Ast, il consiglio regionale approva mozione urgente

Chiesa all’unanimità la convocazione di un tavolo a palazzo Chigi e di una conferenza su economia e lavoro

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Approvata all’unanimità dal consiglio regionale, martedì mattina, una mozione urgente presentata dalla minoranza e condivisa dalla maggioranza in merito alla vicenda della vendita di Acciai speciali Terni. Con l’atto si chiede alla giunta regionale di richiedere a palazzo Chigi «l’immediata convocazione delle parti sociali e delle istituzioni locali», mentre al presidente dell’assemblea legislativa viene chiesto l’impegno a convocare a Terni una «conferenza regionale dell’economia e del lavoro», incentrata «sul futuro dell’acciaieria e sullo sviluppo industriale ed occupazionale della conca ternana».

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Integrità del sito e due forni

Nella mozione viene sottolineato che l’obiettivo della richiesta alla presidenza del consiglio dei ministri è quella di «assicurare ai massimi livelli che il piano industriale che verrà e la credibilità dell’acquirente garantiscano il mantenimento dell’integrità del gruppo compresa la parte commerciale, i volumi produttivi ottimali dell’azienda, il funzionamento dei due forni di fusione e lo sviluppo del sito in base alle effettive potenzialità sotto ogni punto di vista, verificando così anche il rispetto dei termini dell’accordo ponte e le prospettive di investimenti in campo ambientale e tecnologico». Quanto alla conferenza regionale su economia e lavoro, dovrebbe svolgersi alla presenza di consiglieri regionali e giunta regionale e di un rappresentante per ogni forza sociale più rappresentativa.

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No al ridimensionamento

«Acciai Speciali Terni – si legge nell’atto – rappresenta attualmente da sola un quinto del fatturato industriale dell’intera Umbria e dà lavoro, tra addetti diretti, indiretti e indotto, a oltre 4 mila persone, costituendo il più importante e qualificato produttore italiano di acciai inossidabili e speciali nonché uno dei maggiori d’Europa. Il reparto delle Fucine, parte integrante del gruppo, è una delle tre maggiori fucine al mondo unitamente alla Japan Steel e alla coreana Posco. Il mantenimento dell’intero sito produttivo è condizione propedeutica ed essenziale, per evitare ridimensionamenti fatali non solo per l’occupazione dell’intera regione ma anche per il futuro della manifattura nel Paese. Il volume produttivo ottimale dell’azienda, che assicuri il funzionamento dei due forni di fusione, senza le quali l’Ast si riduce a un’officina di trasformazione da poche centinaia di unità lavorative, non può che essere superiore al milione di tonnellate annue, data la potenziale capacità produttiva pari a circa 1,5 milioni di tonnellate annue».

I precedenti appelli

Viene inoltre ricordato che il consiglio regionale, già il 9 febbraio scorso, aveva approvato sempre all’unanimità una mozione che impegnava la presidente Tesei, in sintonia con la comunità ternana e umbra, «ad interloquire con il Mise per assicurare che l’acquirente fosse un player industriale in grado di assicurare la continuità della capacità competitiva globale di Ast sia in termini di investimenti tecnologici e ambientali che di proiezione commerciale globale». Il 31 marzo è inoltrescaduto l’accordo di programma tra la Regione Umbria, i Comuni di Terni e Narni e il Mise relativo allo strumento dell’Area di Crisi Complessa, per il quale era stato dato mandato dal consiglio regionale, con un’altra mozione approvata all’unanimità, all’assessore allo sviluppo economico di avviare le interlocuzioni con il Mise per la stesura di un nuovo accordo di programma che desse continuità al rilancio e alla riqualificazione industriale dei comparti siderurgico e chimico in particolare.

Spinelli (Pd): «Da giunta atteggiamento passivo»

Sul’approvazione unanime dell’atto interviene il segretario comunale del Pd, Pierluigi Spinelli. «Il consiglio regionale dell’Umbria – scrive -, per iniziativa del Pd e delle opposizioni unite, sceglie finalmente di intervenire sulla decisiva questione della cessione dell’Ast. È un passaggio importante, frutto della tenace iniziativa dei democratici e delle altre forze vive dell’Umbria. La giunta regionale, con il fragoroso silenzio della presidente Tesei e il plateale disimpegno dell’assessore delegato che è addirittura uscito dall’aula, ha confermato viceversa un atteggiamento passivo che non può che preoccupare tutti coloro a cui il futuro dell’Acciai Speciali Terni, con le sue produzioni e il suo patrimonio di cultura e di lavoro, sta a cuore. Il sindaco e la giunta comunale di Terni continuano, dal canto loro a tacere e ad ignorare la questione. Ne dovranno rispondere alla città».

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