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Home » Ast: «Cambiare passo o sarà nuovo scontro»

Ast: «Cambiare passo o sarà nuovo scontro»

di Marco Torricelli
30 Novembre 2015
in Ast, Economia, Imprese, In evidenza, Lavoro
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Stefano Garzuglia

Stefano Garzuglia

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di Marco Torricelli

La premessa è quasi inutile, conoscendolo: «Non voglio fare polemica con nessuno. Chi sta dentro la Rsu di ThyssenKrupp Ast sa bene quanto sia stato difficile, faticoso e spesso frustrante questo 2015, per tutti noi. Ma sapevamo che sarebbe stato duro gestire l’accordo e, proprio per questo era stato deciso di avviare un percorso condiviso da tutte le organizzazioni sindacali. Diciamo che c’era un accordo, tra di noi, che prevedeva di ‘stringere i denti’ per quest’anno, di verificare i risultati e poi chiedere all’azienda, tutti insieme, di mostrare con i fatti che voleva davvero fare la sua parte e non intendeva solo sfruttare la situazione».

Clima pesante Stefano Garzuglia, coordinatore della componente Fiom Cgil all’interno della Rsu di ThyssenKrupp Ast, ha «letto con attenzione l’intervista che hai fatto a Marco Bruni e anche l’articolo dedicato allo ‘sfogo’ del mio collega delegato Fiom, ma non mi permetto di commentare quello che è stato detto. Quello che mi preme dire, invece, è altro». A cominciare dal fatto che «è innegabile che esistano dei problemi, seri, all’interno del sito ternano. Difficoltà che sono andate crescendo nel corso dell’anno, a causa di una gestione della fabbrica, peraltro sempre denunciata dalla Rsu, che ha puntato alla costante riduzione dei costi, al mancato approvvigionamento di pezzi di ricambio e di materiale di consumo indispensabile, al ricorso ossessivo agli straordinari ed all’istaurazione di un autentico clima di terrore, nei reparti e negli uffici».

Le scorte Tanto che, dice: «La fermata dell’Acciaieria per mancanza di Argon poteva essere evitata, visto che da almeno un paio di settimane era stato evidenziato che le scorte stavano finendo. Come da tempo si registra la cronica carenza di gasolio per far marciare i locomotori dei treni che movimentano il materiale. O come, sempre da tempo, si registrano fermate degli impianti per la mancanza di componenti indispensabili, ma che non vengono acquistati fino a quando, appunto, le macchine non sono costrette allo stop».

Il bilancio E tutto questo, secondo Stefano Garzuglia, ha una motivazione semplice: «Si è puntato tutto sui conti, sul riequilibrio del bilancio, sulla ricerca spasmodica del risparmio. Perché bisognava dimostrare di essere capaci di farli quadrare, i conti. E noi, la Rsu tutta, avevamo detto ‘va bene, resistiamo. Apettiamo di sentire quello che ci diranno quando presenteranno il bilancio e poi chiederemo che venga riconosciuto il sacrificio fatto di lavoratori e si cambi passo, si torni a lavorare per crescere sul serio’. Perché noi siamo gente che rispetta gli impegni presi, ma chiede che lo facciano anche gli altri».

Gli impegni Solo che «mentre i lavoratori venivano sempre più schiacciati nell’applicazione di un accordo che hanno pagato caro (in busta-paga mancano tra i 150 e i 200 euro al mese, rispetto al 2014; ndr), abbiamo assistito all’arrivo di consulenti sempre ben pagati; abbiamo visto sparire figure professionali importanti senza che fossero sotituite; abbiamo ascoltato proclami roboanti; ci siamo sentiti fare richieste irricevibili, come quella di aumentare la turnistica al Tubificio senza un corrispondente aumento degli organici; siamo stati costretti a far intervenire l’Usl e la Direzione territoriale del lavoro per costringere l’azienda a fare cose che erano, semplicemente, dovute».

La verifica L’obiettivo era, dice Garzuglia, uno solo: «Non concedere alibi a Lucia Morselli, non darle la possibilità di dire che, se non fosse riuscita a farsi dire ‘brava’, la colpa era solo la nostra. Il 10 dicembre, nell’incontro programmato con noi della Rsu e le segreterie territoriali, ci dovrà dire come stanno davvero le cose. Ci dovrà mostrare i conti, ma soprattutto ci dovrà dimostrare che, per il 2016, quest’azienda ha intenzione di cambiare passo e puntare, sul serio, ad una nuova crescita. Perché un altro 2015 la gente non lo sopporterebbe. I lavoratori sono esausti e se non ci saranno segnali positivi, potrebbe essere di nuovo scontro».

Gli investimenti A Lucia Morselli, insomma, «chiederemo di mettere ‘nero su bianco’ che quelle fatte non sono promesse al vento: la nuova linea (dice che a Torino, dopo il dissequestro, abbiano ‘riattaccato’ la corrente e, quindi, quel che resta della ‘linea 6’ potrebbe essere finalmente smontata, visto che sta anora lì; ndr); gli investimenti per rendere gli impianti davvero funzionali; il reintegro degli organici ridotti a livelli insostenibili».

Il confronto Ma allora le ‘voci di dentro’ che umbriaOn ha raccolto, non sono prive di fondamento: «No – dice il coordinatore della componente Fiom Cgil di ThyssenKrupp Ast – non lo sono affatto, come ti ho detto, ma quello che non posso accettare e che con certe sortite estemporanee si corra il rischio di ‘buttare il bambino con l’acqua sporca’. Io, ripeto, mi sono attenuto e mi attengo a quello che era il percorso che avevamo deciso, tutti, di condividere: aspettare la comunicazione dei risultati e degli impegni per il futuro, organizzare delle assemblee con i lavoratori per condividerli e decidere, insieme, che risposte dare».

I dubbi Niente ‘fughe in avanti’, insomma: «Soprattutto se, poi, non ci si prende la briga di proporre soluzioni alternative – dice Stefano Garzuglia – che peraltro al momento non saremmo in grado, nessuno di noi di proporre. E che, poi, non potrebbero scaturire che da un dibattito, anche duro, ma sempre corretto, all’interno della Rsu». E magari con le segreterie territoriali e quelle nazionali: «Io parlo come coordinatore della Fiom Cgil nella Rsu – conclude Garzuglia – e il mio compito, vorrei solo che lo facessero anche gli altri, è quello di confrontarmi con i lavoratori e con i rappresentanti degli altri sindacati. Per le segreterie non posso parlare, ma non posso credere che il loro obiettivo sia diverso dal nostro».

 

 

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