Caso Barbara Corvi, Roberto Lo Giudice torna in libertà

Terni – Il tribunale del Riesame di Perugia ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del 49enne accusato di omicidio premeditato e occultamento di cadavere

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Ad anticipare la notizia, giovedì mattina, è stato il giornalista Klaus Davi via Facebook: Roberto Lo Giudice, il 49enne di origini calabresi arrestato dai carabinieri – e su ordine del gip di Terni – per l’omicidio della moglie, la 35enne Barbara Corvi di Montecampano (Amelia), torna in libertà. Il tribunale del Riesame di Perugia – c’è la conferma – ha infatti annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo, accusato insieme al fratello 45enne Maurizio di omicidio premeditato e occultamento/soppressione di cadavere. Una valutazione relativa alle esigenze cautelari, non al merito delle contestazioni, che verrà motivata dai giudici del Riesame entro i prossimi 45 giorni.

Battaglia giudiziaria su Lo Giudice in carcere

Braccio di ferro

L’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere fa seguito alla lunga udienza – circa 5 ore – tenutasi martedì online, di fronte ai giudici del Riesame (presidente Giuseppe Narducci, giudici Emma Avella e Alberto Avenoso), in cui i difensori del Lo Giudice – gli avvocat Giorgio Colangeli e Cristiano Conte – hanno sostenuto l’assenza di qualsiasi esigenza cautelare per il proprio assistito. Di contro il procuratore di Terni, Alberto Liguori, ha insistito sulla necessità di confermare la misura, anche e soprattutto sulla base del pericolo di inquinamento probatorio, anche alla luce dei ripetuti depistaggi che hanno caratterizzato la scomparsa della 35enne di Amelia, avvenuta il 27 ottobre del 2009.

«Sono un uomo onesto»

«Questa vicenda ci ha colpito molto, in particolar modo a me personalmente e ai miei figli – è la dichiarazione rilasciata da Roberto Lo Giudice a Klaus Davi dopo la scarcerazione -. Sono dodici anni che non fanno altro che puntare il dito contro un marito onesto e lavoratore, infangando la mia persona in tutti i modi. Fatto resta che a me è scomparsa una moglie che ho sempre amato. Non smetterò di chiedere giustizia. Non sono un assassino, come sono stato dipinto. Non sono un mafioso e non appartengo a nessuna famiglia di ‘ndrangheta. Io sono Roberto Lo Giudice, un padre di famiglia, un uomo onesto che ha pagato fino a ieri le tasse, quindi è un mio diritto chiedere giustizia per tutto».

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