FarmaciaTerni: «Utile con l’escamotage». La replica di Scarpellini

La sospensione del contratto di servizio ha tolto 400 mila euro dai costi del bilancio 2019, Il Pd lo sottolinea a l’amministratore unico è netto: «Una ‘tassa’ iniqua che va revocata»

Condividi questo articolo su

Un utile di 300 mila euro, relativo al bilancio 2019 approvato venerdì dall’assemble della società, che dà slancio al ‘nuovo corso’ di FarmaciaTerni, su cui però c’è chi solleva – anche fra le opposizioni – dubbi di natura tecnica. Relativi al contratto di servizio in essere, ma sospeso, fra la stessa società e il Comune di Terni.

La questione

Quel contratto di servizio sottoscritto nel 2016, infatti, prevede che per 10 anni – a partire da fine 2016 e con quote annuali crescenti – FarmaciaTerni, a cui è stata affidata ‘in house’ la gestione delle farmacie comunali, versi al Comune di Terni un totale di 4 milioni di euro. Quello stesso contratto di servizio, però, a partire dal 2019 è stato ‘sospeso’ e prolungato di qualche anno: proprio per l’annualità 2019 prevedeva un versamento di 400 mila euro. Che sottratti ai 300 mila di utile riscontrati, avrebbero disegnato un bilancio diverso. Non troppo diverso da quanto avvenuto fra il 2016 e il 2018 quando le quote, pur non liquidate, erano state imputate a costo.

Incasso solo rinviato

Nulla di strano o particolare: il Comune di Terni ha deciso di sospendere il contratto contribuendo così, in maniera fattiva, all’operazione di ‘restyling’ avviata. Ma il punto è che quel contratto prima o poi tornerà ad essere ‘efficace’ e quanto dovuto – oltre a ciò che è stato finora liquidato – dovrà finire nelle casse di palazzo Spada. Che, certo, da tempo non godono di particolare salute. Anche per questo l’eventuale cessione delle farmacie, ‘tirate a lucido’ e comunque funzionanti e appetibili al di là del numeri citati, è un tema che potrebbe tornare attuale in un arco temporale neanche tanto ampio.

«Utile non è il frutto del risanamento. Ma di altro»

Sulla questione intervengono i consiglieri comunali del Pd, Francesco Filipponi e Tiziana De Angelis, con una nota: «La società ha chiuso l’esercizio con un utile di 300.395 euro – affermano – suscitando la soddisfazione del sindaco e dell’assessore alle partecipate. Tale risultato, però, non è il frutto del tanto sbandierato risanamento della società perché per risanare le aziende ci vogliono i manager, quelli veri, ed inoltre perché se nel 2018 il socio – Comune di Terni – avesse fatto ciò che poi ha dovuto fare nel 2019, la società non avrebbe avuto bisogno di essere ricapitalizzata. Com’è noto – spiegano Filipponi e la De Angelis – la società Farmacia Terni società in house del Comune, gestisce le farmacie comunali per effetto di un contratto di servizio che prevede, o meglio prevedeva, la corresponsione al Comune di Terni dell’importo di 4 milioni di euro in 10 anni. Tale contratto è stato regolarmente rispettato negli anni 2016, 2017 e 2018 attraverso l’imputazione del rispettivo canone e quindi del costo nel conto economico della società. A partire dal 1° gennaio 2019, forte dell’appoggio politico di cui gode, il nuovo amministratore, come per miracolo, riesce ad ottenere dal Comune una rimodulazione del contratto che prevede una sospensione di fatto degli effetti economici per qualche anno, con relativo prolungamento della durata e il sacrificio di alcuni contratti a termine. Ciò – osservano i due consiglieri del Pd – comporta che se la società avesse dovuto imputare a bilancio l’onere derivante dal contratto di servizio che per l’anno 2019 ammontava a 400 mila euro, avrebbe chiuso il bilancio in perdita di circa 100 mila euro. La società FarmaciaTerni Srl quindi si ritrova a gestire gratuitamente per qualche anno le farmacie della città alla faccia del tanto sbandierato risanamento e il Comune a dover ancora in parte attendere per il rientro economico di quanto impegnato per il risanamento. Riteniamo un utile di esercizio sia sempre una buona notizia ma da inquadrare nel quadro che abbiamo delineato. Rimaniamo infine disponibili – concludono Filipponi e De Angelis – a discutere nuovamente in commissione consiliare per avanzare le nostre proposte, consapevoli del nostro agire merito finora e fare la dovuta chiarezza come abbiamo fatto in passato sulla questione inesistente del fondo Falchi».

