La sentenza di secondo grado risale al giugno scorso, ora la Corte di appello di Perugia ha reso note le motivazioni che hanno portato all’assoluzione dell’ex direttore generale dell’Asm di Terni, Moreno Onori, dall’accusa di maltrattamenti, oltre che alla prescrizione per le ipotesi di abuso dei mezzi di disciplina e lesioni nell’ambito del processo per il presunto mobbing nei confronti del dirigente del servizio ambiente della municipalizzata, Leonardo Carloni.
Diverso giudizio
In primo grado il tribunale aveva ritenuto sussistere il reato di maltrattamenti a carico dell’ex dg – difeso dal professor Paolo Dell’Anno – affermando che questo può essere commesso anche ai danni di persone non appartenenti alla famiglia, purché sussista un rapporto di para-familiarità (nel caso specifico motivi politici consistenti nell’appartenenza al Partito democratico), ma per la Corte «pur ove si ponga per vero l’assunto – in realtà assai poco credibile, stante la vastità della platea dei dipendenti (di Asm, ndr) – della comune simpatia e appartenenza politica dei dipendenti tutti, non è ravvisabile in tale elemento il dato utile a integrare un rapporto para-familiare».
Il commento
«Le concrete condotte ascritte a Onori come configuranti l’ipotizzato delitto di maltrattamenti – scrivono ancora i giudici – consistono essenzialmente in atti di svalorizzazione del suo lavoro e di indifferenza alle opinioni di Carloni, come tali non costituenti reati». Quanto all’uso di epiteti ingiuriosi da parte dell’ex dg, per la Corte questa condotta integra il reato di abuso dei mezzi di disciplina. Per il professor Dell’Anno «la Corte ha dimostrato che le accuse della procura erano infondate e strumentali. Il principale accusatore esce pertanto sconfessato». Il fascicolo per mobbing era uno dei filoni del processo che ha coinvolto anche gli ex membri del cda dell’Asm per i presunti danni ambientali, reati per i quali in secondo grado è stata confermata la prescrizione.
La replica
Patrizia Bececco, legale di parte civile per Leonardo Carloni, afferma che «diversamente da quanto affermato dal difensore di Onori, non c’è stata alcuna ‘sconfessione’ di Carloni, quanto piuttosto una diversa qualificazione delle condotte di Onori per cui la Corte ha ritenuto abbia commesso reati a danno di lui. Presenteremo ricorso per Cassazione – prosegue il legale – ritenendo che il tribunale di Terni nel giudizio di primo grado, con l’escussione dei testi e delle prove documentali imponenti, si sia espresso correttamente con la condanna dell’ex direttore».