Appello processo Asm, raffica di prescrizioni

Terni: la decisione riguarda i reati ambientali ma anche l’ipotesi di ‘mobbing’ – riqualificata dai giudici dell’appello – a carico dell’ex dg

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Conferma della prescrizione per le ipotesi di reato relative ai danni subìti dall’ambiente a Terni, assoluzione dall’accusa di ‘maltrattamenti’ per l’ex direttore generale di Asm Moreno Onori e intervenuta prescrizione (sin dal giudizio di primo grado) sempre per quest’ultimo, per le ipotesi di ‘abuso dei mezzi di disciplina’ e ‘lesioni’ che, per la corte d’appello di Perugia, rappresentano la qualificazione del ‘mobbing’ che l’ex dg avrebbe messo in atto nei confronti del dirigente del servizio ambientale Asm, Leonardo Carloni.

Causa civile in itinere Questo l’esito dell’udienza di appello del processo Asm che si è tenuta venerdì mattina. In primo grado – era il gennaio del 2016 – Onori era stato condannato ad un anno, pena sospesa. In itinere la causa civile intentata dall’avvocatura dello Stato nei confronti di alcuni singoli, già coinvolti nell’indagine Asm, per i fatti legati alle potesi di reato ambientali, prescritte.

Il commento Secondo l’avvocato Patrizia Bececco, che rappresenta la parte civile-Carloni, «la sentenza d’appello, pur meritando rispetto, suscita amarezza in quanto non coglie gli aspetti reali della vicenda, ben emersi e ben valutati da tribunale di Terni nel corso di un processo lungo e decisamente complesso. Si tratta di una lettura ‘tecnica’ che sposa un indirizzo più restrittivo in materia di mobbing sul lavoro. Dopo aver letto le motivazioni – prosegue il legale – ricorreremo per cassazione. Allo stesso modo abbiamo avviato l’azione civile per quei fatti che non sono oggetto dell’imputazione ma che, oltre a portare all’allontanamento dell’ex dg Onori dall’azienda per le condotte nei confronti del Carloni, avevano visto la cassazione confermare quanto deciso sul punto dal tribunale del riesame».

«Soddisfatti» Così il professor Paolo Dell’Anno, difensore di Onori: «’Il fatto non sussiste’: questa la motivazione sottostante l’assoluzione del mio assistito dall’accusa di maltrattamenti. Quindi non perché il ‘fatto non costituisce reato’, ma semplicemente perché i maltrattamenti, così come le ingiurie, non sono stati posti in essere. Contestualmente il tribunale ha accolto la mia richiesta di qualificare l’ipotesi di mobbing come ‘abuso dei mezzi di disciplina’, sancendo una prescrizione che è addirittura precedente alla sentenza di primo grado».

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