Fontana piazza Tacito: il confronto si accende

Terni, la Soprintendenza tira dritto: «Restauro soluzione migliore». Comune e Fondazione Carit: «Basta perdite di tempo»

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di F.T.

Il tavolo ha traballato a lungo, ma alla fine si è arrivati ad una data – quella del 7 maggio – in cui la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell’Umbria tornerà ad incontrare gli ‘attori’ del restauro della fontana di piazza Tacito, avviato nell’estate del 2013 da Comune e Fondazione Carit, per proporre – nero su bianco – la propria idea sul percorso da seguire. E visto il pensiero del soprintendente Stefano Gizzi, sembra difficile ipotizzare, al momento, soluzioni diverse da quella del restauro in situ che aveva creato più di un ‘mal di pancia’ fra palazzo Spada e palazzo Montani Leoni.

RESTAURO FONTANA: PARLA IL SOPRINTENDENTE GIZZI

Il sopralluogo Giovedì mattina l’architetto Gizzi, accompagnato dallo staff della soprintendenza – Stefania Furelli, Barbara Brillarelli e Margherita Romano -, dai tecnici del Comune e da alcuni membri della Fondazione, ha effettuato un sopralluogo sulla struttura, esaminando tanto i ‘derelitti’ mosaici quanto le opere strutturali il cui restauro è stato già avviato e concluso.

IL SOPRALLUOGO ALLA FONTANA: FOTO

La riunione Dopo la ‘visita’, il gruppo si è spostato nella sede della Fondazione Carit per fare il punto. Un tavolo convocato sul momento, in cui ognuno ha detto la propria – fuori dai denti e con opinioni, su alcuni aspetti, radicalmente diverse – nel tentativo di superare lo stallo che va avanti ormai da troppo tempo.

Cambio di rotta Non è un mistero che il cambio di rotta, legato all’uscita di scena dell’ex soprintendente Bsae Fabio De Chirico (ora alla direzione generale per l’arte contemporanea) e all’arrivo dell’architetto Gizzi, abbia spiazzato un po’ tutti, con gli enti costretti – fra l’altro – a re-inviare tutte le carte alla soprintendenza, a distanza di un anno dalla presentazione delle indagini svolte dai tecnici della Venaria Reale di Torino sulla fontana. Prima degli avvicendamenti, anche attraverso il protocollo siglato a fine 2014 con la direzione regionale per i beni culturali, la strada stabilita era quella del distacco e della ‘musealizzazione’ delle tessere esistenti e il rifacimento ex-novo dei mosaici.

Il parere Il nuovo soprintendente ha invece idee diverse, esposte anche giovedì mattina dopo il sopralluogo: «Non voglio passare per quello che arriva senza sapere nulla e cambia le carte in tavola – ha spiegato ai presenti -, ma lo stesso Cesare Brandi diceva che dell’opera d’arte si conserva la materia e non la forma. Anche per questo si deve procedere, possibilmente, con un buon restauro conservativo, salvaguardando l’esistente».

Confronto serrato Comune e Fondazione, illustrando tutte le tappe del progetto, hanno chiesto al soprintendente Gizzi di definire un percorso comunque dettagliato e celere. «Vogliamo capire perché a distanza di un anno – hanno detto – si sia di nuovo da capo, perché quanto disposto in passato dalla stessa soprintendenza non vada più bene e capire se tutto questo tempo sia passato inutilmente». L’assessore comunale Stefano Bucari ha parlato di «giudizi affrettati e da rivedere. Pensavamo di essere all’arrivo – ha detto – e oggi ci ritroviamo al via». Allo stesso modo i rappresentanti della fondazione Carit hanno chiesto tempi certi e rapidi, «perché la nostra priorità è che ci sia un programma chiaro che porti ad un intervento di qualità e durevole nel tempo». Senza queste condizioni, è stato fatto capire, il sostegno economico al progetto potrebbe essere ritirato. E addio restauro.

Le perplessità Soprintendente e tecnici non hanno lesinato critiche alle mancate (ed errate) manutenzioni che hanno spinto la fontana nel degrado a distanza di pochi anni dall’ultimo restauro del 1995, «anche se le fontane sono la cosa più difficile con cui avere a che fare». Ma analoghe perplessità sono state espresse dalla Fondazione Carit sulle modalità di quel restauro. Dubbi, in questo caso della soprintendenza, anche sull’incarico affidato alla fondazione Venaria Reale – «C’era già l’Istituto superiore della conservazione e del restauro, che opera per conto del ministero», ha detto Stefano Gizzi – che aveva certificato lo stato di grave degrado dell’opera e l’impossibilità di seguire il restauro in situ.

Il messaggio Alla fine, fra documenti già inviati da tempo ma andati persi (sic) nei meandri della soprintendenza, al Comune è stato chiesto di consegnare di nuovo tutti gli incartamenti: dalle conclusioni della Venaria Reale, fino al progetto di restauro, il primo in ordine cronologico predisposto dal Comune nel 2013. Ai tecnici spetterà il compito di esaminare il materiale e definire la proposta operativa che verrà discussa nella riunione del 7 maggio. Al momento lo stallo prosegue, anche se il messaggio, da Terni, sembra essere passato: «Senza un piano operativo certo e preciso, salta tutto».

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