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Home » L’Umbria delle crisi: allarme della Cgil

L’Umbria delle crisi: allarme della Cgil

di Marco Torricelli
18 Settembre 2016
in Apertura 5, Economia, Imprese, Lavoro, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Fiorucci e Ciavaglia

Fiorucci e Ciavaglia

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Lavoro ‘fittizio’, edilizia in crisi, area di crisi complessa tutta da definire, ammortizzatori sociali in scadenza. La Cgil lancia l’allarme-Umbria e lo fa partendo dalla situazione dell’area di Foligno, ma poi allargando l’analisi all’intera regione.

Foligno Il segretario provinciale della Cgil di Perugia Filippo Ciavaglia e il segretario della Fillea regionale Gianni Fiorucci hanno parlato di «un sistema ancora profondamente in crisi, anche se Foligno in questa fase rappresenta un po’ un’eccellenza nel panorama regionale, legando il suo nome a realtà importanti come l’aerospazio e alcune solide realtà industriali. Ma Foligno, proprio per questo, rappresenta un’eccezione in un contesto provinciale e regionale di grossa difficoltà dal punto di vista economico e sociale. L’aumento dell’occupazione è un dato che non deve essere esaminato in termini assoluti, perché questo distorcerebbe la reale situazione. L’aumento occupazionale che si registra è artificiale, perché legato sostanzialmente alle tipologie precarie e all’utilizzo dei voucher, che non sono ‘lavoro’, ma semplicemente delle forme di pagamento estemporanee che spesso nascondono lavoro nero o al massimo un lavoro di un’ora al giorno».

L’Umbria I dati degli ultimi anni, ha spiegato Ciavaglia, «parlano infatti di una drammatica diminuzione del Pil, della produzione industriale e dei consumi. Una situazione fronteggiata fino ad oggi da misure di welfare familiare, che è stato il vero ammortizzatore sociale di questa lunga crisi. Ma guardando alla situazione della nostra realtà territoriale non possiamo non pensare ad una scadenza importante che riguarda proprio una misura di sostegno ai lavoratori: il 12 ottobre scadranno infatti gli ammortizzatori sociali ordonari per i lavoratori della ex Merloni. E all’area di crisi della fascia appenninica si uniscono le stesse situazioni dello spoletino e del ternano-narnese. Una situazione che rende necessario anche il riconoscimento di aree crisi complessa».

L’edilizia Il dramma del terremoto secondo Fiorucci «ha riaperto altri scenari di preoccupazione. In questo ultimo sisma l’Umbria non ha fortunatamente pagato un prezzo in termini di vite umane, e ciò forse ci dimostra ancora una volta che il processo di ricostruzione, dopo il sisma del ’97, è stato portato avanti in maniera esemplare. Ma nonostante ciò, anche la nostra regione deve fare i conti con dei danni strutturali. Per questo sarà importante proprio l’incontro che lunedì avremo in Regione e che dovrà portarci a confrontarci con le parti sociali. Dovremo partire dal Piano Casa Italia del Governo e considerarlo un’opportunità che dia la possibilità di agire non più in un quadro di emergenza ma all’interno di una legge quadro. In definitiva chiediamo che le risorse provengano anche a livello interregionale, nell’ambito di quelle che sono definite ‘buone pratiche’ (in riferimento al Durc, alla trasparenza sugli appalti e altri requisiti richiesti alle realtà aziendali). Serve un piano straordinario pluriennale di investimento pubblico che tenga conto di tre grosse aree di intervento: il riassetto idrogeologico, industria e edilizia, filiera turismo-ambiente-cultura».

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