Crisi commercio Terni: «Privi di identità. Questo è il problema»

Sviluppo commerciale, affanno e chiusure. Il presidente di Confcommercio Lupi in III° commissione: «Basta grandi superfici. Serve una visione globale e integrata»

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di S.F.

Due input. Stop alle grandi superfici e soprattutto l’invito ad un ‘municipalismo illuminato’ per avere una visione globale/integrata sullo sviluppo della città: a lanciarli è stato nel primo pomeriggio di venerdì il presidente della Confcommercio di Terni, Stefano Lupi, audito – con lui la direttrice Maria Bruna Fabbri – in III° commissione consiliare. Un messaggio chiaro per l’amministrazione a guida Leonardo Latini, ma non solo: poche chiacchiere e più celerità nelle azioni perché l’emergenza Covid-19 ha accelerato quel processo di recessione già iniziato da tempo.

IL MERCATINO SETTIMANALE IN CENTRO: PLANIMETRIA DEFINITA

Stefano Lupi

Politiche urbane, pianificazione, rigenerazione

Serrande abbassate e anche tante nel centro cittadino. Anche per chi non è abituato a frequentare le vie principali cittadine è tutt’altro che complicato intuire – la situazione era negativa già pre Covid – l’affanno odierno: «Il commercio – la premessa di Lupi – è l’avamposto di un disagio economico generalizzato, la crisi di un modello di riferimento che ci ha supportato per anni. Ritengo che ciò non prescinda da una visione più completa del territorio: non commettiamo l’errore di settorializzare questa tematica, dovremmo parlare anche di politiche urbane, pianificazione urbana, rigenerazione urbana. Tutti temi sottoposti alle altre associazioni e all’amministrazione». Soddisfazione da parte di Confcommercio per il trasferimento del mercatino settimanale in centro. Ma i nodi fondamentali sono ben altri: «Le vetrine abbassate? Non è solo questo. C’è carenza di potere d’acquisto a causa della riduzione dei salari, ovvio che chi sta in trincea sono le attività commerciali. Il Covid è stato un acceleratore di processi, il malessere era già esistente».

CRISI COMMERCIO: «PUNTIAMO SU CENTRO ‘SALOTTO’

Largo Villa Glori

Il richiamo: «Manca regolazione commerciale»

In primis secondo Lupi serve schiarirsi le idee su cosa si vuol fare: «Pensare a che tipo di città immaginiamo e come intendiamo approcciare alle tematiche del commercio. Bene parlarne, ma che tipo di progetto abbiamo in testa? Occorre sviluppare le politiche di sviluppo per un territorio green, smart, innovativo e giovane. Serve una pianificazione urbanistica – ha aggiunto – in supporto del commercio, un piano del traffico. Al momento non le abbiamo e rischia di procedere per step. Basta alle medie/grandi superfici commeciali, Terni non è più in condizioni di supportare e supportare queste scelte. Ad oggi manca una regolazione commerciale adeguata al servizio della città».

2017: «TERNI STA MORENDO»

Corso Tacito

La visione che non c’è e la conferenza programmatica

Lupi è poi tornato a spingere sull’argomento principe: «Dobbiamo parlare in maniera integrata. Da oltre due anni stiamo chiedendo – messaggio per il sindaco – una conferenza territoriale di programma che vada anche oltre i confini cittadini, l’abbiamo sollecitata più volte: l’obiettivo è creare nuove opportunità economiche ed innalzare la qualità dei servizi resi per un commercio di qualità. Lo stiamo perdendo. Occorre avere più coraggio per far sì che ci siano delle visioni in termini di collaborazioni tra pubblico e privato. Vorremmo un laboratorio di idee per Terni». Il primo a chiedere delucidazioni è stato il consigliere Alessandro Gentiletti di Senso Civico: focus sul confronto avuto con Latini a luglio.

C’E’ ANCORA CHI PUNTA SU TERNI: ARRIVA CATENA MANGO

Maria Bruna Fabbri

«Stop logiche particolaristiche. Ci dividiamo su tutto»

Lupi in merito ha ringraziato Latini per essere andato in direttamente in Confcommercio. Poi il nuovo ‘avviso’: «Gli abbiamo consegnato un documento e sviluppato le tracce di una linea di azione che deve essere improntata. Pensiamo che a quell’atto vada aggiunta un auspicio o annotazione: è giunto il momento, vista la disperazione e la crisi che si respira in città, abbandonare logiche particolaristiche e avere delle visioni congiunte. In questa città amiamo dividerci su tutto. Un grosso limite. Ci vuole coscienza culturale, civica e urbana. Un ‘municipalismo illuminato’ per ragionare meglio. C’è qualche associazione che fa distinzione tra commercianti di serie A e B, tra passeggiata e centro cittadino: ciò è offensivo, inutile e superficiale. La conferenza programmatica la interpretiamo come un coinvolgimento delle migliori intelligenze e di persone di buona volontà per ottenere un contributo: i sindaci dei comuni circostanti sono disponibili a confrontarsi. Non buttiamo via occasioni per far meglio il nostro mestiere».

