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Home » Ecomafie: «Una volta eravamo cuore verde»

Ecomafie: «Una volta eravamo cuore verde»

di Lucina Paternesi
28 Novembre 2016
in Ambiente e salute, Apertura 5, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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C’è l’Umbria tra le regioni che hanno registrato più delitti ambientali in termini assoluti anche in rapporto alla popolazione. Nonostante il rapporto si riferisca al solo 2015.

Ecomafie Sono questi i dati riportati dal rapporto di Legambiente Ecomafia 2016, che vedono l’Umbria al 18 posto, in Italia, con 154 infrazioni accertate, 59 denunce, 5 sequestri. «Un dato comunque alto – commenta il capogruppo in regione del Movimento 5 stelle Andrea Liberati – e non promettono nulla di buono per il futuro le crisi ambientali determinate dalla pessima gestione regionale dei rifiuti, così come la vicenda delle interdittive antimafia, la storiaccia della Valnestore o i tristi compromessi decisi sulla pelle dei ternani».

Il commento Il fu ‘Cuore verde’ ha venduto l’anima ad affari & politica. E questo è il risultato», lo afferma sempre Andrea Liberati, commentando il rapporto ‘Ecomafie 2016’, che riguarda i dati del 2016, in Umbria, prima ancora che scoppiasse il caso Gesenu e «il primo a un anno dall’applicazione della legge sugli ecoreati, norma nata grazie all’apporto decisivo del Movimento 5 Stelle, che segna finalmente una inversione di tendenza a tutela del nostro territorio e della legalità».

Reati ambientali In una nota firmata anche dal senatore Stefano Lucidi, Liberati evidenzia che «in generale in Italia diminuiscono i reati ambientali, senza però cessare. I dati raccolti, insieme alla norma sulla Agenzie Ambientali, permettono di affrontare in maniera efficace i crimini ambientali. Ma non bisogna mai abbassare la guardia, ed agire insieme alle forze dell’ordine che ringraziamo per il grande lavoro svolto quotidianamente». Secondo Legambiente «la corruzione è un fenomeno sempre più dilagante nel Paese, è l’altra faccia delle ecomafie, e facilita ed esaspera il malaffare in campo ambientale in maniera formidabile».

Il brutto dell’Italia Liberati ricorda infine l’importanza del Corpo Forestale dello Stato «nel combattere i crimini ambientali, Corpo Forestale che invece il governo vuole militarizzare e sciogliere nel corpo dei Carabinieri» .Anche quest’anno il Rapporto Ecomafia, secondo Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente , «ci racconta il brutto dell’Italia, segnata ancora da tante illegalità ambientali, ma in questa edizione 2016 leggiamo alcuni fenomeni interessanti che lasciano ben sperare. Dati e numeri, in parte in flessione, che dimostrano quali effetti può innescare un impianto normativo più efficace e robusto come i nuovi ecoreati, in grado di aiutare soprattutto la prevenzione oltreché la repressione dei fenomeni criminali. La prevenzione è la moneta buona che scaccia quella cattiva: è necessario creare lavoro, filoni di sviluppo economico e produttivo nei territori più a rischio, sostenere le centinaia e centinaia di cooperative e di imprese, che anche nel sud stanno cercando di invertire la rotta, puntando su qualità ambientale e legalità. E nel prevenire le ecomafie, oltre all’impegno dei territori e dei singoli cittadini, è importante una presenza costante dello Stato che deve essere credibile e dare risposte sempre più ferme, perché quando lo Stato è assente la criminalità organizzata avanza con facilità invadendo i territori, l’ambiente e le comunità locali. Quando invece lo Stato è presente, difficilmente gli ecomafiosi possono rubare e uccidere il nostro futuro».

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