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Home » Comune Terni, ferie dipendenti: obiettivo non raggiunto. Ben 12.942 giorni rimasti

Comune Terni, ferie dipendenti: obiettivo non raggiunto. Ben 12.942 giorni rimasti

di Simone Francioli
21 Novembre 2024
in Altre notizie
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di S.F.

Il Comune di Terni e il piano ferie dei dipendenti, c’è qualcosa che non va. O meglio, da rettificare o comunque migliorare. Lo si evince dal controllo di gestione concomitante – il secondo del 2024 – preparato dalla direzione generale guidata dal dg Claudio Carbone: le cifre sono di rilievo e mettono in evidenza un discreto carico. La sensazione è che dentro l’ente ci sia un discreto stress lavorativo.

DAL CONTROLLO DI GESTIONE LE PROBLEMATICHE DEL PNRR: I DETTAGLI

Le cifre

Lo scrive chiaramente l’ente nel documento tecnico in seguito all’analisi di tutti i dati delle direzioni: «Si evince che nel totale l’amministrazione deve ancora smaltire l’80,45% delle ferie pregresse (12.942 giorni di ferie pregresse ad ottobre su 16.087 presenti alle fine del 2022). Nel periodo sono state smaltite 3.145 giorni di ferie». L’obiettivo prefissato per il primo semestre dell’anno in corso non è andato a buon fine: «Per quanto riguarda la situazione ferie 2023, ci sono ancora 2.062 giorni che avrebbero dovuto essere smaltiti entro la data del 30 giugno 2024». Giocoforza le ‘caselle’ con la somma più alta riguarda le strutture comunali con più dipendenti: governo del territorio (2.861 giorni da smaltire) e polizia Locale (2.082). La direzione generale è l’unica che, per quel che concerne le ferie 2023, ha raggiunto lo 0.

IL 2° CONTROLLO DI GESTIONE 2024: «FORTI SCOSTAMENTI» PER LE SPESE

Le percentuali

Un dettaglio che viene riportato: «Facendo un’analisi dei risultati ottenuti si evince che ad eccezione della direzione generale, i dipendenti di tutte le altre direzioni avrebbero dovuto usufruire entro il 30 giugno 2024 di tutte le ferie maturate nell’anno 2023. L’obiettivo non è stato raggiunto». Ed «in particolare si nota come i dipendenti delle direzioni welfare e governo del territorio avrebbero potuto giustificare i giorni di assenza con la causale ‘ferie 2023’, in luogo della causale ‘ferie pregresse’ e avrebbero potuto smaltire il resto di oltre 100 giorni con la causale ‘ferie pregresse’.  Il valore più eclatante si nota nella direzione servizi digitali – innovazione-cultura-eventi valentiniani-grandi eventi–turismo dove, a fronte di 716 giorni di ferie pregresse fruite, sarebbe bastato giustificarne 55 giorni tra queste per smaltire completamente le ferie 2023». Il nodo è chiaro: «Lo smaltimento delle ferie 2023 ha una precedenza rispetto allo smaltimento delle ferie pregresse e, di fatto, alcune direzioni non hanno rispettato questa prescrizione». Ci sono altre curiosità.

SI CORRE PER IL PIANO PERIFERIE. «CARENZA DI PERSONALE»

Le medie

Ci sono sei dipendenti che, all’ottobre 2024, hanno un numero di ferie pregresse impressionante: «In totale sono sei persone, di cui 4 tra i 200 e i 300 giorni di ferie e 2 al di sopra di 300». Bene, e in questi casi che si fa? Il Comune tira in ballo un’ordinanza (la 14083 del 2024) della sezione lavoro della Cassazione in merito alla monetizzazione delle ferie non godute nel pubblico impiego: «La Corte ha sottolineato che è il datore di lavoro a dover provare di aver effettivamente messo il lavoratore nelle condizioni di usufruire delle ferie. Questo implica che il datore deve non solo garantire la possibilità di fruire delle ferie, ma anche avvisare il dipendente in modo chiaro e tempestivo che, qualora non sfruttasse tali ferie, esse verrebbero perse. Nella vicenda specifica, la comunicazione del datore di lavoro che subordinava la fruizione delle ferie alle esigenze di servizio non è stata considerata sufficiente per escludere il diritto del dipendente all’indennità sostitutiva». Divieto di monetizzazione? «Si applica solo quando il lavoratore, volontariamente, rinuncia al loro utilizzo durante il periodo lavorativo. Tuttavia, questo divieto non può essere esteso ai casi in cui il rapporto di lavoro si interrompe per cause non dipendenti dalla volontà del lavoratore, come nel caso di cessazione per inabilità». Infine la Corte ha «richiamato le disposizioni europee sul diritto alle ferie annuali retribuite, sottolineando che le ferie non possono essere considerate un mero diritto formale ma devono poter essere godute effettivamente. In mancanza di questa possibilità, per cause non attribuibili al dipendente, il diritto alle ferie si trasforma in un diritto all’indennità sostitutiva, come stabilito anche dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea». C’è anche questa situazione da sistemare per palazzo Spada.

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