Terni, shock Ast: «Spengono un forno»

Marco Bruni (Fismic): «Sono preoccupato, perché tutti i segnali indicano quella direzione. Rischiamo di restare in 2.000»

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di Marco Torricelli

Quando ha ‘messaggiato’ su WhatsApp, sapeva bene quello che faceva. E siccome è reduce da un infortunio ad una mano, invece di scriverlo, quello che voleva dire lo ha messo in un ‘messaggio vocale’. E quando lo ha mandato agli iscritti al suo sindacato – la Fismic – ha rischiato di provocare più di una crisi di panico. E di nervi.

Marco Bruni

Marco Bruni

La denuncia Ma non fa marcia indietro. Anzi, Marco Bruni, coordinatore Rsu di ThyssenKrupp Ast, quando parla con me precisa pure meglio. Quello che il delegato di fabbrica dice, infatti, è imporante quanto grave: «Il trend è chiaro e non lo comprende solo chi non vuol vedere». Insomma: «Il forno 4 (uno dei due attualmente in funzione; ndr) secondo me è a rischio spegnimento – dice Bruni – e le frasi dette da Hiesinger nella giornata di giovedì, oltre ai dati contenuti nell’Annuual report, non fanno che rafforzare le mie convinzioni».

IL RAPPORTO ANNUALE DI TYHYSSENKRUPP

L'Ast

L’Ast

I rischi Secondo il sindacalista, praticamente, starebbe succedendo questo: «In un anno e mezzo siamo passati da 120 mila tonnellate di acciaio fuso al mese, alle attuali 80/85 mila. Due forni in funzione, con questi numeri, sono troppi». Ma uno solo sarebbe insufficiente per mantenere questo trend: «Sì – dice Bruni – se l’azienda avesse li avesse utilizzati al massimo, ma così non è stato. Un solo forno, fatto lavorare al massimo delle sue potenzialità, sarebbe sufficiente a garantire la produzione attuale e, quindi, non è difficile ipotizzare che la soluzione sarà questa».

Le conseguenze Una soluzione che porterebbe Ast a produrre «circa 850 mila tonnellate all’anno di acciaio, sufficienti ad alimentare gli impianti ‘a freddo’ esistenti». E la ‘linea 6’ che Ast – anche venerdì, nel corso di un doppio vertice con i sindacati – ha promesso di iniziare a montare e di rendere operativa al massimo nel 2017? «Se si verificherà l’ipotesi dello spegnimento del forno – dice Bruni – non capisco a cosa servirebbe». Sempre che il disegno di medio-lungo periodo di ThyssenKrupp Ast non preveda la rilavorazione di acciaio prodotto da altri. Che potrebbero essere ‘altri’ solo per ora.

La Tk-Ast

La Tk-Ast

Altre voci Le paure di Bruni vengono, indirettamente, confermate dal segretario di un’altra organizzazione sindacale che preferisce «non commentare quello che è un suo punto di vista», ma ricorda che «gli analisti prevedono una contrazione considerevole delle produzioni di acciaio nel 2016 ed il rischio di un’utentica invasione proveniente dalla Cina e più in generale dai Paesi orientali». Mentre un altro delegato Rsu smussa gli angoli: «Non credo che il forno sarà spento – dice – ma sicuramente ci sarà una contrazione della ‘linea’ composta da Forno 4, Bramme 7 e Aod3. Attualmente lavorano su 15 turni settimanali, che potrebbero essere ridotti a dieci».

La spiegazione Ma Marco Bruni sembra avere le idee chiare, anche su quello che lo aspetta: «Io so bene che all’azienda non farà piacere che si parli di questo e temo che questo possa infastidire anche qualche mio collega – dice – ma bisognerà pure che qualcuno abbia il coraggio di parlare e fare in modo che, almeno, si apra un dibattito, con l’azienda, con la città e con la regione tutta. Perché il rischio è quello di un’ulteriore perdita, massiccia e dolorosa, di posti di lavoro».

Uno sciopero alla Tk-Ast

Uno sciopero alla Tk-Ast

Quota duemila Già, perché torna immediatamente in mente quanto era trapelato, ma mai ufficialmente dichiarato, durante la visita fatta dai sindacalisti ternani a Monaco a novembre del 2014, nel pieno della vertenza che avrebbe portato all’accordo firmato al Mise il 3 dicembre: Markus Bistram, il capo della divisione Materials di ThyssenKrupp, era stato chiaro: «Vi garantiamo che a Terni – avrebbe detto un anno fa – non scenderemo sotto i 2.000 occupati». E se le ipotesi di Bruni troveranno conferma, «quella sarà la soglia sulla quale ci attesteremo», dice il sindacalista.

Il ritorno di Trionfetti Con un ulteriore ‘taglio’ di circa 400 unità rispetto ad oggi. Ed ecco, quindi, che acquista di significato il ritorno in Ast di un ex dirigente come Mario Trionfetti, che prima di essere, si dice, costretto a levare le ancore – dopo 30 anni passati in viale Brin – si occupava di organizzazione, sviluppo, gestione degli organigrammi: cioè di ottimizzare le risorse umane ed il loro utilizzo. Ma come le butterebbero fuori, da viale Brin, quelle persone, non è dato ovviamente sapere. Ma ecco che, anche in questo caso, riaffiora l’ipotesi ‘bonus-bis’ di cui da tempo si vocifera: 100 mila euro e ciao.

Altre grane Ma ci sarebbero altre ‘grane’ in arrivo: «Con un solo forno in funzione – dice Bruni – potrebbe essere messa decisamente in discussione la sopravvivenza della Società delle fucine, mentre non si capisce quale sia la strategia in base alla quale due impianti montati al Tubificio vengono lasciati fermi per mancanza di personale». Tante, per la verità, le cose che non si capiscono, tra quelle che succedono – o non succedono – a viale Brin: ma forse la coraggiosa sortita di Marco Bruni porterà all’apertura di una fase nuova. Magari più trasparente. Perché adesso nessuno – sindacalisti, politici e imprenditori locali – potrà dire di non aver saputo. E di non aver, quindi, potuto chiedere a ThyssenKrupp Ast di parlare chiaro, una volta per tutte.

 

 

 

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