‘Concorsopoli’ Umbria: Bocci va al Riesame

Perugia, l’ex segretario del Pd e l’ex direttore amministrativo dell’ospedale tentano la carta del tribunale della libertà. L’intersindacale difende medici e personale sanitario

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Ricorso al tribunale del Riesame per l’ex segretario del Pd Umbria, Gianpiero Bocci, e per l’ex direttore amministrativo dell’ospedale di Perugia, Maurizio Valorosi, nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘sanitopoli’ umbra. I due – che dopo essersi avvalsi della facoltà di non rispondere in occasione dell’interrogatorio di garanzia di fronte al gip di Perugia Valerio D’Andria, si sono visti confermare da quest’ultimo la misura degli arresti domiciliari – attraverso il proprio legale, David Brunelli, tentano la carta del tribunale della libertà per ottenere la modifica, o nella migliore delle ipotesi la revoca, dell’arresto.

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Revoca che, invece, è già giunta per l’ex assessore regionale alla sanità Luca Barberini: dopo aver risposto, venerdì, alle domande del gip, è tornato in libertà pur nel contesto di un quadro indiziario che, per il tribunale di Perugia, resta ‘inalterato’. Il giorno precedente, giovedì, aveva invece fatto ‘scena muta’ davanti al gip l’ex direttore generale del ‘Santa Maria della Misericordia’, Emilio Duca, assistito dall’avvocato Francesco Maria Falcinelli. Nel suo caso – come per Bocci e Valorosi – restano applicati i domiciliari.

L’intersindacale medica dell’Umbria

«Non è possibile assimilare tutti i professionisti della sanità dell’azienda ospedaliera di Perugia e di tutte le aziende sanitarie dell’Umbria a vicende strettamente individuali e personali che rischiano di danneggiare gli operatori»: a dire la sua sulla scorta di quanto sta emergendo da ‘concorsopoli’, difendendo il lavoro di tutti i medici e del personale sanitario della regione, è l’intersindacale medica dell’Umbria, che riunisce tutte le sigle della dirigenza medica e sanitaria. Il sindacato non entra nel merito dei contenuti dell’indagine – «che appartengono ad altre istituzioni», dice -, ma evidenzia le difficoltà con cui sono costretti a convivere quotidinamente – oggi più di ieri – gli operatori, «parte lesa» della vicenda.

L’INCHIESTA IN UMBRIA

Tra carenze di organici e blocco del turn-over

«Da sempre – spiega una nota firmata dal coordinatore dell’intersindacale Giovanni Lo Vaglio – tutti i professionisti dell’azienda ospedaliere di Perugia e di tutte le aziende sanitarie della Regione hanno svolto con dedizione, professionalità e qualità la propria funzione in tutti i ruoli garantendo per i cittadini e i pazienti una sanità di alto livello come ampiamente riconosciuto da tutte le istituzioni della sanità pubblica nazionale. Anche in Umbria, come sta accadendo in tutta Italia, tale qualità è garantita nonostante le difficili condizioni di lavoro per le note carenze di personale e il suo progressivo invecchiamento che determinano un impegno oltre le forze da parte di tutti i professionisti anche per effetto del blocco del turn-over riferito all’anno 2004 fino ad oggi».

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L’impegno per migliorare le cose

Le sigle ricordando di aver «sempre criticato in tutte le sedi il continuo e progressivo sotto finanziamento del Sistema sanitario nazionale, chiedendo anche in assessorato e consiglio regionale, tramite l’apposita commissione sanità, di intervenire su alcune criticità ancora non risolte quali la definizione del fabbisogno del personale e i percorsi di stabilizzazione dei precari, la non chiarezza nella determinazione dei fondi aziendali per il finanziamento degli incarichi dirigenziali, l’applicazione non omogenea del decreto ministeriale 70 per la revisione delle strutture complesse e semplici, la rete dei laboratori e un percorso più veloce e costruttivo per la stesura del nuovo Piano sanitario regionale al quale abbiamo dato un nostro contributo tecnico, e purtroppo non molto ascoltati».

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«Nessuna connivenza»

«In questo contesto – continua la nota del dottor Lo Vaglio – non accettiamo accuse indiscriminate e qualunquistiche a chi non ha mai partecipato (come in alcune testate giornalistiche è stato scritto) a spartizioni o connivenze con sistemi non leciti. Se poi la magistratura accerterà responsabilità di qualche singolo, ne risponderà personalmente. Non possiamo accettare che dopo aver cercato di mantenere un livello assistenziale su questi standard, definanziato, aver criticato alcuni provvedimenti, ora subiamo accuse di connivenza con situazioni non lecite, delle quali siamo parte lesa. Le vicende che stiamo vivendo in questi giorni nella nostra Regione, potrebbero intaccare l’immagine della sanità pubblica e portare a stigmatizzare il ruolo essenziale e costituzionalmente garantito del servizio pubblico al quale i cittadini devono invece fare riferimento con assoluta fiducia».

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