La bozza di accordo, che prevede 79 esuberi (più dei 68 ipotizzati dalla proprietà, ndR) e l’azzeramento degli scatti di anzianità, l’ha elaborata il Ministero dello sviluppo economico ma, mentre l’azienda – la Alimentitaliani Srl – si è subito resa disponibile alla firma, i sindacati l’hanno già bollata come «irricevibile». Prosegue così il ‘muro contro muro’ all’ex Gruppo Novelli, anche dopo l’ultimo incontro in sede ministeriale che si è tenuto martedì.
EX NOVELLI: «CREDITI A RISCHIO»
Ultimatum dell’azienda «Martedì 28 marzo il Ministero dello sviluppo economico – recita la nota diffusa da Alimentitaliani Srl – ha formulato un’ipotesi di accordo tra l’azienda e le organizzazioni Sindacali. La società Alimentitaliani srl si è resa disponibile alla firma del suddetto accordo e ha comunicato che attenderà 24 ore per avere risposta dalle organizzazioni sindacali». Poi la parte finale, che non lascia presagire nulla di buono: «In mancanza, Alimentitaliani srl si riserverà di agire di conseguenza».
EX NOVELLI, ‘GIALLO’ SULLE QUOTE
Il ‘no’ dei sindacati… Sull’incontro che si è tenuto a Roma, le segreterie nazionali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno un punto di vista decisamente diverso: «Il Mise ha proposto un’ultima bozza di accordo che abbiamo giudicato irricevibile – spiegano le sigle – in quanto contenente sia esuberi, in numero peraltro superiore agli ultimi dichiarati, che sacrifici economici (azzeramento scatti anzianità)». A fronte della bozza ‘indigesta’, le organizzazioni sindacali e il coordinamento hanno elaborato «alcune controproposte al fine di spingere la proprietà a valutare ogni possibilità offerta, dagli ammortizzatori sociali per i vari siti (anche Cisterna di Latina) e a rimandare la dichiarazione di esubero al termine dei periodi di trattamento nei vari siti». Oltre a questo le sigle hanno chiesto ad Alimentitaliani di «inserire nella bozza di accordo i dettagli sul piano per Muggiò qualora si realizzasse l’acquisto dell’immobile».
…e quello dell’azienda Controproposte a loro volta respinte da Alimentitaliani: «La proprietà, preso atto delle richieste sindacali, non le ha condivise rendendo impossibile proseguire il confronto. Il Ministero ha dichiarato che nel momento in cui le parti vorranno riprendere il confronto, sarà a disposizione. Sulla base delle eventuali determinazioni aziendali – concludono Fai, Flai e Uila – decideremo nelle prossime ore le azioni opportune da mettere in campo. Nel frattempo è confermato lo stato di agitazione per tutto il gruppo».
Gli esuberi La proposta del Mise bocciata dai sindacati prevede, come detto, 79 esuberi così suddivisi: 66 alla Alimentitaliani di cui 7 ad Amelia (5 impiegati, 1 quadro ed 1 dirigente), 33 a Terni (27 impiegati, 4 quadri e 2 dirigenti), 20 a Latina (3 impiegati, 1 quadro e 16 operai), 1 impiegato a Roma e 5 a Spoleto (3 impiegati, 1 quadro e 1 dirigente). Per la Fattorie Novelli Srl è prevista una ‘ridondanza occupazionale’ di 9 unità fra Spoleto, Montefalco e Casalta (8 impiegati e 1 quadro), mentre per la Novelli Service che opera fra Terni, Torino e Muggiò i dipendenti ‘di troppo’ sono 4 (3 impiegati e 1 quadro). Il totale degli esuberi è così stimato in 50 impiegati, 9 quadri, 4 dirigenti e 16 operai.
Nuova società Tornano poi di moda le ‘esternalizzazioni’ dei servizi amministrativi, messe in archivio durante la trattativa ma riemerse nella bozza di accordo: «L’azienda ha comunicato che, al fine di razionalizzare le funzioni di staff al servizio dell’intero Gruppo, procederà a partire dal 1° novembre 2017 all’affidamento di tutti i servizi amministrativi, commerciali ecc. ad una società terza nella quale confluiranno tutte le risorse portatrici di competenze manageriali ed impiegatizie quantitativamente funzionali a tutte le aziende del Gruppo, al netto delle risorse considerate ridondanti». Circa le attività della logistica (Novelli Service), l’idea è quella di affidarle ad una cooperativa.
Tagli al costo del lavoro Drastici anche gli interventi proposti sul costo del lavoro: «Azzeramento dei superminimi, benefit di qualsiasi natura, assegni ad personam ed altri elementi personali erogati a qualsiasi titolo, annullamento e ripartenza del conteggio del valore economico degli scatti di anzianità». In poche parole, messe nero su bianco: «Annullamento di tutti i precedenti accordi».
Gli investimenti Nella proposta del Mise non si parla però solo di tagli. Per gli allevamenti avicoli del Gruppo sono previsti investimenti per 17 milioni e 200 mila euro; per la ‘divisione pane’ la cifra è di 13 milioni e 280 mila euro così suddivisi: 8 milioni e 230 mila euro per le linee di panificazione di Amelia, 5 milioni e 50 mila per quelle di Cisterna di Latina. In generale l’azienda punterebbe a sviluppare i volumi di vendita anche attraverso l’introduzione di nuovi prodotti (congelati, a lunga conservazione e per i fast food) e il rilancio del ‘pet food’ con produzione a Terni. Gli altri obiettivi riguardano l’ottimizzazione della filiera produttiva e distributiva e la – temuta – riorganizzazione interna. Ma per ora è stallo totale.