Il tema dell’energia è una delle questioni più dibattute tra le aziende italiane. Non fa eccezione Arvedi Ast di Terni, sito produttivo altamente energivoro che sconta ripercussioni sulla propria competitività, in termini di mercato, a causa di un costo energetico due/tre volte superiore rispetto a quello di altri competitor europei.
TUTTO SU AST – UMBRIAON
Così l’azienda di viale Brin in una nota: «Per condividere con tutti i lavoratori un fattore discriminante e distorsivo della concorrenza, ragione per cui l’azienda si batte sui tavoli istituzionali, nazionali ed europei, con il supporto della Regione Umbria, per ottenere un equo costo dell’energia, questa mattina (venerdì, ndR) è stato posizionato in Ast un cartellone che dettaglia il grave disagio che gli elevati costi energetici stanno causando alla competitività dell’azienda».
«La maxi affissione – spiega Arvedi-Ast – che ricopre uno degli edifici affacciati sul principale piazzale interno del sito di viale Brin, da un lato ripercorre la storia dell’esproprio del ramo d’azienda elettrico della Terni e del mancato indennizzo per cui negli anni numerose istituzioni, a livello nazionale e locale, hanno assunto l’impegno di addivenire ad una soluzione compensativa per Terni e per Acciai Speciali Terni Spa, senza però giungere, sino ad oggi, ad una soluzione condivisa e definitiva».
«Dall’altro – prosegue la nota – mette in evidenza i ‘numeri’ della sperequazione in termini di costi che Ast deve subire rispetto agli altri suoi concorrenti europei, evidenziando come in qualche caso il costo della bolletta energetica sia quasi triplicato. Eppure – osserva Arvedi-Ast – una soluzione ci sarebbe: se si consentisse finalmente ad Acciai Speciali Terni Spa, semplicemente ripristinando le condizioni originali di autoproduzione con il collegamento diretto esistente con la centrale Enel di Galleto, l’approvvigionamento di energia elettrica per i suoi fabbisogni a costi comparabili a quelli di analoghe forniture nei Paesi europei e in linea con le società auto-produttrici di energia elettrica. Ast vedrebbe in questo modo ristabilite le condizioni che hanno permesso la nascita di un sito produttivo capace di superare i più gravi periodi di crisi. Eloquente in proposito il titolo che accompagna l’affissione: ‘Abbiamo il diritto morale di avere le nostre centrali o di essere pagati da chi le ha espropriate’».
Un tema che verrà condiviso a breve anche con il territorio: c’è infatti la data per la mostra ‘La Grande Opera’ che accenderà i riflettori su una delle più importanti realizzazioni idrauliche della storia, testimonianza del grande contributo dato dalle acciaierie ternane allo sviluppo energetico del Paese. Il sistema di condotte, turbine per l’adduzione delle acque dal Velino e la conseguente trasformazione della potenza della Cascata delle Marmore in energia. L’esposizione si svolgerà al PalaSì, in piazza della Repubblica a Terni, a partire da venerdi 4 ottobre. Si articolerà in un percorso immersivo dedicato alle acque e al polo siderurgico di Terni, con pannelli esplicativi sull’intero sistema idroelettrico realizzato nel corso degli anni dalle acciaierie, focus sulla storia dell’industrializzazione a Terni, dalle origini al gruppo Arvedi con spazi dedicati ai siti presenti nell’area di Marmore-Campacci ed una sezione didattica pensata per le scuole con la storia della produzione dell’acciaio a Terni e le necessarie infrastrutture per produrlo. L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 23 ottobre. «La mostra – spiega Arvedi-Ast – sintetizzerà gli elementi portanti del territorio: le acque con la magnificenza della Cascata delle Marmore, l’operosità rappresentata dall’acciaio e dall’energia e la bellezza naturalistica delle gole della Valnerina. Un sistema avveniristico che già all’epoca poteva vantarsi di essere definito ‘sostenibile’. Un’opera che porta la ‘firma’ del polo siderurgico ternano, parte di un prezioso sistema di impianti idroelettrici che oggi avrebbe potuto fare la differenza in termini di competitività per Ast e per il territorio in generale. Risorse che purtroppo si sono dissolte nelle varie nazionalizzazioni che hanno portato alla nascita dell’Ente nazionale per l’energia elettrica. In occasione del 140° della fondazione delle acciaierie sarà un tema che verrà spiegato alla città».
La Cgil: «Basta slogan. Fare chiarezza»
«È venuto il momento di lasciare perdere gli slogan, anche recenti dell’azienda, e le iniziative da campagna elettorale e fare chiarezza sulle azioni concrete che si devono intraprendere per capire se le linee guida del piano industriale di Ast, presentate il 5 febbraio 2022, sono confermate e realizzabili nei tempi utili, oppure valutare le ricadute in caso contrario». È quanto affermano in una nota congiunta Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni e Alessandro Rampiconi, segretario generale della Fiom Cgil di Terni.
«Da oltre due anni come Fiom e come Cgil – affermano Cipolla e Rampiconi – siamo in campo con una proposta di sviluppo sostenibile per il nostro territorio che affronta il tema delle aziende energivore e la scarsa competitività dell’Italia sui fattori localizzativi, a partire dai costi dell’energia fuori scala nel rapporto con gli altri Paesi europei, mentre i livelli salariali rimangono i più bassi all’interno del vecchio continente. Le amministrazioni locali hanno avuto la nostra elaborazione – aggiungono i due sindacalisti – che mette in relazione anche il fabbisogno energetico del territorio, i costi per le imprese e le famiglie, con l’impatto ambientale, puntando sull’utilizzo delle fonti rinnovabile e delle comunità energetiche previste nel Pnrr. Tutto questo, però, non è mai stato in discussione all’interno dell’Accordo di programma perché non è stata prevista la presenza delle organizzazioni sindacali e nessuna istituzione ha mai aperto un confronto nel merito, limitandosi solo ad aggiornamenti sullo stato di avanzamento dell’accordo e a indicare date possibili per la chiusura, ad oggi, sempre disattese».
Fiom e Cgil di Terni ricordano che nell’unica riunione al Mimit alla presenza di tutti gli stakeholder, a maggio 2023, le organizzazioni sindacali hanno appreso che i titoli dell’Accordo di programma erano definiti e che mancavano ‘solo’ due questioni importanti, ma collaterali, come l’energia e le infrastrutture. «Sarebbe oggi utile chiarire dove si è arenata quella discussione – concludono Cipolla e Rampiconi -. Di certo va tenuto conto che questo Governo non ha invertito la tendenza rispetto all’assenza, negli ultimi 30 anni, di politiche industriali. Oggi più che mai pesa l’assenza di un piano nazionale della siderurgia e di un piano nazionale energetico».
Piccolotti (Avs): «Parole tante, fatti pochi»
La parlamentare di Avs, Elisabetta Piccolotti, spiega come «ormai quattro mesi fa abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare al ministro Urso per conoscere le sorti dell’Accordo di programma per Arvedi-Ast che avrebbe dovuto portare un grosso investimento sulle acciarie ternane. Al momento non c’è traccia né dell’investimento né della risposta del ministro. Ogni elezione è buona, sia essa locale, nazionale o europea, per promettere mari e monti alle famiglie degli operai, salvo poi evaporare a urne chiuse. Nell’elenco dei portatori di promesse troviamo il già ministro dello sviluppo Giorgetti, il suo successore Urso, la presidente della Regione Tesei e il sindaco di Terni Bandecchi. Parole tante, fatti pochi, investimenti zero. Quella che Terni vive è una deriva drammatica, ai posti di lavoro a rischio delle acciaierie si aggiungono le complesse situazioni dei lavoratori del Tubuficio e quelli di Faurecia. Nelle ultime ore – aggiunge Piccolotti – il Gruppo Arvedi ha fatto istallare un grande cartellone sulle differenze costi dell’energia tra le acciaierie ternare e i competitori europei, in cui addirittura rivendica un presunto ‘diritto morale’ sulle centrali idroelettriche o sulle risorse economiche che producono. Una propaganda surreale, che suona come una inaccettabile minaccia da parte dell’azienda. Nonostante questo però non si può ignorare che l’industria metallurgica umbra rischia di essere fuori mercato se non si arriva ad un piano industriale strettamente connesso alla riconversione energetica e ambientale. Se non è già troppo tardi, si faccia qualcosa e il ministro Urso risponda alle nostre domande. Non lo deve a noi ma a migliaia di famiglie di onesti lavoratori».