Elettrocarbonium, politica all’attacco

Forza Italia, TuttiperNarni e Sinistra per Narni: «Quando si sbaglia bisogna avere il coraggio di ammetterlo. Ma non sono capaci»

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Le polemiche – politiche e non – sulla vicenda Elettrocarbonium non si placano: «E’ buona norma, quando una storia finisce, tirare le somme per riaprine un’altra e non commettere almeno gli stessi errori. La storia ‘nuova Elettrocarbonium’ è finita male e di errori ne sono stati commessi e molti. Se proprio non si volesse tener conto della voce delle opposizioni – scrivono Forza Italia, TuttiperNarni e Sinistra per Narni – a quella dei lavoratori, che vivono sulla propria pelle la perdita del lavoro, avremmo il dovere di prestare fede».

Le richieste Secondo le tre forze politiche narnesi, «essi hanno chiesto a piena voce che chi ha gestito in prima persona la vertenza, l’assessore allo sviluppo economico, si faccia da parte e che l’impresa e l’imprenditore che ancora occupano l’azienda in modo improprio siano messi alla porta, immediatamente attuando ogni possibile soluzione senza infingimenti o tentennamenti finora invece dimostrati da diversi attori. Una frase detta dai lavoratori durante il ‘consiglio aperto’ è esaustiva: “Fuori i farisei dal tempio!”».

La sfiducia Ecco perché, insistono Forza Italia, TuttiperNarni e Sinistra per Narni, «durante il consiglio abbiamo chiesto che fossero essi stessi a parlare evitando politichese o situazioni di parte, e ciò che hanno detto e il gesto plateale di dissenso e sfiducia nei confronti dell’assessore che non riscuote più la loro fiducia, abbandonando l’aula durante l’intervento sono la più cruda e vera realtà. La minoranza ha quindi dato voce, e ha fatto sì che la vertenza riassumesse i toni alti e il giusto fervore mediatico da chi invece la continuava a gestire temporeggiando ed addomesticandola».

L’ordine del giorno La stessa minoranza ha poi raccolto le richieste dei lavoratori in un ordine del giorno che chiedeva «la rimozione dalla trattativa dell’assessore De Arcangelis in quanto politicamente colui che ha più di tutti gestito la vertenza con Morex ed elemento ormai fortemente divisivo tra ai lavoratori e le stesse organizzazioni sindacali ed anche a una parte politica della città; che siano da subito, in quanto indispensabili per attivare ogni altra possibile iniziativa industriale che veda al tavolo sindacati, Rsu, istituzioni, investitori e azienda, posti in essere azioni e atti amministrativi – anche attraverso l’ufficio legale del Comune – che facciano sloggiare chi ancora è in possesso di una fabbrica, con procedura di sfratto avviata».

Le «tattiche» Queste, secondo le forze di minoranza, «sono cose reali concrete di un cambio di passo senza i soliti bizantinismi del detto e non detto, dei misteri, delle riunioni a porte chiuse, nel rispetto di chi è senza stipendio da mesi e con l’incertezza del futuro. Invece la maggioranza cosa fa? Il solito ordine del giorno, ovviamente in politichese che dice tutto e il contrario di tutto, mantiene e difende l’assessore paventando altri investitori che si profilano all’orizzonte (ben vengano) ma che rimangono segreti e indefiniti, con la storia che non finisce ma continua su un binario morto. Quando si sbaglia bisogna avere il coraggio di ammetterlo. Ma non sono capaci».

 

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