo non si possono risolvere problemi che affondano le radici in 20 anni di inattività sull’intero quartiere. Si può fare sempre di più». Così, nell’esposto, si chiede un ampliamento del sistema videosorveglianza, un maggiore controllo da parte delle forze di polizia, la sostituzione di panchine o tombini divelti al parco della Pescaia, maggiore controllo su chi abbandona rifiuti per strada e accertamenti più stringenti su affitti e esercizi commerciali oltre che la rimessa in opera della segnaletica verticale e il completamento di quella orizzontale.

Il degrado
Il degrado

Com’è cambiata All’interno del comitato civico c’è anche Giulietto Albioni. Pensionato, nato a Roma, Giulietto vive a Fontivegge da più di quarant’anni. «Hanno fatto diventare questo quartiere un ghetto – racconta – negli anni ’70 lasciavamo la chiave sulla porta. I problemi sono iniziati a comparire con l’arrivo dei tanti studenti e extracomunitari negli anni ’80 e poi 90. Mi ricordo, molti anni fa, un consiglio grande, quando il sindaco era Renato Locchi. Noi che vivevamo qui avevamo già chiaro il quadro della situazione, di ciò che sarebbe successo di lì a poco. Ci hanno tacciato di non voler bene alla città, ora noi sappiamo che ci avevamo visto lungo. Questa è una delle porte di accesso a Perugia. Chi arriva e vede questa situazione, il degrado, l’illegalità, lo spaccio a cielo aperto, non torna più. Non è un bel biglietto da visita questo».

Le siringhe
Le siringhe

Il bar Lo sa bene Roberta Colombo, che viene da Varese e si è trasferita a Perugia da solo un anno. «Nonostante tutto amo questa città, mi ci sono trasferita apposta», dice parlando di una città che è un museo a cielo aperto. Gestisce il bar proprio di fronte alla stazione, il bar Angy, un locale che chiude alle 17 di pomeriggio. Come mai? «Da quando cala la notte qui si lavora solo con stranieri e spacciatori. Io preferisco fare la fame. Le mie scelte lavorative vengono definite assurde da molti. Non ho slot machine, non vendo birra e i super alcolici costano più che in qualsiasi altro bar. Sono scelte, per me è stata dura dover rinunciare a organizzare aperitivi o dopocena, ci rimetto anche in termini economici ovviamente. Ma questa è la realtà»

Una 'spaccata'
Una ‘spaccata’

Progetti «Qui i residenti sono tappati in casa, è un quartiere dormitorio, nessuno vive il quartiere quotidianamente. Chi non se ne è andato durante gli anni ’80, magari quelli che oggi sono in pensione, escono di rado e non sanno neanche che cosa succede. Tanti si sono trasferiti altrove, le attività commerciali hanno chiuso», racconta ancora Lorenzo spiegando che, oltre le critiche a una situazione ormai insostenibile, ‘Progetto Fontivegge’ ha, tra i suoi obiettivi, quello di ritornare a far rivivere Fontivegge. Dopo aver incontrato il sindaco Romizi, l’assessore alla cultura Severini e quello ai servizi sociali e alla famiglia Cicchi, hanno iniziato a programmare una serie di attività e punti progettuali per l’intera zona.

Quartiere-discarica «Ripulire il sottopassaggio è tra le nostre priorità, per garantire a tutti l’attraversamento pedonale in tutta sicurezza. Oltre alle richieste presenti nel nostro esposto, stiamo studiando una serie di attività da portare avanti in stretta collaborazione con le istituzioni, come il progetto che hanno in mente gli assessori Fioroni e Prisco, oltre che una campagna pubblicitaria contro l’abbandono dei rifiuti». Un quartiere discarica, qui c’è chi abbandona divani, televisori e oggetti che, in casa, non servono più. «Sono gli stessi perugini, spesso, a farlo – raccontano – come se Perugia finisse in centro storico».

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