Casa ridotta a latrina: distrutti anche i ricordi

Era il nido dove aveva vissuto gli anni più belli insieme ai genitori. Se lo è ritrovato violato. Processo per due

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La casa dei ricordi in cui ha vissuto con i genitori, purtroppo scomparsi, gli anni più belli, quelli dell’infanzia e della gioventù. Scoprire che qualcuno l’aveva ridotta a qualcosa di più simile ad una latrina, ad uno postribolo, è stato un colpo durissimo per lei che si è vista cancellare nella maniera peggiore i ricordi di una vita. Vittima della vicenda è una 41enne ternana che, per ragioni professionali, vive da tempo nelle Marche. Dalla sua denuncia è scaturito un processo a carico di due persone, un 49nne di Terni e una 41enne originaria del milanese, accusate di furto e invasione di edifici.

Amarezza La brutta scoperta risale al gennaio del 2008, quando la donna era tornata in città e aveva raggiunto l’abitazione dove ogni tanto alloggiava, nei pressi dello stadio, per prendere alcune cose e controllare che tutto fosse a posto. Dopo aver aperto la porta, si era trovata davanti una scena ributtante: mobili distrutti e bruciati, feci umane praticamente ad ogni angolo, danni ovunque – ridotti in mille pezzi i piatti tanto cari ai genitori, rovinato irreparabilmente la cucina e il bagno, così come i pavimenti – e parecchie cose sparite: vestiti, pellicce, cappotti, l’argenteria, un televisore, un videoregistratore. Il tutto accompagnato da un odore definito «pazzesco», da starci male.

Ricordi profanati Il colpo al cuore è arrivato quando in mezzo a quel disastro – lasciato da soggetti fino a quel momento ignoti – ha scoperto, attraverso alcuni dettagli inequivocabili, che la camera dei genitori era stata profanata, ridotta ad alcova per incontri fugaci e a pagamento, luogo abituale di prostituzione. La donna, pur colpita, non si è data per vinta: ha sporto denuncia alla polizia e qualche giorno dopo si è appostata nel parcheggio dello stadio, a poche decine di metri dalla casa, nella speranza di smascherare gli autori dello scempio.

Scoperti Così, dopo diversi minuti, sono spuntati un uomo e una donna che dopo aver parcheggiato l’auto, hanno varcato con circospezione il cancello e sono entrati nell’abitazione ‘violata’. A quel punto la donna ha chiamato la polizia: arrivati sul posto, gli agenti hanno intercettato i due proprio mentre uscivano, con in mano una grossa valigia rosa. Lì, di fronte alle rimostranze comprensibili della vittima, la donna con la valigia in mano avrebbe anche risposto che – dettaglio riferito in aula dalla parte offesa – «era stata disturbata perchè non poteva fare le ‘marchette’ nella camera da letto». Per la poveretta, l’ennesimo duro colpo.

Il processo Forse non erano solo loro ad usare la casa per i propri comodi. Secondo l’accusa, rappresentata in aula dal vpo Cinzia Casciani, i due erano certamente fra i protagonisti di quello squallido viavai che aveva finito per distruggere casa e memoria. I due sono finiti a processo di fronte al tribunale monocratico e la sentenza è attesa a breve.

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