Area crisi Terni-Narni: politica, batti un colpo

Le amministrative hanno diffuso nell’aria alcuni rintocchi. Tutti farebbero bene a cercare di capire per chi suona la campana – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Non appena ci si deciderà a fare sul serio, ci sarebbe da discutere dei problemi veri del Ternano e più in generale dell’Umbria del Sud, prima di tutto di quello del lavoro.

Ancor prima sarà però necessario che la politica ternana superi la fase deleteria e paralizzante delle urla, delle denunce in Procura, della denigrazione costante dell’avversario, degli attacchi personali arroganti e saccenti portati da qualche bamboccione parvenu della politica.

Una pratica ferale, un tentativo di imbarbarimento della vita pubblica cittadina, una corsa allo sfascio che hanno per effetto la paralisi e l’inevitabile decadimento di tutta una comunità.

Proprio mentre ci sarebbe bisogno di un governo cittadino efficiente, rapido, concreto, unito, scevro da manovre, invidie, ripicche al suo interno, che si lasci scivolare addosso con perfetta noncuranza certe manifestazioni da trivio.

I sindacati, per esempio, lanciano l’allarme: sarà ora di fare qualcosa di “vero” per utilizzare le opportunità offerte dall’area di crisi complessa? I mesi passano e quello che è uno strumento legato all’eccezionalità per forza di cose non dura in eterno.

Il momento di svolta è questo. A Terni, in Umbria, è ormai una tradizione: c’è sempre stata una mobilitazione generale, compatta, concorde quando capitavano opportunità da usare per lo sviluppo del territorio. E’ adesso che Regione, Comuni, associazioni di piccole, medie e grandi imprese, rappresentanti dei lavoratori e via dicendo, debbono spingere sull’acceleratore. Con programmi, proposte. Invece, ad oggi, non risultano riunioni allargate, chiamate a raccolta per confronti e rappresentazione di esigenze.

Il rischio è che uno strumento di sviluppo alla fine diventi solo strumento per provare a mettere le pezze alle situazioni più urgenti. Ad aggrapparsi sul piano economico e del lavoro a quel che già c’è. Lo sviluppo è, ovviamente, un’altra cosa. Poi chi urla, che urli pure: il raglio dell’asino non è mai salito in cielo. Chi fa dell’arroganza, della saccenza o della propria supposta “verginità” l’unica proposta, continui.

Perché sarà pure un’illusione, ma le amministrative hanno diffuso nell’aria alcuni rintocchi. Tutti farebbero bene a non sottovalutarli e a cercare di capire per chi suona la campana.

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