Associazionismo: «Gestione opaca»

Perugia, la denuncia della consigliera del M5S Cristina Rosetti: che parla di favoritismi e di 41 associazioni a cui è stata negata una sede

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Rischia di diventare un vero e proprio caso politico il trattamento riservato ad alcune associazioni, non solo quelle che usufruiscono degli spazi messi a disposizione dal Comune nello stabile di via della Viola 1, presso la Casa dell’associazionismo.

Affitti troppo agevolati A scagliarsi contro una gestione poco trasparente che vede alcune associazioni sul territorio usufruire di una sede pagando al Comune la cifra irrisoria di appena 200 euro l’anno per l’affitto era stata la consigliera comunale in quota 5 stelle Cristina Rosetti. Tra le associazioni che usufruiscono di questi benefici ci sarebbero Legambiente Umbria, Libera, Uisp, Agenzia della Pace e l’Arci che ha a disposizione uffici su 3 piani, una terrazza, un’area verde e l’ex aula magna per un totale di oltre mille metri quadrati.

Comune fa credito Attivando la commissione controllo e garanzia già oltre un anno fa, per controllare la regolarità e la legittimità degli atti di assegnazione dell’immobile a sede delle otto associazioni presenti, la Rosetti ha sollevato la presenza di numerose irregolarità negli atti amministrativi e una regolamentazione mai applicata preferendo sistemare una situazione sui generis con delibere di Giunta che hanno previsto convenzioni con scandenze ultratrentennali. Nei giorni scorsi, era tra l’altro emerso che il Comune fa credito alle associazioni di via della Viola anticipando il pagamento delle utenze dal momento che non è mai stata fatta la voltura: più di 39 mila euro che il Comune ha anticipato e che ancora deve incassare come rimborso. Non solo la casa dell’associazionismo, però, presenta irregolarità. Da un accesso agli atti sono venute fuori morosità nel pagamento di canoni e utenze per più di un terzo delle associazioni assegnatarie di immobili comunali che assommano a circa 75 mila euro.

Morosità «Per le morosità più consistenti – afferma la consigliera – le diffide del Comune di Perugia sono partite solamente a seguito del nostro accesso atti (risalente al 13 gennaio 2016), il 15 o 16 febbraio 2016, a ridosso del riscontro dell’accesso atti». Le morosità sui canoni di comodato, si sono accumulate piano piano, in anni di mancati pagamenti: otto per un’associazione di via Podiani 11 che usufruisce di uno spazio di 190 metri quadrati e versa circa 1.378 euro l’anno; tre soli anni di morosità nei pagamenti per un’associazione di volontariato in via Vico che paga 3.100 euro l’anno per uno spazio di 140 metri quadrati. Ma non finisce qui, «le associazioni maggiormente morose – prosegue il ragionamento meticoloso della Rosetti – risultano quelle con i bilanci più floridi e con altrettanto floridi conti correnti. Si va da un totale ricavi di 541 mila euro e conti correnti per oltre 17 mila euro, a ricavi per oltre 35 mila euro e disponibilità liquide per oltre 21 mila euro». Dati, questi, riferiti al 2013, non avendo il Comune aggiornato al 2014, né tanto meno al 2015, la situazione. «E pensare che tra i morosi figura un’associazione che ha goduto in questi ultimi 15 anni di contributi per servizi resi, a vario titolo, all’amministrazione, per oltre 3 milioni e duecento mila euro».

Regolamento Le assegnazioni, dunque, sono avvenute tutte in violazione del Regolamento comunale del 1996. Un regolamento che per la Rosetti era molto preciso ed equo, garantendo tutte le associazioni, e dando le stesse opportunità a tutti in termini di accesso e trasparenza. «In tutti questi anni, nonostante le assegnazioni delle sedi siano state fatte, in taluni casi, addirittura alla fine degli anni ’80, l’amministrazione non ha mai effettuato alcun controllo sulla permanenza dei requisiti, comprese le ‘sub-locazioni’, ovviamente vietate dal Regolamento, e la disponibilità in capo alle associazioni di altre sedi idonee allo svolgimento dell’attività». Così come non sono state mai acquisite le relazioni sull’attività svolta, salvo rare eccezioni, così come previsto dallo stesso Regolamento che prevede che ogni anno, a marzo, le associazioni presentino la documentazione richiesta e, nel mese successivo, la commissione tecnica dovrebbe riunirsi per verificare la permanenza dei requisiti dell’assegnazione, in base alla documentazione prodotta.

Associazioni tagliate fuori «Ciò non è mai avvenuto con la precedente amministrazione, né con la Giunta Romizi». Solo negli ultimi tre anni, sono state quarantuno circa le associazioni che hanno fatto richiesta di una sede e alle quali non è stato dato riscontro o è stato dato riscontro negativo. «Ci chiediamo il perché di una politica che ha voluto accogliere alcune associazioni ed escluderne altre, visto che il Regolamento prevede che non possa essere assegnato più di uno spazio ad associazione – altra norma che risulta, peraltro, essere stata violata – finché non risultino soddisfatte tutte le richieste. E ci chiediamo il perché dell’assenza totale, persistente di una politica per l’associazionismo, tutto, e con l’associazionismo, tutto».

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