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Home » Affitti e associazioni, buco nero a Perugia

Affitti e associazioni, buco nero a Perugia

di Lucina Paternesi
27 Marzo 2016
in Attualità, Cronaca, Dal territorio, Economia, Perugia, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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L.P.

Un elenco lungo, lunghissimo quello su cui si sta concentrando la Guardia di finanza che, su richiesta della Corte dei conti, nei giorni scorsi ha bussato alla porta di Palazzo dei priori per acquisire delibere, atti e documenti che testimoniano la concessione di spazi e locali pubblici alle associazioni del territorio.

Sotto controllo Dopo le denunce arrivate dai consiglieri del gruppo misto e dal Movimento 5 Stelle per irregolarità nelle concessioni e una gestione opaca, ora è stato ripreso in mano quel Regolamento del 1996 che, ad esempio, vietava assegnazioni di sedi plurime se non una volta soddisfatte tutte le richieste o sub-concessioni.

L’elenco Tra i documenti consegnati agli inquirenti c’è un elenco che riassume, riga dopo riga, la situazione attuale. Una situazione non troppo diversa da quella che, già nel 2010, fotografava la relazione fatta dagli uffici del settore servizi istituzionali al cittadino, quando era già emersa la necessità di «razionalizzare l’uso di dette strutture e contenere i costi a carico dell’amministrazione comunale». Dopo un’attenta ricognizione di tutte le strutture di proprietà comunale, a fine 2015 gli uffici tecnici del comune hanno quindi riassunto tutto in una tabella. Sei zone territoriali, Perugia sud e nord, Tiberina sud e nord, Pievaiola e centro storico per quasi duecento associazioni. La tabella riassume, là dove i dati ci sono, il canone d’affitto, i metri quadrati a disposizione, gli uffici che l’hanno concesso e la data di inizio e di fine cessione. Anche questa, quando prevista.

Concessioni In alcuni casi, circa 40, la durata contrattuale non è riportata. Una postilla, ai lati, stabilisce che la situazione è ‘da formalizzare’. In ben 31 casi, invece, c’è una data d’inizio della concessione ma manca quella di fine. Sedi assegnate a tempo indeterminato se ne contano 13 nel solo centro storico, qualcuna delle quali iniziata nel lontano 1994. Le più recenti, invece, sono state riassegnate nel 2014 con scadenza decennale.

Affitti E poi ci sono i canoni d’affitto, laddove richiesti e, soprattutto, laddove riportati. Alcune pagano duecento euro l’anno, altre di più ma in qualche circostanza il Comune contribuisce, pagando addirittura le utenze. E gli spazi? Si va dai 20 o 30 metri quadrati fino a quasi 160 per un’associazione che paga appena 4 mila euro l’anno. Ma c’è anche un parco di 2192 metri quadrati, in pieno centro storico, concesso con apposita convenzione per duecento euro annui. Ma anche fuori dal centro parchi a aree verdi vengono concesse alle stesse condizioni, le metrature degli immobili si allargano ma le cifre corrisposte risultano sempre quelle. E, qua e là, spuntano anche sedi in cui le associazioni fanno attività remunerative come punti di ristoro o corsi di formazione.

Regolamento Senza, ovviamente, dimenticare l’importanza sociale e il lavoro svolto dalle associazioni sul territorio, quello che, però, salta agli occhi è che in qualche caso sono state fatte assegnazioni plurime a medesimi soggetti quando non da diversi servizi comunali. Un vero e proprio groviglio, dunque, su cui anche il comune ha iniziato a lavorare negli ultimi mesi, soprattutto mettendo mano al Regolamento che, già nella sua prima formulazione, vent’anni fa, prevedeva una verifica da parte dell’amministrazione sull’attività svolta, cosa non sempre avvenuta.

 

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