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Home » «Ecco perché non vogliamo il nodino»

«Ecco perché non vogliamo il nodino»

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    Redattore
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    Lamentano scarsa visibilità mediatica, poca interlocuzione con le istituzioni e temono di essere sopraffatti dal mutato vento politico di questi giorni (in cui ogni giorno salta fuori un consigliere che si dichiara favorevole), a loro dire spinto dalla voglia di cementificare più che dalla necessità di agevolare il traffico automobilistico. I 26 gruppi – fra associazioni e comitati – riuniti nel coordinamento ‘Sciogliamo il nodo’ dicono con forza che il bypass stradale che dovrebbe essere realizzato tra Collestrada e Madonna del Piano non solo intaccherà l’ambiente e la morfologia del territorio, non solo avrà effetti deleteri sulle attività agricole ed economiche, ma dividerà comunità cittadine con lingue di asfalto che, a conti fatti, non toglieranno il traffico né dalla città di Perugia né da Ponte San Giovanni né da Balanzano, realtà che hanno già subito sulla loro pelle le conseguenze della realizzazione di una superstrada. «I nostri dati non sono mai stati smentiti – dicono – siamo disponibili a un confronto pubblico, ma nessuno vuole parlare con noi».

    Per risolvere il problema del traffico sul raccordo e nella conurbazione di Ponte San Giovanni, propongono quindi interventi alternativi, che siano meno dispendiosi, più velocemente attuabili e soprattutto sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale: raddoppio della rampa e integrazione delle corsie del raccordo, implementazione della mobilità alternativa (a partire dalla Ferrovia Centrale Umbra, ancora ferma). E per prevenire gli incidenti? Maggiore cura delle strade esistenti, segnaletica più efficace, manutenzione delle gallerie.

    Con tanto di documenti, dicono che l’impatto del nodino sarebbe nullo, visto che fino a Madonna del Piano fa lo stesso percorso della E45. Mentre nella sua versione definitiva (il nodo fino a Corciano) assorbirebbe una minima parte di quello che ora imbocca il raccordo e chissà quando ciò avverrà visto che il progetto non è stato ancora redatto tantomeno finanziato. «Prima di spendere tanti soldi, distruggere il territorio e aspettare chissà quanti anni per misurare i risultati – dicono – perché non utilizzare le disponibilità economiche per alternative sostenibili e immediatamente attuabili?».

    TUTTO SUL ‘NODINO’ DI PERUGIA

    Ognuno ha le sue ragioni: noi sentiremo quelle di entrambi

    La vicenda è complessa. E per quanto possa sembrare nota (da anni ne parlano giornali, politici, comitati, esperti…) c’è sempre una sfaccettatura che sembra nuova, c’è sempre un elemento che, per chi ne è toccato da vicino, è preponderante rispetto agli altri. La verità è che non c’è una verità: ognuno, dal suo punto di vista, ha la sua dose di ragione.

    Da una parte chi dice che il cosiddetto ‘nodo’ di Perugia (la strada di collegamento da Collestrada a Corciano che servirebbe a bypassare il traffico della città per chi deve solo attraversarla) – anche nelle sue mini articolazioni (il cosiddetto ‘nodino’ rappresenta il primo step, di 7 chilometri, con uscita a Madonna del Piano) – costituisca una spesa inutile e un intervento dannoso per il territorio e l’ambiente, a fronte di scarsi benefici per il traffico veicolare.

    Dall’altra chi invece ritiene non più rinviabile un decongestionamento del raccordo e delle vie secondarie (che passano per Ponte San Giovanni, Balanzano, Torgiano, in parte anche Collestrada), a cominciare dalla famosa strada di Colonnetta che porta da via dei Loggi e via Assisana fino alle spalle di San Sisto e Sant’Andrea delle Fratte; zona ospedale per intenderci.

    E ognuna delle due fazioni ha inoppugnabili dati ‘scientifici’ a supporto della propria tesi: da un lato la flora e la fauna, il panorama, la tutela dell’ambiente e della biodiversità; dall’altro i livelli di inquinamento atmosferico dell’area di Ponte San Giovanni e Balanzano ma anche i numeri di auto che transitano per evitare il traffico del raccordo.

    Su queste pagine cercheremo, per quanto possibile, di dare voce a tutte le posizioni, nella consapevolezza che, alla fine, una scelta dovrà essere presa, per il bene della collettività, non di una delle due fazioni o di qualche interesse diverso dal bene comune.

    Category: Ambiente e salute Apertura 5 Attualità
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