Azienda ottiene soldi a fondo perduto ma è in ‘odor di mafia’: altolà

Perugia – Si tratta di un’azienda operante nel settore edile il cui titolare avrebbe rapporti con i Casalesi. Denuncia e sequestro

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I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Perugia hanno eseguito, su delega dellaa procura, un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un imprenditore di origine campane, operante nel settore edile, resosi responsabile del reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. «Il contesto – spiega la procura di Perugia in una nota – trae origine dagli accertamenti avviati, d’iniziativa, nei confronti dei soggetti esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita Iva, beneficiari dei contributi previsti dai provvedimenti d’urgenza emanati dal Governo per fronteggiare la crisi economica derivante dall’emergenza epidemiologica da Covid-19».

Il contributo a fondo perduto

«L’attenzione delle Fiamme Gialle si è incentrata sulla verifica dei requisiti, richiesti dalle disposizioni normative, per l’accesso alle provvidenze a fondo perduto, concesse ai sensi dell’articolo 25 del Decreto legge 34 del 19 maggio 2020 (cosiddetto ‘rilancio’) e dai successivi decreti ‘ristori’ e ‘ristori-bis’ (decreto legge 137 del 28 ottobre 2020 e 149 del 9 novembre 2020). Nel corso delle attività ispettive è emersa la posizione di una società avente sede legale ed operativa, fino al dicembre del 2019, in provincia di Perugia – successivamente trasferitasi a Caserta – che nell’aprile del 2021 ha ottenuto il pagamento di un contributo a fondo perduto per un importo pari a 17.838 euro».

Titolare ‘vicino’ ai Casalesi

«Gli approfondimenti investigativi – spiegano gli inquirenti – hanno evidenziato che la stessa non avrebbe potuto accedere al beneficio economico, in quanto già destinataria di provvedimento interdittivo antimafia, emesso dalla prefettura di Perugia nel maggio del 2017, sulla base degli elementi informativi acquisiti dai finanzieri del Gico e del Gruppo provinciale interforze, circa la contiguità dell’unico socio, nonché amministratore della società, ad ambienti della criminalità organizzata riconducibili, in particolare, al clan camorristico dei Casalesi».

«Non poteva richiedere il contributo»

«Tale circostanza determina una particolare forma di ‘incapacità giuridica’ ex lege, con la conseguenza che al soggetto è precluso avere rapporti contrattuali con le pubbliche amministrazioni ovvero ottenere contributi, finanziamenti, mutui agevolati ed altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi dallo Stato o da altri enti pubblici, per lo svolgimento di attività imprenditoriali, per il tempo di durata degli effetti dell’interdittiva. Nel caso di specie l’amministratore della società, inviando tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate l’istanza per la concessione del contributo previsto dal citato articolo 25, in assenza dei requisiti richiesti, si è reso responsabile del reato previsto e punito dall’articolo 316-ter del codice penale, omettendo informazioni dovute e realizzando un illecito profitto». Il gip di Perugia ha condiviso l’impianto accusatorio formulato dal pubblico ministero e ne ha accolto la richiesta, disponendo il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta, della somma indebitamente percepita.

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