Alcantara, doccia gelata: fuori in 25

L’azienda fa marcia indietro sul rinnovo dei contratti in scadenza. Femca e Uiltec: «Inaccettabile, valutare alternative». Filctem: «Accordo sul bacino di prelazione»

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di F.L.

La mattinata di lunedì si era conclusa positivamente, con l’ad Andrea Boragno che, andando incontro alle richieste delle rsu, aveva comunicato il fermo di tutti gli impianti a causa dell’emergenza coronavirus. Poi nel pomeriggio la doccia fredda, anzi gelata: Alcantara – azienda di Nera Montoro (Narni) – non trasformerà a tempo indeterminato, come promesso il 12 marzo, 25 dei 57 contratti in scadenza a fine mese. 

Lavoratori in fabbrica da 4 anni

Ad annunciarlo sono le segreterie regionali di Femca Cisl e Uiltec Uil, che definiscono «inaccettabile e inopportuno questo comportamento. Che la situazione fosse pesante in Alcantara – scrivono in una nota – lo avevamo intuito qualche tempo fa. I problemi legati al mercato dell’auto avevano già da qualche mese fatto rimodulare i programmi produttivi. A queste difficoltà se ne sono poi aggiunte altre di natura interna». I due sindacati sottolineano che a distanza di 10 giorni dall’annuncio del rinnovo dei contratti, «a valle di una richiesta sindacale di fermare temporaneamente la produzione per la problematica del coronavirus, l’azienda prima ha accettato di fermare la produzione e dopo due ore ha presentato il conto». Per Femca e Uiltec «suonano beffarde le rassicurazioni verbali dell’azienda che si impegna, appena ci saranno le condizioni, a richiamare questi lavoratori, molti dei quali erano in fabbrica da oltre quattro anni».

Relazioni compromesse 

«Le relazioni sindacali, è bene che si sappia – sottolineano ancora le organizzazioni -, subiranno un’inevitabile battuta d’arresto che sarà sanata con difficoltà. Il rapporto virtuoso avviato sindacalmente da anni con Alcantara, che ha portato, è bene ricordarlo, alla realizzazione di importanti risultati ma anche a notevoli profitti e relativi grandi investimenti, a causa di questo comportamento, si dovrà ora interrompere per cause a noi non attribuibili. Intanto alla ripresa produttiva oltre al blocco degli straordinari ci sarà subito la necessità di fare una verifica dell’organizzazione aziendale reparto per reparto per capire l’esatto dimensionamento degli stessi. Mai ci saremmo aspettati questo tipo di comportamento. L’auspicio quindi – concludono le segreterie di Femca e Uiltec – è che Alcantara torni a valutare la situazione e a proporci quanto prima alternative valide rispetto alla dissennata decisone formulata».

La Filctem Cgil: «Noi primi a parlare di covid»

Come già avvenuto in precedenza interviene invece da sola – «per fare chiarezza su alcuni aspetti inerenti gli ultimi eventi accorsi in Alcantara» – la Filctem Cgil di Terni. «Nell’incontro del 12 marzo, presso la Confindustria di Terni – scrive la segreteria provinciale -, dove l’azienda era a comunicare che su 57 contratti in scadenza ne avrebbe trasformati 25 a tempo indeterminato, la nostra organizzazione sindacale era la sola già sensibile riguardo all’emergenza crescente da Covid-19; in quella sede proponevano già di affrontare l’emergenza prima che gli eventi ci travolgessero chiedendo una rimodulazione degli assetti produttivi e il ricorso ad ammortizzatori sociali che avrebbero permesso la salvaguardia di tutti e dei 57 contratti a termine. Nell’incontro con la rsu di lunedì sono stati rimessi tutti in discussione. Eravamo e siamo tutt’ora convinti che si possano gestire le situazioni, prima che diventino drammatiche, il 12 marzo al tavolo abbiamo sostenuto, e lo faremo sempre, che nessuno deve essere lasciato indietro, quindi si pongano le basi per un accordo sul bacino di prelazione dei lavoratori momentaneamente sospesi dall’attività lavorativa,visto che tutti gli altri saranno in cassa integrazione. Ci rammarica che al sommarsi dell’emergenza sanitaria ci sia anche quella sociale – conclude il sindacato -, ma allora quandole soluzioni erano perseguibili ci siamo ritrovati da soli. Come Filctem-Cgil continueremo sempre nella tutela della salute e dei diritti dei lavoratori perché non c’è alcun valore più alto di questo».

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