Ast, ‘Le voci di dentro’: parlano i lavoratori

Terni, come il fuoco che cova sotto la cenere: i lavoratori della ThyssenKrupp sfogano su internet le loro frustrazioni e loro paure

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di Marco Torricelli

‘Le voci di dentro’ è una delle tante, straordinarie, storie create dal genio di Eduardo De Filippo. Una storia che racconta di un sogno, di un risveglio nel quale quel sogno viene confuso con la realtà e di come, poi, la presa di coscienza dell’equivoco provochi una molteplice serie di conseguenze. Anche i lavoratori della ThyssenKrupp Ast, in questi giorni, hanno la sensazione di aver fatto un sogno e di averlo scambiato con la realtà. E la cosa non piace loro per niente.

I social E così succede che un ‘delegato’ di fabbrica, un membro della Rsu della ThyssenKrupp Ast, un rappresentante della Fiom Cgil, decide di sfogarsi su Facebook, dando origine ad un dibattito, sul social, di quelli che – chissà perché – difficilmente avvengono altrove.

Il ‘post’ «Quando i vertici capiranno la loro totale negligenza e incapacità gestionale sarà tardi. L’arroganza – scrive il delegato di base – accompagnata dalla paura di prendere qualsiasi decisione ci porta ad un totale stallo degli impianti. A rimetterci sono sempre gli stessi, i lavoratori gli unici e sottolineo gli UNICI ad avere senso di responsabilità, gli unici che non hanno mai smesso di lavorare anche se gli è stato tolto molto, gli unici che evidenziano criticità e difficoltà reali perchè sono gli unici rimasti a conoscere i processi produttivi».

Le criticità L’atto di accusa è circostanziato: «Pezzi di ricambio che non arrivano, fornitori non pagati, mancanza di personale. Ci sono impianti fermi per mancanza di personale, è una cosa a dir poco schifosa, reparti che hanno ordini e non riescono a soddisfarli perché non hanno personale per far camminare gli impianti. Dove sono le istituzioni? Dov’è il governo che doveva monitorare periodicamente la situazione? Va tutto bene vero? VERGOGNA».

«Assordante silenzio» Che per il membro della Rsu di ThyssenKrupp Ast, la misura sia colma è chiaro: «Chi ha paura di assumersi le proprie responsabilità non dovrebbe assumere ruoli di alto livello, ci sono persone che non hanno paura di parlare e di affrontare le situazioni di criticità con lucidità e professionalità. Provo vergogna per l’assordante silenzio che ci circonda e non ci da per nulla sicurezza e tranquillità. È ora di denunciare questo scellerato atteggiamento se teniamo al nostro posto si lavoro, al nostro futuro, alla nostra dignità di Uomini per quei pochi Uomini con la U maiuscola che sono rimasti».

Il ‘dibattito’ Un lavoratore gli risponde: «La protesta dello scorso anno si è rivelata dolorosamente inutile e dannosa per noi operai», per poi dargli ragione quando il rappresentante sindacale di base replica: «La gestione, non la protesta», riproponendo il tema di come si sia arrivati alla decisione di chiudere la vertenza. «La paura – scrive ancora il delegato Fiom Cgil – aiuta solo chi fa i propri interessi» ed incassa un commento al vetriolo: «Cominciano ad essere troppi! E sinceramente ne ho pieni i ‘gemelli’». E lo stesso lavoratore scrive, poco dopo: «Ricordo un assordante silenzio (per usare le tue parole) su ciò che è successo sugli appalti».

Le minacce Un post tra gli altri, però, è inquietante, perché conferma quelle che erano state altre ‘voci di dentro’, filtrate a fatica: «Capisco tutto e mi sta bene tutto – scrive infatti un altro lavoratore di ThyssenKrupp Ast – ma chi ha ricevuto minacce addirittura di denuncia per procurato allarme dopo aver rilasciato una intervista a un giornalista on-line?? Bruni (il ‘delegato’ Fismic che aveva parlato con umbriaOn; ndr) pensi che abbia fatto tutto di testa sua?? Eravamo con il segretario quando parlando ci siamo detti che ci sarebbe servito un atto di coraggio (perchè per un sindacato come la Fismic rischiare di essere attaccato da tutti e da tutto è rischioso). Ma l’accordo non dice MINIMO T. 1.000.000??? (a pagina 3 dell’accordo che un anno fa mise fine al lungo sciopero, c’è scritto che tra gli ‘obiettivi generali’ c’è quello di «garantire una capacità annua minima di acciaio colato pari a 1 milione di tonnellate», ndr). E allora chi ha appoggi politici e tessere perché sta zitto?? Cosa deve garantire?? La pace sociale e perché ?? E ora che chi rischia sono sopratutto gli impiegati che faranno?? Qualche volta dire la verità serve».

L’ACCORDO SIGLATO IL 3 DICEMBRE 2014 AL MISE

Il coraggio Un passaggio della ‘discussione’, poi, è fin troppo chiaro. Lo stesso delegato di base che l’aveva aperta, infatti, scrive: «Bruni ha fatto bene. Ha avuto coraggio. Doveva essere una denuncia di tutte le sigle, purtroppo non è stato così».

Il convegno Per martedì 1 dicembre, intanto, la Fiom Cgil ha organizzato un incontro pubblico dal titolo ‘L’industria ternana oltre la crisi’: «Non per celebrare il compleanno dell’accordo – dice Claudio Cipolla, il segretario – ma per ragionare insieme del consolidamento e rilancio delle produzioni ternane e delle opportunità di crescita del sistema manifatturiero locale, nell’ottica di un nuovo modello di sviluppo territoriale». Ci sarà Teresa Bellanova, sottosegretaria ministero del Lavoro; ci sarà Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom Cgil; ci sarà Pierangelo Albini, direttore area lavoro e welfare di Confindustria; ci saranno Catiuscia Marini e Leopoldo Di Girolamo e ci sarà Vincenzo Sgalla, segretario regionale della Cgil.

Il commento E non appare un caso che il delegato di base della stessa Fiom Cgil scriva sul social: «Io parlo con i lavoratori, sono i segretari che dovrebbero parlare con i delegati, cercarli e organizzare la rivoluzione, non i convegni e i convegnucci che ci parliamo sempre solo tra noi». E questo la dice lunga su quello che è il reale stato d’animo di chi lavora, oggi, alla ThyssenKrupp Ast. E di come alcuni delegati della Rsu vivano l’incarico.

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