Covid Umbria: «Scuole sempre sotto ‘attacco’, perché?»

Lettera aperta di alcuni docenti e genitori: «Una volta chiude il Governo, una volta la Regione, una volta lo si chiede di fare ai comuni. Quanto potrà andare avanti così?»

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di docenti e genitori della regione in merito alla possibilità chiusura delle scuole

di Martina Leonardi, Francesca Leone, Giulia Lisetto, Lorenzo Moretti, Francesco Marchetti, Nicoletta Meniconi, Cristina Marcantonini, Martina Damiani Marina Tintori, Mauro Sorbo, Elena Porzi, Chiara Ruggieri, Maria Grazia Brozzetti, Gianni Giacchetta, Demetrio Catillo, Sandra Rampini, Romina Fonti, Maria Magda Micucci, Laura Cicconi, Roberto Rusch, Barbara Armellini, Alessia Micanti, Paola Burattino Ubaldini, Katiuscia Pacolini, Anna Paola Fifi, Eugenia Fischetti, Monia Cesarini, Simona Di Martino, Maria Letizia Pecetti, Simone Piselli, Svitlana Kozyuk, Viviana Conti, Monia Speranza, Claudio Giuliani, Silvia Baiocco, Marta Vergoni, Stefania Zucchini, Chiara Morici, Elisa Giugliarelli, Maria Hajnal Tanko, Alessia Pasquali, Maria Letizia Berutti e Maria Cristina Falchetti 

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Sempre sotto attacco, sembra proprio che un attimo di pace i nostri ragazzi non possano averlo. È passata una sola settimana dall’apertura delle scuole secondarie di secondo grado e già si pensa alla loro chiusura. Interventi restrittivi su interventi restrittivi, come se fosse una lotta a chi chiude di più, a chi cerca, un po’ come un azzeccagarbugli dei nostri tempi, ad azzeccarci qualcosa in questo mondo pandemico. Una volta chiude il Governo, una volta la Regione, una volta lo si chiede di fare ai comuni. Quanto potrà andare avanti così? Per quanto andremo ancora con il paraocchi a cercare il colpevole o la cosa più facile da chiudere?

Eppure non siamo nel medioevo manzoniano. Abbiamo i dati, i dashboard, abbiamo un apparato burocratico che si dovrebbe occupare dei cittadini, del loro benessere. Fisico e mentale. Psicologico. I ragazzi, la scuola, i giovani.. ne parliamo tutti, da chi li ritiene dei buoni a nulla, a chi vuole difendere i loro diritti, avremo forse parlato troppo? Perché non riusciamo a spostare il nostro sguardo, il nostro interesse su altro? Forse perché ancora, la nostra cultura, basata su una forte propensione patriarcale, patriarca nonché padre e padrone, ci porta ad essere noi gli adulti quelli che vogliono decidere per le loro sorti nel bene e nel male.

In più, ci troviamo pervasi in un’epoca storica, in cui nessun adulto, se così vogliamo chiamarlo, è disposto a rinunciare a qualcosa per favorire l’altro. Il nostro egoismo fa si che sia più comodo chiudere solo gli adolescenti in casa. Forse è l’ora del silenzio, forse è l’ora di volgere lo sguardo ad altro, forse è l’ora di fare davvero gli adulti trascendere dal particolare e affrontare il generale, il complesso. Quel complesso così difficile da capire in fase pandemica.

Quel complesso, che ci spiega molto spesso la filosofia, che può partire solo dal particolare… e cosa è il particolare se non la nostra azione? la nostra facoltà di decidere e agire? La nostra azione, come azione particolare che però agisce sul tutto, sul complesso. E forse questo siamo chiamati a fare. Agire responsabilmente noi, per poter dare nuovamente capacità di azione ai nostri ragazzi. Per poter far funzionare di nuovo questo mondo, cercando di percorrere nuove strade, nuove modalità… e invece rimaniamo così ancorati al vecchio mondo ormai svanito, che non riusciamo più da adulti a trovare le soluzioni.

Quando ammetteremo che il vecchio mondo è morto? E che per salvare il nuovo dobbiamo partire dall’educazione, dalla cultura e dall’istruzione? Ci stiamo interrogando molto, a questo riguardo, sull’eventualità di una nuova chiusura a zona della regione. Non siamo pazzi: se in dei comuni, il contagio sfiora delle cifre da capogiro, siamo fermamente convinti che sia di assoluta necessità bloccare il virus e istituire dei lockdown. Ma questi devono essere seri, coinvolgendo tutti. Non solo i più giovani.

Se si agisce così, leggiamo solo l’incapacità dei politici di avere una visione a lungo termine e soprattutto di avere polso sul territorio. Scendendo a discorsi concreti, ci chiediamo a cosa serva la raccolta di dati, il Dashboard se questo non viene minimamente studiato. La fascia d’età più colpita ad oggi è quella degli adulti. I report scolastici stilati in data 20 gennaio dalla Regione evidenziano pochi contagi avvenuti nella scuola da settembre ad oggi, e dimostrano che il contagio avviene in luoghi non scolastici. Questo ovviamente nei gradi che sono stati sempre aperti. E allora perché questa caccia alla scuola?

Crediamo davvero che se la scuola chiude i ristoranti riapriranno? Guardiamoci bene negli occhi, chiudere la scuola, è solo un modo per una politica strampalata di risparmiare soldi. Perché i contagi non scendono con solo questa azione e lo abbiamo visto nei mesi precedenti. Risparmiare sulle spalle dei ragazzi, non porterà ad avere vantaggi, ma solo a screditare il nostro futuro, a renderlo fragile, come fragili avete reso i nostri bambini/e e ragazzi/e. Vi serve chiudere le scuole per altri 15 giorni? Fatelo. Con quale dati? Con quali presupposti dopo solo una settimana?

Perché invece non prendete esempio dalle altre regioni, e vi tirate su le maniche e affrontate il complesso? Avete aumentato i pullman, ma avete controllato quante persone salgono sugli stessi? Avete concordato metodi di prenotazione online dei posti, in modo da fronteggiare tempestivamente gli assembramenti? Avete chiesto all’Anci di mettere a disposizione i vigli urbani al fine di controllare le fermate e le stazioni? Avete finalmente rafforzato il sistema sanitario di questa regione, assumendo personale che possa occuparsi dei pazienti, del tracciamento, e dei test? Avete controllato come fate con i ragazzi che gli adulti seguano le regole impartite? No. E intanto continuate a parlare. Tutti. Da ogni posizione. Contrari vs favorevoli.

La politica non si fa con il tifo da stadio , con le tifoserie, e i commenti su Facebook. Si fa con azioni serie, studiandole, e tutelando tutti, sopratutto chi non ha voce. Non si mette in panchina chi ci fa più comodo, perché al 90 di questa era, i rigori dovranno tirarli loro, i nostri ragazzi, comunque sia andata la partita. Questa lettera aperta è stata scritta dal gruppo di genitori e docenti che in Umbria ha firmato 6 istanze e presentato il ricorso al Tar contro la Regione per aver chiuso le scuole secondarie di primo grado. Vorremmo riuscire ad aprire un confronto con la Regione per far sì che sia garantito il diritto all’istruzione, dal nido all’università.

 

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