Contratto di servizio: parla Scarpellini

Puntuale la replica dell’amministratore unico Mauro Scarpellini: «Leggo la dichiarazione odierna dei consiglieri comunali Filipponi e De Angelis e anticipo che non intendo invadere il campo delle scelte e dei confronti politici perché non ne ho titolo. Tuttavia ho l’opportunità di dare qualche informazione che né i due consiglieri né i lettori possono ancora avere perché contenute nella mia relazione sulla gestione della società presentata all’assemblea del 26 scorso, relazione che sarà divulgata dopo protocollati tutti gli atti di verbale e gli allegati della seduta. Nella relazione sulla gestione – afferma Scarpellini – ho ricostruito tutti passaggi delle modifiche del contratto di gestione tra Comune e FarmaciaTerni e tutti potranno leggerli. Qui in sintesi vorrei che sia chiaro che l’utile del 2019 è frutto esclusivo della gestione societaria, pulita, senza tecnicismi né manovre di bilancio, difendibile in qualunque sede. Nella mia relazione ricordo, tra l’altro, che ‘Il contratto di Servizio stipulato il 19 settembre 2016 tra Comune di Terni e FarmaciaTerni Srl rappresenta la fase finale ed attuativa di un percorso politico-amministrativo che ha riguardato il settore della gestione del servizio farmaceutico pubblico locale’ e il dettagliato riepilogo che ne faccio serve per ‘comprenderne la valenza ai fini gestionali e l’urgenza di porre in essere i successivi correttivi’. Correttivi che vanno fatti al contratto di servizio, non alla gestione della società. Il piano industriale 2015-2018 approvato dal consiglio comunale – osserva l’amministratore unico – conteneva al suo interno un piano di investimenti pari a euro 860 mila che prevedeva lo spostamento di quattro farmacie, il restyling di due farmacie, l’introduzione di metodi innovativi di automazione della gestione del servizio e piani di comunicazione e formazione a supporto della crescita in tutti i segmenti di mercato. Invece è intervenuta prima la trasformazione della AsFM in Srl e poi la decisione di porre in vendita il 90% del capitale azionario, senza attuazione del piano di investimenti. La tassa di 4 milioni posta a carico della società sarebbe stata possibile dalla crescita di utili che sarebbero dovuti venire da investimenti poi non realizzati: trasferimento della farmacia Falchi in zona Bramante, dotazione di nuove scaffalature e attrezzature per le farmacie di via Mola di Bernardo, Cospea e Borgo Rivo, dotazione di nuove scaffalature, attrezzature e servizi per le farmacie di viale Trieste e corso Tacito. Tutto ciò l’ho rilevato dai documenti di archivio.
Detti investimenti avrebbero dovuto portare un aumento di fatturato del 40-50% per poter pagare la tassa imposta alla società. Non vi erano, non vi sono e non vi saranno le condizioni per questo; basta conoscere ieri e oggi gli andamenti nazionali e regionali e le previsioni di mercato farmaceutico, la demografia di Terni, l’occupazione di Terni, il Pil di Terni, il tasso di propensione alla spesa delle famiglie e capire che il balzellone è superesagerato. Insistendo si arriverà a dire che le farmacie non vanno bene e bisogna venderle ai privati. Gli investimenti non furono mai fatti – osserva Mauro Scarpellini – ma la tassa restò e resta ancor oggi anche se diluita in più anni. Non so se il Comune sperasse che i privati acquirenti potessero provvedere di tasca loro. Inoltre il Comune deliberò un regime autorizzativo vincolante per la gestione del personale assolutamente inadatto alla gestione di una società commerciale dinamica e più proprio della gestione di una caserma; questo regime, utilizzato in modo inspiegabile dal Comune, fu poi causa diretta di perdite consistenti alla società. Ma la tassa di 4 milioni rimase. Scrivo ancora nella relazione: ‘Nonostante i ripetuti solleciti da parte della società, l’ente non adottò alcun provvedimento per rimuovere gli effetti negativi sulla gestione della società derivanti dalle delibere di giunta municipale sopra indicate’. Con ciò venne a rilievo, ictu oculi, il doppio aspetto del depauperamento irragionevole della società per aver sopportato un danno ingiusto alla propria attività, senza immediata possibilità di recupero a carico del danneggiante (cioè il Comune) e, contestualmente, dell’indebito arricchimento del Comune stesso che, pur avendo causato il danno, lo pose interamente a carico della società’. Occorre far sapere le cose: la società ha parlato e scritto chiaro con gli amministratori succedutisi e col collegio dei revisori. Quest’ultimo, che presiedevo, sollecitò ripetutamente. Scrisse nella relazione al bilancio 2017 inviata (inutilmente) al commissario prefettizio dottor Cufalo sull’imposizione della tassa di 4 milioni, senza contropartita: ‘Il collegio avverte che si realizzerà … l’impossibilità di perseguire il pareggio di bilancio del servizio sin dall’esercizio 2018, possibilmente’. Il collegio aveva scritto esplicitamente e riscritto che si sarebbe giunti al fallimento. I manager veri riescono a vedere le cose, gli errori e le prospettive e dare i consigli anche se i due consiglieri ritengono che io e soprattutto i miei due predecessori del 2019 fossero manager finti. La tassa non può essere rimodulata ma eliminata, perché non conosco un Comune che abbia tre voci di utilità dalla propria farmacia: l’utile di bilancio come socio, le attività a scopo sociale svolte a favore dei cittadini dalla ‘farmacia sociale e dei servizi’ (circa 90 mila euronel 2019) come ente locale e una tassa per l’esistenza in vita come ente impositore. Ogni allusione a ‘dubbi di natura tecnica’ sull’operato della società non è fondata e chiedo ai consiglieri – conclude l’amministratore unico – di non coinvolgere la società e il suo bilancio né il mio operato né quello dei due amministratori miei predecessori nel 2019, dei due collegi sindacali e della direzione aziendale. Il resto appartiene alle competenze della politica».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli