Assoluzioni in Ast: «Dov’era la ‘cupola’?»

Misp – ‘Do ut des’: dopo le ulteriori assoluzioni, l’avvocato Morcella va all’attacco e si interroga su inchiesta e azienda

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L’indagine, denominata ‘Do ut des’, era emersa nel marzo del 2015 con un certo clamore. Ora, dopo le archiviazioni e le assoluzioni – quelle dell’ex direttore del settore commerciale di Tk-Ast, Corrado Vicentini, e dell’ex direttore del personale dell’azienda Arturo Ferrucci – già decise in abbreviato dal gup Simona Tordelli ma appellate dalla procura, arrivano altre tre assoluzioni «perchè il fatto non sussiste» in merito alla vicenda Misp, indagine incentrata su presunte azioni estorsive nei confronti del titolare dell’azienda, Cristian Spina, per effettuare proprio lavoro di manutentore delle centrali termiche in Ast.

Assolti

Le tre assoluzioni decise mercoledì mattina dal gup Federico Bona Galvagno, come chiesto dal pm Camilla Coraggio, sono quelle di Alessandro Illuminati (gestore delle opere edili di Ast) con un capo di imputazione prescritto, Fabio Paciotti (funzionario preposto al controllo della contabilità) ed Eros Ceccarelli (dipendente dell’azienda di viale Brin). Fra i legali difensori figurano gli avvocati Manlio Morcella e Roberto Galeazzi.

Cosa rimane

Sono ancora due le posizioni – al netto delle sentenze di assoluzione appellate dal pm – su cui ancora pende il giudizio del tribunale di Terni: si tratta di un ex addetto all’ufficio approvvigionamento e di un ex responsabile di divisione di Ast. In questo caso la prossima udienza di fronte al giudice monocratico – Cristian Spina (Misp) è parte civile attraverso l’avvocato Carlo Viola – è già fissata per il prossimo febbraio.

«Rileggere il passato»

Interessante la riflessione dell’avvocato Morcella a seguito delle ulteriori assoluzioni di mercoledì: «È una sentenza, quest’ultima, che si integra con altre precedenti e dello stesso tenore assolutorio. Si sta irreversibilmente consolidando la tesi  – afferma Manlio Morcella – in base alla quale il denunciante Spina ha portato avanti un disegno di natura che noi riteniamo essere strumentale, mirato a tutelare la prosecuzione dell’attività della sua azienda. In un’ottica di maggiore respiro, mi pare che sia giunto il momento di rivisitare in termini obiettivamente critici l’inchiesta ‘Do ut des’, molto enfatizzata in senso mediatico, comunque supportata da un denunciante ritenuto da più pronunce inattendibile. Allora è da chiedersi: esisteva o non esisteva questa tanto propagandata ‘cupola del malaffare’ all’interno di Ast e tra alcuni dei suoi fornitori? In chiave socio economica, ed anche ma non solo nelle sedi giudiziarie, noi siamo sempre stati dell’idea che ci può essere stata e può seguitare ad esserci, come in ogni dove, qualche ‘mela marcia’. Ma da qui a dire che tutte le ‘mele’ che frequentavano e frequentano Ast – intendendo, con tutto il rispetto, il mondo imprenditoriale – siano ‘marce’, ve ne corre. È giunto piuttosto il momento – conclude il legale – di considerare il posizionamento di Ast nell’economia territoriale, non solo rispetto all’impatto ambientale, certamente più rilevante dell’inchiesta ‘Do ut des’, ma pure sull’auspicabile o non auspicabile mutamento della compagine azionaria. Ast, economicamente, è Terni e secondo me deve essere ‘amica’ di Terni e supporter dell’economia ternana».

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