Crisi Umbria Tpl: sequestrati 8 milioni

Blitz della Guardia di finanza di Perugia che ha chiuso il cerchio sull’annosa vicenda della società di trasporto pubblico. Quattro indagati. Danni erariali per 45 milioni di euro

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Il comando provinciale della Guardia di finanza di Perugia ha eseguito il sequestro di beni per un valore complessivo superiore agli 8 milioni di euro nei confronti dei componenti di un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, all’induzione indebita a dare o promettere utilità ed alla bancarotta fraudolenta, ritenuta responsabile della grave crisi finanziaria che ha colpito la società ‘Umbria Tpl e Mobilità’.

Colpiti in quattro

Sono quattro i destinatari del provvedimento, individuati tra coloro che hanno rivestito ruoli chiave all’interno della società umbra e di due società consortili della capitale, che gestiscono, tuttora, parte del trasporto pubblico romano. Lo stesso settore in cui ‘Umbria Tpl e Mobilità’ si è trovata catapultata nel 2010 per effetto della pesante eredità ricevuta dall’allora Azienda Perugina della Mobilità (A.P.M.).

L’avvio dell’inchiesta

Il sequestro, accompagnato dai connessi avvisi di garanzia, rappresenta l’epilogo di una complessa ed articolata indagine, avviata dalla procura della Repubblica di Perugia nel 2015 e che aveva già portato, l’anno successivo, ad un altro sequestro preventivo di 6 milioni di euro sul conto della tesoreria della Regione Umbria. All’epoca, infatti, erano state riscontrate delle irregolarità nella comunicazione dei dati inviati all’Osservatorio del Trasporto Pubblico del ministero, volte ad ottenere l’erogazione della quota annuale del fondo nazionale trasporti.

La svolta del 2017

Nel 2017 la svolta: il titolare di un’azienda di autotrasporti, ormai sull’orlo del fallimento, decide di ‘vuotare il sacco’ e di raccontare alla procura e agli investigatori oltre 20 anni di elargizioni, destinate ad un ex dirigente di ‘Umbria Tpl e Mobilità’ e ai suoi ‘contatti romani’: ingenti somme di denaro contante (fino a 9 mila euro mensili), bonifici giustificati tramite false sponsorizzazioni a società sportive, retribuzioni legate a fittizie assunzioni di familiari e conoscenti, utilizzo a titolo gratuito di auto di lusso (Bentley, Porsche, Mercedes, Audi, BMW, ecc.) e cessioni di partecipazioni societarie.

Danno erariale di 45 milioni di euro

La vicenda, ricostruita dal personale del Nucleo di polizia economico finanziaria di Perugia attraverso acquisizioni documentali, testimonianze e indagini finanziarie, ha offerto la ‘chiave di lettura’ degli anomali rapporti tra ‘Umbria Tpl e Mobilità’ e le società consortili romane, che ha determinato nel tempo un danno erariale di circa 45 milioni di euro, come accertato nel 2017 dalla procura regionale della Corte dei Conti dell’Umbria. Il perseguimento dell’interesse privato in danno di quello pubblico di cui era portatore ha fruttato all’indagato umbro, quando era ancora dirigente di ‘Umbria Tpl e Mobilità’, un importo complessivo di quasi 2 milioni euro, a fronte della stipula di due cospicui contratti di collaborazione con le predette società romane.

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