Crisi energetica, nuovo disegno di legge per le grandi derivazioni idroelettriche

Umbria – Canone fisso innalzato da 32 a 40 euro per kW, si incrementano canoni. M5S esulta e attacca: «Tagliate risorse ai Comuni»

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«Siamo alle prese con una crisi energetica senza precedenti». Donatella Tesei ha lanciato l’allarme. La giunta regionale nella seduta di mercoledì ha adottato il disegno di legge che disciplina la materia dell’assegnazione delle concessioni di grande derivazioni idroelettriche in Umbria e la determinazione dei relativi canoni. «La giunta si è adoperata già da tempo – ricorda la presidente della Regione Umbria – ora compiamo un ulteriore passo dando un segnale a livello regionale in attesa delle misure del Governo. Recupereremo preziose risorse stimabili in alcuni milioni di euro. I maggiori introiti andranno a beneficio del territorio umbro e dei Comuni in cui sono ubicati gli impianti».

LA NUOVA LEGGE PER LE CONCESSIONI IDRICHE

La conferenza

Il disegno di legge

«Il canone fisso verrà innalzato da circa 32 euro a 40 euro per kW – spiega l’assessore all’Ambiente Roberto Morroni – vengono poi introdotte altre due componenti. Ci sarà una parte variabile pari al 2,5% del valore dei ricavi calcolati sulla produzione annua a consuntivo delle centrali e il prezzo di mercato dell’energia. La Regione farà dei bandi per l’assegnazione delle concessioni, con procedura ad evidenza pubblica, l’obbligo ai concessionari di fornire annualmente gratuitamente una quantità di energia elettrica al territorio e anche la possibilità di monetizzare questo quantitativo». Il disegno di legge verrà trasmesso all’assemblea legislativa per la prosecuzione dell’iter. La giunta regionale viene autorizzata ad incrementare, dal 2023, la quota dei canoni attribuiti annualmente ai Comuni territorialmente interessati dalle grandi derivazioni idroelettriche (Terni, Narni, Cerreto di Spoleto, Baschi ed Alviano) fino al 35 per cento della componente fissa dei canoni introitati nell’anno precedente. Attualmente ai Comuni vengono erogati complessivamente 2 milioni di euro derivanti dai canoni: 400mila euro per il finanziamento delle attività di pronto intervento idraulico e di primo intervento urgente su tutto il territorio regionale e i restanti 1,6 milioni ripartiti fra i 5 Comuni sulla base della popolazione censita. A decorrere dal 2023, una quota del 2,5 per cento degli introiti relativi alla componente fissa dei canoni è destinata a finanziare le misure del Piano di tutela delle acque mirate alla tutela e al ripristino ambientale dei corpi idrici regionali, e alle attività di accertamento e riscossione dei canoni medesimi.

Morroni

La situazione umbra

In Umbria, come si legge nel comunicato, sono 9 gli impianti che possono essere annoverati fra le grandi derivazioni (con una potenza nominale media di concessione superiore a 3.000 kilowatt), e si trovano per la quasi totalità nella provincia di Terni. Di queste, 7 producono circa il 95% dell’energia e, conseguentemente, dei canoni, con scadenza della concessione nel 2029; le restanti due con concessione già scaduta.

IL PRESSING M5S SULL’IDROELETTRICO

De Luca

De Luca (M5S) esulta e attacca

«Grazie al Movimento Cinque Stelle, anche in Umbria – la nota del consigliere regionale M5S Thomas De Luca – le multinazionali dell’idroelettrico dovranno cedere quota parte dell’energia agli utenti interessati dagli impianti. Dopo tre anni di fiato sul collo siamo riusciti ad ottenere che la proposta di legge sugli extra profitti arrivi in commissione e poi in aula. Con tre anni di ritardo, la Regione Umbria recepirà le misure del governo Conte approvate nel 2018 con il decreto Semplificazioni. Nel Dlgs 135/2018, all’art.11 quater è scritto infatti che ‘le regioni possono disporre con legge l’obbligo per i concessionari di fornire annualmente e gratuitamente alle stesse regioni 220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di concessione per almeno il 50% destinata a servizi pubblici e categorie di utenti dei territori provinciali interessati dalle derivazioni’. Con il disegno di legge sulle concessioni, però, la giunta Tesei si limita ad attuare le disposizioni normative senza cambiare di una virgola lo status quo e anzi toglie risorse ai comuni interessati dalle grandi derivazioni idroelettriche. Sbattendo la porta in faccia alle richieste degli enti locali governati dallo stesso centrodestra, e approvata all’unanimità dal Cal, di fissare al 35% la soglia minima di ripartizione dei canoni pagati dal concessionario ai comuni interessati dagli impianti. Non ci sarà quindi nessuno stanziamento stabile per i comuni come avviene oggi, stanziamento che sarà invece determinato di volta in volta e potrà anche essere pari a zero. Solo per fare un esempio, la Regione Lombardia redistribuisce ai comuni e alle province dove insistono gli impianti l’80% di quanto incassato. Ecco perché tutto questo ancora non può bastare: l’obiettivo finale è il ritorno alla gestione pubblica delle nostre centrali idroelettriche, così come la stessa legge nazionale prevede per le concessioni in scadenza o già scadute. Solo con una sana gestione pubblica potremo assicurare ai ternani e agli umbri quella democrazia energetica finora allegramente svenduta alle multinazionali, con bollette enormi per famiglie e imprese – conclude – mentre entità sovrastatali continuano a depredare una risorsa pubblica come quella idrica, generando da decenni un enorme arricchimento privato a scapito della collettività».

 

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