Ast, scatta verifica assoggettabilità a Via per recupero rifiuti ed End of waste

Terni – La Regione pubblica la documentazione: il rapporto preliminare ambientale. L’obiettivo è attivare un processo di qualifica a materia prima (End of waste). Le aree coinvolte

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Ast e la richiesta di autorizzazione al recupero dei rifiuti di rottame metallico, novità da Perugia. Da venerdì sono stati resi pubblici i documenti relativi alla verifica di assoggettabilità a Via – la Valutazione di impatto ambientale – con tanto di studio preliminare ambientale a firma dell’ingegnere Mario Sunseri, della Sgi Ingegneria srl di Ferrara. Gli atti sono legati in particolar modo al vecchio e nuovo parco rottami dello stabilimento di viale Brin con focus sull’End of waste, vale a dire il processo di recupero per la trasformazione del rifiuto in prodotto.

AST-TAPOJÄRVI, RECUPERO SCORIE: CONFERENZA DI SERVIZI PER L’END OF WASTE

Il punto di partenza e l’End of Waste

Nel rapporto preliminare ambientale – documento tecnico – è delineato l’intero scenario. Si parte da una premessa: «Attualmente Ast – viene specificato quando si parla del progetto – è autorizzata a ricevere da terzi fornitori rottami da riutilizzare quali materie prime nei propri processi produttivi esclusivamente a condizione che essi siano accompagnati (a cura del medesimo terzo fornitore) dalla documentazione e dalle certificazioni idonee a dimostrarne la natura di End of Waste. Accanto ai rottami approvvigionati da terzi fornitori e qualificati come End of waste o sottoprodotti, Ast impiega come materie prime da utilizzare nel proprio ciclo produttivo anche di rottami di provenienza ‘interna’, qualificati come sottoprodotti, derivanti dalle attività di processo (cadute di lavorazione ‘ricicli interni’) o a causa di difetti che l’acciaio assume nelle varie fasi produttive (es. cricche, righe, difetti di forma, etc.)». Che succede dunque con la procedura in via sviluppo? «Ast intende acquisire da soggetti terzi anche rottami qualificati come rifiuto, sottoponendoli direttamente a trattamenti di recupero per la produzione di materiale EoW; dovrà acquisire un idoneo titolo autorizzativo per l’esecuzione di operazioni R13 ‘Messa in riserva di rifiuti’». Dunque «integrare l’attuale autorizzazione per poter anche ricevere e recuperare rottami classificati come rifiuti ed attivare presso l’impianto stesso un processo di qualifica a materia prima (End of Waste) in modo da renderli adatti al successivo utilizzo nei propri forni fusori presso l’impianto stesso».

L’END OF WASTE, DI COSA SI PARLA

Sottosuolo e ambiente naturale

Come in ogni rapporto ambientale preliminare vengono presi in considerazioni vari aspetti: «L’attività di recupero rottami/rifiuto, svolta presso i due parchi rottame esistenti, non comporterà – si legge – un maggior utilizzo della risorsa suolo e sottosuolo rispetto allo stato di fatto delle attività attualmente svolte all’interno del sito di Acciai Speciali Terni. L’attività, quindi, non impatterà ulteriormente sul territorio e sulla biodiversità sito specifica, non occupando aree esterne al confine dello stabilimento». Altro capitolo: «L’attività non produce interferenze e consumo delle principali risorse naturali, in considerazione del fatto che si basa sul trattamento di materiale-rifiuto ai fini di recupero di materia e si inserisce in un contesto produttivo già esistente, senza l’utilizzo di ulteriore suolo. L’interazione con l’ambiente naturale è di natura trascurabile; inoltre tutti gli accorgimenti previsti (impiego di macchinari a basso impatto acustico e ore di lavoro appropriate) prevedono di limitare eventuali potenziali impatti negativi sulla componente. L’impatto sull’ambiente naturale e sul paesaggio non si modifica.

METAL RECOVERY, LA REGIONE ‘SPINGE’

Emissioni in atmosfera, traffico veicolare e salute persone

Si parla anche di salute delle persone: «Non sono previste emissioni – viene spiegato – in atmosfera dovute all’attività di progetto. Inoltre, la potenziale minor movimentazione del materiale verso gli impianto di destino per il trattamento e all’approvvigionamento di sottoprodotti ed End of waste, comporta un minor traffico veicolare e minori emissioni in atmosfera annesse. L’attività di recupero rottame/rifiuto consentirà la potenziale diminuzione del traffico veicolare e
ferroviario dovuto all’approvvigionamento di sottoprodotti ed end of waste e alla movimentazione dei rifiuti verso gli impianti di destino per il trattamento; per questo motivo, non solo l’attività non genererà nuovi impatti ma contribuirà positivamente alla loro diminuzione. Le valutazioni effettuate per le varie componenti ambientali hanno evidenziato l’assenza di impatti che possano essere correlati ad eventuali ripercussioni sullo stato di salute della popolazione residente. Non si ravvisa inoltre la presenza di popolazione direttamente esposta a potenziali impatti generati dall’attività di recupero rottami/rifiuto; nell’area non sono presenti particolari recettori sensibili. Per la tipologia – è specificato – di attività in esame, non è previsto l’utilizzo di nessuna sostanza o preparato pericoloso che possa comportare impatti sull’ambiente o sulla salute umana derivante dai rischi di incidente. Non si prevede quindi l’introduzione di impatti negativi sulla salute pubblica connessi all’attività di recupero rottami/rifiuto».

LO STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE PER IL RECUPERO SCORIE

Aree coinvolte e taglio rottami 

Le operazioni sui rifiuti per raggiungere l’obiettivo sono controllo documentale, accettazione, deposito, selezione, taglio e riduzione volumetrica per l’adattamento alle ceste: «Le aree interessate dalle procedure di produzione dell’EoW a partire dal rottame/rifiuto, sono composte dalle due portinerie di accesso (carraio e ferroviario), dai due parchi rottame e dall’area Re (dedicata al taglio dei rottami/rifiuto non conformi per aspetti dimensionali)». Quest’ultima avrà una superficie utile di circa 900 metri quadrati: «Le attività di taglio verranno poi organizzate in campagne eseguite durante il periodo diurno».

Dimitri Menecali

La conseguenza

Con l’attività di recupero del rifiuto, Ast – una parte del contenuto del rapporto – si prenderà «in carico una fase di qualificazione che era precedentemente delegata in parte a terzi e questo permetterà di ridurre la movimentazione complessiva dei materiali, diminuendo il traffico indotto e gli impatti ad esso legato, e garantire ulteriormente, tramite controllo diretto, la qualità del materiale in ingresso. Non è emersa alcuna incompatibilità con la pianificazione territoriale, non si ritiene necessario pertanto di procedere con la Valutazione di impatto ambientale». In generale nella relazione tecnica si legge che lo scopo «è quello di dedicare una porzione di stabilimento per la gestione dei rottami/rifiuto al fine di produrre materia prima (EoW) adatta al successivo utilizzo nei propri forni fusori». Nel documento viene inoltre sottolineato – capitolo rifiuti in ingresso – che al fine di produrre «annualmente circa 1.600.000 tonnellate di acciaio, il quantitativo di rottame che Acciai Speciali Terni deve approvvigionare, indipendentemente dalla sua qualificazione giuridica, è pari a circa 1.400.000 tonnellate annue. Atti pubblicati (la relazione tecnica è a firma del direttore di stabilimento, componente del board e gestore Aia Dimitri Menecali e del tecnico Federico Listanti), scatta la verifica.

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