Ventisette giorni di malattia, e quindi di assenza dal lavoro, basati su certificati medici falsificati. Per questo la Corte dei Conti dell’Umbria aveva citato i giudizio un agente penitenziario di 54 anni residente in provincia di Terni, nel Narnese, chiedendogli indietro 1.908,88 euro per il danno erariale causato (indebita percezione della retribuazione). La sentenza, depositata di recente, è delle scorse settimane e l’uomo è stato condannato a restituire la somma, oltre gli interessi e le spese.
L’ammissione
Un fatto – la falsificazione dei certificati – ammessa dallo stesso agente in data 24 maggio 2019, attraverso un verbale di sommarie informazioni: «Ammetto che le certificazioni in atti sono fotocopie di più originali ai quali ho cambiato soltanto la data ed in alcuni casi i giorni di prognosi – dichiarava il 54enne -. Ho fatto ciò in quanto ho attraversato e attraverso una fase di disagio di carattere psichico che non mi crea comunque pregiudizio per la mia attività lavorativa ma che in alcuni momenti mi impedisce di svolgere il servizio nel migliore dei modi, come ho sempre fatto. Evidenzio che tutto questo è dipeso da un abuso di sostanze alcooliche per il quale sono in terapia, in ordine alla quale mi riservo di produrre certificazioni. Attualmente sto superando il momento di difficoltà lavorando con continuità e sono assolutamente disponibile a risarcire l’amministrazione per il danno erariale cagionato». Un’azione, la falsificazione messa in atto dal 54enne, di cui il medico di famiglia era completamente all’oscuro.