All’ospedale Usl2 ‘San Giovanni Battista’ di Foligno è stato eseguito il primo «trattamento con ventilazione a pressione positiva continua, erogata tramite interfacce nasali (nCPAP), in un lattante di 40 giorni di vita dimesso dopo una settimana di ricovero in condizioni cliniche severe a causa di una bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (Vrs)».
«La bronchiolite – spiega Maurizio Radicioni, direttore della struttura complessa di pediatria e neonatologia del nosocomio folignate – è un’infezione delle vie respiratorie inferiori che colpisce principalmente i bambini al di sotto dei due anni di età ed è particolarmente grave se contratta nei primi sei mesi di vita. I sintomi della bronchiolite includono difficoltà respiratoria, ad alimentarsi, tosse e febbre. Nel piccolo lattante questa infezione virale può produrre apnea e insufficienza respiratoria anche grave».
Si stima che più del 50% delle sindromi simil-influenzali nei bambini al di sotto dei due anni di vita, sia causata dal virus respiratorio sinciziale, responsabile del 73,5% delle ospedalizzazioni per bronchiolite.
«Per contrastare questa minaccia – spiega l’azienda sanitaria Usl Umbria 2 in una nota – è stato recentemente sviluppato un nuovo anticorpo monoclonale che ha una lunga durata d’azione ed è progettato per proteggere neonati e piccoli lattanti durante la loro prima stagione di esposizione al virus. A breve questa immunoprofilassi passiva sarà disponibile per la somministrazione presso i presidi ospedalieri della nostra regione».
Tornando al caso del lattante di Foligno, «inizialmente il piccolo è stato trattato con ossigeno riscaldato e umidificato erogato con cannule ad alto flusso. Tuttavia, a seguito del peggioramento delle condizioni respiratorie, i sanitari del ‘San Giovanni Battista’ hanno deciso di utilizzare, per la prima volta nel reparto di pediatria, la ventilazione a pressione positiva continua erogata tramite interfacce nasali (nCPAP). Un trattamento non usuale per un reparto di pediatria – spiega la Usl2 – che richiede professionalità specializzata in assistenza semintensiva e aumentato numero di infermieri per la corretta gestione».
«Ciò è stato possibile – afferma il dottor Radicioni, che ha coordinato l’intervento – grazie all’esperienza maturata negli ultimi mesi nell’utilizzo di questa modalità di supporto respiratorio in epoca neonatale, con più di 30 neonati trattati».
«Subito dopo questa applicazione, le condizioni respiratorie si sono stabilizzate, ottenendo buone saturazioni di ossigeno e il piccolo ha ripreso ad alimentarsi con il biberon. Dopo due giorni di trattamento, è stato possibile sospendere la nCPAP fino alla dimissione a domicilio in buone condizioni».