Aborto: «Troppi medici obiettori in Umbria»

Solinas ha presentato un’interrogazione alla giunta. Barberini ha risposto che le Ivg nel 2016 sono state solo 1.295. «Il tasso di abortività è diminuito del 6,6% in due anni».

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Sebbene la legge 194 sia entrata in vigore da più di 40 anni, l’interruzione volontaria di gravidanza per le donne è molto più simile a un calvario che a un diritto. In Umbria però, nonostante il 66 per cento di obiettori di coscienza, la donna è realmente libera di far valere il suo diritto, potendo anche scegliere come abortire, se con il ‘classico’ intervento chirurgico o con quello farmaceutico, anche se questo è molto limitato.

L’interrogazione Nel corso degli ultimi mesi però questa realtà virtuosa della nostra regione sembra essere a rischio. Per questo il consigliere Pd Attilio Solinas, durante la seduta di martedì mattina dell’Assemblea legislativa dell’Umbria ha presentato l’interrogazione a firma anche dei colleghi Carla Casciari (Partito democratico) e Silvano Rometti (Socialisti e Riformisti), con cui si chiede «quali azioni la giunta intende adottare per garantire un numero adeguato di ginecologi non obiettori in tutte le strutture sanitarie regionali al fine di assicurare il servizio di interruzione volontaria della gravidanza nel rispetto della legge 194/1978».

La legge 194 L’esponente di maggioranza spiega: «La legge 194 detta disposizioni sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, prevedendo che il personale sanitario e ausiliario non sia tenuto a prendere parte agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione. Si stabilisce anche che gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti. La Regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale».

I dati L’assessore Luca Barberini, ha risposto all’interrogazione presentando i dati relativi alle interruzioni volontarie di gravidanza. «Nella nostra regione nel 2016 le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 1.295, con un calo che si registra ormai da cinque anni, un calo sempre piuttosto marcato, se pensiamo che nel 2013 sono state 1.666, nel 2014, 1.479, nel 2015 1.365, quindi c’è un calo che si verifica in tutte le nostre strutture. Dai dati regionali emerge che il ricorso alla 194 è in diminuzione, visto che il tasso di abortività (che è il rapporto tra le Ivg ogni mille nati) è diminuito negli ultimi due anni del 6,6 per cento».

Gli obiettori «In Umbria – continua – quasi il 66 per cento dei ginecologi si è dichiarato obiettore contro un dato nazionale del 71 per cento. L’interruzione volontaria di gravidanza nella nostra regione viene garantita in 12 strutture pubbliche, e questo rappresenta un elemento di diffusione e copertura territoriale assolutamente significativo. Inoltre valutando le Ivg settimanali a carico di ciascun ginecologo non obiettore, a livello nazionale ogni non obiettore ne effettua mediamente 1,6 a settimana, mentre in Umbria è di 1,04. Quindi le strutture operano in maniera adeguata in tutto il territorio regionale, e garantiscono il servizio. Nella nostra regione la qualità e la quantità delle strutture, e la qualità delle prestazioni è sicuramente idonea a garantire questo servizio in tutto il territorio».

Foligno I firmatari dell’interrogazione però sono partiti da un problema concreto che risale a circa un mese fa. «Nel nuovo ospedale San Giovanni Battista di Foligno – dicono – , nello scorso mese di gennaio è stata disposta la sospensione temporanea delle attività di interruzione volontaria della gravidanza, costringendo le donne del comprensorio a recarsi in altri presidi ospedalieri come Spoleto o Narni. La sospensione del servizio si è verificata a causa del numero estremamente esiguo di ginecologi non obiettori presenti nell’ospedale, che per ragioni diverse non potevano essere in servizio».

Situazione nella norma L’assessore però ha spiegato che «nel presidio ospedaliero di Foligno, per una serie di circostanze del tutto casuali, gli unici due medici ginecologi obiettori non hanno potuto garantire il servizio Ivg in due sedute. Ma in quelle giornate non c’era alcuna attività programmata, quindi non c’è stato alcun trasferimento di pazienti in altre strutture. Nel frattempo la situazione è stata immediatamente risolta con il distacco di ginecologi provenienti da altri presidi».

«Mancano i ginecologi» Sebbene sia stata una situazione casuale, il numero di non obiettori in regione, come nel resto d’Italia, è molto basso, per questo Solinas, Casciari e Rometti temono che il diritto delle donne ad abortire sia limitato. «L’elevato numero di medici obiettori di coscienza presenti sul territorio regionale potrebbe limitare l’effettivo esercizio del diritto delle donne ad avere accesso ai servizi di interruzione della gravidanza. Per questo – spiegano – è necessario che le aziende sanitarie provvedano a garantire il servizio su tutto il territorio regionale, in modo omogeneo ed effettivo, anche al fine di evitare il fenomeno della mobilità sanitaria, il ricorso a centri privati o, in casi estremi, a pratiche illegali e pericolose per la salute delle donne».

I consultori «Scegliere per un’interruzione di gravidanza – ha poi aggiunto Casciari – è forse la strada più in salita che una donna deve percorrere e non può un paese laico porre degli ostacoli etici, morali ed organizzativi, che vanno ad aggiungersi ad una cicatrice che rimarrà per sempre. Ed è anche vero che il
diritto all’obiezione dei medici ginecologi viene trasfigurato quando lo si trasforma in uno strumento di sabotaggio di un servizio sanitario pubblico che la legge 194 ha cercato di garantire per scongiurare ricorso a centri privati o, in casi peggiori, a pratiche pericolose per la salute delle donne o alimentando un mercato illegale di Ru-486 (aborto farmacologico). Se gli aborti volontari in Umbria sono diminuiti del 13 per cento lo si deve anche al lavoro svolto dai consultori e pertanto proseguirà il mio impegno politico per rendere ancora più attuali i servizi dei consultori umbri, prima porta per le donne che sono chiamate a decidere in fasi delicate della propria vita».

Terni Ma Foligno non è l’unico comune umbro da cui parte l’allarme. Infatti, Valentina Porfidi, coordinatrice del Dipartimento Welfare della Cgil di Terni ha inviato una lettera aperta alla ministra Lorenzin in cui scrive: «Nella Provincia di Terni si è sempre mantenuto un livello accettabile, con alti e bassi, ma è sempre stata rispettata la legge 194 garantendo personale non obiettore, ma se non si prenderanno provvedimenti a breve anche nel nostro territorio questo diritto non sarà rispettato. Ci risulta, infatti, che presso l’Azienda Ospedaliera di Terni, dove il personale non obiettore è in linea, anche se nei limiti, a breve due medici non obiettori andranno in pensione, mettendo a rischio il servizio di interruzione di gravidanza (Ivg) che al momento viene effettuata presso i Poliambulatori e indebolendo il reparto di Ginecologia con un medico non obiettore in meno».

La Ru-486 Solinas, alla fine dell’interrogazione, parla di una «risposta esauriente dell’assessore». Ma non perde l’occasione per mettere la pulce nell’orecchio riguardo all’aborto farmacologico. «È necessario però – dice – attivare la delibera che consente l’uso della pillola per l’interruzione volontaria della gravidanza che è uno strumento meno traumatico per la donna. In Umbria questo è attivo solo a Orvieto per mancanza di informazione di medici e donne». 

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