Ambiente Terni-Narni: «Il non far niente diventa decisione»

Il Comitato No Inceneritori interviene dopo l’istituzione della commissione d’inchiesta: «Una strategia per perdere tempo»

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del Comitato No Inceneritori

Fabio Neri

Il voto regionale per l’istituzione di una commissione d’inchiesta, che avrà come oggetto la ‘verifica delle condizioni di inquinamento dell’area ternana e del narnese’, è un chiaro esempio di come il non far niente possa anche diventare una decisione.Trenta mesi: questo è il tempo che la Regione si è data per verificare quanto di dominio pubblico e documentato da anni.Trenta mesi in cui potranno continuare a non fare niente.

Forse qualcuno all’interno di palazzo Cesaroni avrebbe dovuto sapere che le diagnosi sullo stato di salute della conca ternana sono ormai ben note da anni e che di studi scientifici, richiamati da quelli stessi enti rimasti troppo a lungo silenti e che per primi dovrebbero essere chiamati in causa sul tema, ce ne sono già a sufficienza.

Proprio in questi giorni la stessa Regione ha convocato il Comune di Terni, oltre agli enti succitati, per la valutazione finale dei risultati del monitoraggio della contaminazione nell’area della conca ternana della filiera agro-alimentare, eseguita tra il 2015 e il 2019. Sappiamo tutti a quali riscontri portarono le analisi eseguite la prima volta, quelli dell’uova e del latte alla diossina tanto per intenderci, e come il pericolo per la salute pubblica venne nascosto dalle istituzioni.
Intanto, la propaganda del non agire, costringerà ancora una volta i cittadini ternani ad aspettare almeno tre anni; per poi sentirsi dire che, senza ombra di dubbio, in conca ci sono dei problemi dovuti all’inquinamento. E chissà quanto altro tempo ancora ci vorrà per capire, di chi sono le responsabilità, o come l’inquinamento sia direttamente collegato all’aumento dell’incidenza dei tumori nella nostra città.

Aria, acqua e suoli non possono continuare ad essere sacrificati in nome dell’ennesima politica del rinvio delle decisioni, ma soprattutto, non si può procrastinare al futuro la bonifica e il ripristino di condizioni idone degli stessi per la salute di un intero territorio dell’Umbria. Ancor più grave se, una tale scelta, dovesse far cadere nel dimenticatoio le incombenze dell’immediato: cosa ha intenzione di decidere la Regione rispetto alle richieste avanzate da Acea? Anche questa sarebbe un’iniziativa a costo zero, ma con un netto guadagno in termini di salute e di dignità politica; vista la subalternità dimostrata fino ad oggi e lo strapotere di cui ha goduto la stessa multi-utility.

Noi nel frattempo come abbiamo sempre fatto continueremo a proporre soluzioni, dato che la scienza, che per troppi anni ha lasciato il campo all’estemporaneità di esperti in letteratura grigia, tempo fa ci ha indicato i ‘Sentieri’ da percorrere. L’ecodistretto è la soluzione: dare vita e finanziare ad un piano completo di caratterizzazione delle matrici aria, acqua, suoli. Un Piano di prevenzione primaria che metta le industrie inquinanti di fronte ad una programmazione finalizzata alla riduzione delle emissioni. Moratoria su nuove autorizzazioni. Politiche attive di trasformazione della città in direzione di una mobilità che riduca le emissioni oggi rilevanti.

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