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Home » Positivi ricoverati: «Il 30/40% degli ordinari non c’entra col virus»

Positivi ricoverati: «Il 30/40% degli ordinari non c’entra col virus»

di Fabio Toni
16 Gennaio 2022
in Ambiente e salute, Apertura 5, Coronavirus, In evidenza
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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Il 30/40% dei pazienti positivi al virus, ricoverati negli ospedali umbri in area medica – quindi ‘ricoveri ordinari’, diversi da intensive e sub intensive – sono riconducibili a patologie totalmente diverse dal Covid-19. L’importante precisazione, alla data del 14 gennaio 2022, è emersa nel corso della conferenza stampa con cui la Regione ha fatto il punto sulla pandemia in Umbria.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Covid: «Umbria vicina al picco positivi, in calo l’incidenza»

Dati confortanti

«Un dato positivo – ha sottolineato il dottor Marco Cristofori del nucleo epidemiologico regionale – è che non c’è più l’incremento che c’è stato fino a qualche giorno fa dei ricoveri ordinari (a venerdì 14 gennaio sono 216 complessivi di cui 12 in terapia intensiva, ndR). Il tasso di saturazione è del 32% per i ricoveri ordinari, ma molti non sono ‘per’ Covid ma ‘con’ Covid, mentre per le terapie intensive siamo sotto il limite per la zona gialla fissato al 10%, anche se vicino, quindi forse sarà confermata la zona bianca. Anche sull’incremento dei decessi, sulla media mobile, sembra esserci una leggera stabilizzazione, che comunque non vedremo subito. L’età media dei deceduti è di 82 anni, ci sono tra di loro anziani con terza dose, sui quali la vaccinazione ha un effetto più basso, ma i più giovani deceduti non erano vaccinati».

I rischi peggiori – ricoveri, intensiva, morte – crollano

Interessante anche il confronto dei dati tra il gennaio 2021 e il gennaio 2022. «Al 13 gennaio di un anno fa – ha specificato Cristofori – avevamo 210 nuovi positivi, a ieri ne avevamo 2.068: dieci volte tanto. Gli attuali positivi erano 4.470 e adesso sono 31.903, i ricoveri ordinari erano 277 contro gli attuali 214, quelli in intensiva 51 contro 12. Ma nonostante queste differenze di numeri – ha aggiunto -oggi c’è un rischio 21 volte inferiore di finire ricoverati in terapia ordinaria, grazie alla vaccinazione e alla variante Omicron che probabilmente è un po’ meno pericolosa della Delta. La probabilità di finire in terapia intensiva è 31 volte in meno. Inoltre con l’incidenza che abbiamo adesso, avremmo avuto una mortalità attesa di 50 decessi al giorno in media, invece per fortuna la media è 4,28. Quindi abbiamo 11 volte in meno il rapporto tra decessi e positivi».

Per i non vaccinati rischi fino a 47 volte in più di finire in intensiva

La dottoressa Carla Bietta, anche lei del nucleo epidemiologico regionale, ha esposto un’altra interessante elaborazione, che ribadisce come sia maggiore il rischio di ricovero, in particolare in terapia intensiva, per chi non è vaccinato. «Considerato la coorte dei positivi dal 1° dicembre in poi, quale rischio di ricovero c’è nelle persone non vaccinate rispetto a chi ha avuto terza dose e a chi ha avuto una dose rispetto alla terza? Chiaramente si vede che non essere vaccinato espone ad un rischio otto volte più alto di ricovero ordinario rispetto a chi ha la terza dose. Aver ricevuto la terza dose protegge maggiormente anche rispetto a chi non l’ha ricevuta. Altro aspetto: quanto non essere vaccinato espone al rischio nei confronti del ricovero in terapia intensiva? Le persone non vaccinate hanno probabilità altissima, 47 volte maggiore, di incorrere in questo ricovero intensivo o semi intensivo rispetto a chi non ha fatto la terza dose. L’ultimo bollettino dell’Iss – ha concluso la dottoressa Bietta – conferma i dati che abbiamo riscontrati nel territorio, questo rafforza – ha concluso – le politiche e scelte effettuate nell’insistere pesantemente nei confronti della vaccinazione e nel colmare gap vaccinale».

Dati pazienti positivi: «Pronti alle modifiche»

In merito alle modifiche nella comunicazione dei dati dei pazienti – ricoverati positivi che abbiano o meno patologie legate al Covid – l’Umbria «è pronta a partire non appena ci saranno eventuali indicazioni da parte del ministero per differenziare i dati». Ad affermarlo è l’assessore regionale alla salute, Luca Coletto: «Al momento è arrivata una bozza dal Cts – ha precisato rispondendo all’Ansa -. Per ora continueremo a comunicare i dati dei ricoverati con l’attuale standard. Saremo comunque pronti non appena ci saranno le nuove disposizioni. L’Umbria ha tuttavia già fatto questa differenziazione tra chi è stato ricoverato per altre patologie ed è risultato positivo e chi per Covid. Abbiamo un quadro della situazione. È una differenza sostanziale perché direi che chi è asintomatico non può essere definito un malato. La patologia sta diventando endemica, ci stiamo convivendo e abbiamo già tante armi. Abbiamo gli anticorpi monoclonali e le pillole antivirali. Abbiamo soprattutto le vaccinazioni che sono fondamentali».

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