La procura della Repubblica di Roma, nella persona del sostituto procuratore Pierluigi Cipolla, ha presentato ricorso in Corte d’appello contro la sentenza con cui lo scorso novembre il Tribunale di Roma – giudice Maria Gaspari – ha assolto il 26enne amerino Francesco Gnucci dall’accusa di omicidio preterintenzionale per la morte della fidanzata Maria Chiara Previtali, avvenuta nella prima mattina del 10 ottobre del 2020 ad Amelia. Gnucci, difeso dall’avvocato Francesca Carcascio, era stato assolto perché ‘il fatto non costituisce reato’, a fronte di una richiesta di condanna a sei anni ed otto mesi di reclusione.
Amelia: morte Maria Chiara Previtali. Assolto l’ex fidanzato Francesco Gnucci
Il 9 ottobre del 2020 i due ragazzi avevano raggiunto Roma dove avevano acquistato eroina, inettandosela – era la prima volta per la 18enne, che compiva gli anni proprio quel giorno – nel parchetto di Tor Bella Monaca. Tornati ad Amelia, avevano festeggiato il compleanno di Maria Chiara insieme ad alcuni amici, assumendo anche cocaina e alcolici. La notte seguente, la 18enne si era sentita male nell’abitazione di via Rimembranze dove era stata poi trovata senza vita il mattino seguente. Da qui le indagini della procura, dei carabinieri di Terni e il processo che a novembre ha visto emessa la sentenza di primo grado. Ad assistere i familiari di Maria Chiara Previtali, parti civili, c’è l’avvocato Manlio Morcella.
Secondo l’accusa, le conseguenze dell’assunzione di eroina – per Gnucci non era la prima volta mentre per la giovane fidanzata sì – erano, dall’indagato, ampiamente prevedibili. Anche gli operatori sanitari di un’associazione presenti nel parco di Tor Bella Monaca li avevano invitati ad ‘andarci piano’, visto che quella mattina stessa si erano verificate alcune overdose. Ma è anche e soprattutto l’insieme delle condotte susseguenti, come l’acquisto e l’assunzione insieme di cocaina e alcolici, in un quadro già gravato da farmaci antidepressivi – tutti elementi noti all’indagato – a far ritenere agli inquirenti che quanto poi tragicamente accaduto, si sarebbe potuto prevedere, intervenendo di conseguenza anche alla luce dello stato della ragazza una volta giunta a casa e nelle ore seguenti.
Di contro il tribunale di Roma, nella sentenza assolutoria ha sottolineato come «al momento in cui la condotta (l’assunzione di eroina, ndR) è stata posta in essere e tenendo conto delle circostanze […], in quel momento – scrive il giudice – non era in alcun modo prevedibile l’evento morte, sopravvenuto a distanza di molte ore dalla condotta suddetta e causato dall’assunzione di ulteriori sostanze tossiche che Maria Chiara ha assunto autonomamente nel corso della restante giornata e che ha dato luogo ad un’intossicazione acuta, assunzione ovviamente non imputabile all’imputato e che infatti non è a lui contestata. […] Nella medesima condotta – prosegue il tribunale – non è ravvisabile il delitto di omicidio preterintenzionale in quanto l’evento morte, di cui l’eroina è stata concausa, non era affatto prevedibile in concreto». Tutti elementi che saranno al centro del processo d’appello, la cui data deve essere ancora fissata.