Caporalato in Umbria: un arresto a Todi

Era uno degli ‘aguzzini’ che reclutavano rumeni e albanesi che lavoravano nei vigneti. Organizzazione ramificata nel Nord Italia

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C’è stato un arresto anche a Todi – A.M. 45enne di origine rumena, residente in Toscana – nell’operazione che ha portato tre persone in carcere per associazione per delinquere finalizzata alla commissione del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravato dalla violenza, dalla minaccia e dai maltrattamenti nonché approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori (prevalentemente romeni ed albanesi). Le altre due sono di Verona e Padova.

Massiccia operazione

La persona fermata a Todi si era recata in Umbria perché, con una squadra di operai, doveva effettuare dei lavori in diversi vigneti fra Todi e Spoleto. L’operazione è stata condotta nell’ambito di una operazione condotta dai militari del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Firenze, coadiuvati da personale del reparto operativo centrale del comando carabinieri per la tutela del lavoro e del nucleo operativo del gruppo carabinieri per la tutela del lavoro di Roma nonché da militari dei competenti comandi dell’Arma territoriale. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere era stata emessa dal Gip presso il tribunale di Firenze. Nel corso della medesima operazione – denominata ‘Agri jobs’ – eseguite in varie località del territorio nazionale perquisizioni domiciliari e di studi di consulenza, dei quali si avvalevano le persone arrestate. Sequestratre due società cooperative riconducibili agli indagati ed al sequestro dei relativi conti correnti bancari, nonché di un mezzo utilizzato per commettere i reati contestati. Le indagini hanno avuto origine dalla morte avvenuta per cause naturali, il 7 novembre 2017, di un rumeno nelle campagne del Comune di Rufina (FI).

Riduzione in sfruttamento

Individuata una vera e propria associazione a delinquere che utilizzava, per la gestione dei lavoratori, due società cooperative nonché due immobili adibiti a dimora dei lavoratori stranieri e veicoli per il trasporto degli stessi verso e dai luoghi di lavoro. Il vertice dell’operazione faceva reclutare i lavoratori facendoli giungere in Italia dalla Romania e dall’Albania. Si occupava inoltre dell’organizzazione dei turni di lavoro, dei pagamenti e delle documentazioni fittizie da presentare agli organi di controllo. Nell’ambito delle verifiche è emerso che le vittime venivano retribuite con salari inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi di categoria (5 euro all’ora) lavorando finanche 11 ore al giorno, senza conteggio di straordinari, senza ricevere alcun prospetto paga e talvolta senza neppure un contratto di assunzione, oltre che in violazione di norme in materia di igiene e sicurezza, dormendo in un’abitazione messa a disposizione dalla cooperativa e per la cui sistemazione pagavano anche l’affitto. Ulteriori verifiche hanno accertato il mancato versamento dei contributi previdenziali Inps per quasi 500mila euro.

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