Stefano Fatale

La difesa di Fatale e il piano 

In rappresentanza della giunta c’era l’assessore al commercio Stefano Fatale: «Il sindaco – il pensiero in merito alla conferenza programmatica – ha accolto l’invito proponendola per la primavera del 2019, poi c’è stata la pandemia – in realtà in Italia l’emergenza è scattata nel 2020, ndR – che è tuttora in corso. Lupi vuole il coinvolgimento degli amministratori, della città e anche oltre. Credo che ci sarà quando sarà permesso di affrontarla». Paolo Angeletti (Terni Immagina) appoggia la tesi del presidente di Confcommercio Terni: «I problemi sono legati alla visione globale del futuro della città. Il sindaco mi disse un anno fa che mancava. Ora siamo in emergenza economica, non sanitaria come a marzo ed aprile: oggi i contagi sono tanti ma l’indice di letalità è basso. In tutto ciò una sorta di ‘Stati generali’ del commercio servono». Per Federico Pasculli (capogruppo M5S) «c’e da agire velocemente, si avverte la carenza di un piano pogrammatico. C’è bisogno di lavorare sui servizi e l’attrattività delle aree». Il collega del movimento Luca Simonetti ha dato merito a Fatale per il trasferimento in centro del mercatino e ha condiviso l’input di Lupi sulla necessità di una visione integrata: «Lo scenario è molto incerto in questa fase per via della pandemia e il potere d’acquisto delle famiglie è sempre più basso. Ci sono idee e progetti?».

Terni

«Chi siamo? Città priva di identità»

Simonetti ha chiesto a Lupi un parere sullo studio affidato – dipartimento di architettura – all’università degli studi RomaTre per un focus di ricerca sulle politiche d’area vasta tra Terni e Roma in merito alla possibilità di aumentare l’attrattività del ternano nei confronti della capitale: «Che dire, più gente pensa e meglio è. C’è tuttavia – la risposta – un elemento di metodo: si commissionano in funzione di quello che noi vorremmo realizzare. In assenza di una visione dovremmo elevare il grado di interlocuzione a livelli più alti. Non possiamo attardarci. Mettere una panchina in via della Lince o un albero altrove, non è questo. Il problema è chi siamo, dove vogliamo andare e cosa facciamo. Che tipo di integrazione vorremmo – ha puntualizzato – fare con i territori limitrofi? La ciclabile della cascata in che contesto la inseriamo? L’Ast va difesa, c’è anche un problema d’ambiente. Come conciliamo il tutto? Il progetto lo si definisce quando c’è una visione, poi ci s confronta. Altrimenti le proposte rischiano di essere una lista della spesa altrimenti. Siamo una città priva di identità e spina dorsale: il consiglio comunale è chiamato ad una grossa assunzione di responsabilità perché rappresenta la coscienza di Terni». A questo punto è intervenuta anche la Fabbri: «Stanno cambiando gli equilibri competitivi e la grande distribuzione sta entrando in difficoltà. Serve capire una serie di aspetti per le chance di sviluppo economico. La dismissione delle superfici commerciali indica la fragilità del sistema. Il tema – ha concluso – è cogliere le opportunità legate al cambiamenti. In generale sul territorio regionale c’è ritardo sulle politiche del commercio».

I commercianti e l’affanno: «Meno filosofia»

Plauso da parte del consigliere di Terni Civica Michele Rossi: «Approccio intelligente da Confcommercio, non è una novità. Il concetto che è stato espresso è di avere una visione più ampia, alzare il livello su questi temi e capire che tipo di città vogliamo. Certo, ci siamo trovati a ripianare il dissesto finanziario, è un’emergenza nell’emergenza. Culturalmente ci dividiamo su tutto, ci si schiera sulle piccole cose, è un atteggiamento che bisognerebbe superare. Manca il senso d’orgoglio. Noi possiamo spingere l’amministrazione comunale ad organizzare la conferenza programmatica per tirar fuori idee con il coinvolgimento delle eccellenze del territorio». Più concisa Paola Pincardini di Uniti per Terni: «I commercianti soffronto e hanno bisogno di risposte. Il dissesto ereditato? Sì, ma lo sapevamo da prima che c’era questa situazione. Una visione di città la dovremmo avere. Cerchiamo di essere meno filosofici e più pratici». Gentiletti ha poi rimarcato un aspetto: «Le proposte sono state fatte, compete al sindaco avere un obiettivo. Se ne parla da anni della conferenza programmatica». Intanto i negozi chiudono e il centro si svuota.

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