«Freddezza pervicace» Il gip inchioda Giorgia

Secondo l’ordinanza del giudice la 27enne non voleva far trovare il neonato vivo. «Gesto crudele, non era indigente ma poteva contare sui familiari». Ad incastrarla le telecamere

Condividi questo articolo su

Giorgia Guglielmi è dotata di «freddezza pervicace», perché non solo ha nascosto lo stato di gravidanza al compagno e ai parenti, ma ha compiuto un «gesto crudele»: dopo aver partorito, infatti, «non ha esitato a riporre il bambino vivo nel sacchetto di plastica, andando a fare la spesa, in un luogo non facilmente accessibile. È quindi inverosimile il suo racconto nella parte in cui dichiara di averlo lasciato in modo da farlo trovare da qualcuno». Sono alcuni passaggi dell’ordinanza di quattro pagine firmata dal gip Natalia Giubilei che ha portato in carcere la 27enne di Terni accusata di aver abbandonato il figlio appena nato nel parcheggio dell’Eurospin di Borgo Rivo. Passaggi che – nonostante continui a difendersi dall’accusa di omicidio – l’inchiodano alle sue responsabilità.

La ricostruzione Sono state proprio le telecamere di quel parcheggio – emerge dal provvedimento – a incastrare la donna, visto che allegati ci sono i fotogrammi del momento in cui la giovane posiziona la busta con all’interno il bambino nell’aiuola dove è stato poi ritrovato. Oltre al racconto reso spontaneamente durante la confessione e alle risultanze dell’autopsia a cui è stato sottoposto il neonato – «la causa del decesso va ricercata nel fatto che il bambino si sia trovato in una busta di plastica chiusa esposta al calore e quindi è morto per asfissia» si legge – il giudice per le indagini preliminari spiega, anche attraverso la giurisprudenza di Cassazione, come mai dalla contestazione iniziale di infanticidio si sia passati a quella ben più grave di omicidio volontario aggravato. «Nel caso specifico – dice -, tenuto conto delle dichiarazione dei familiari, l’indagata era inserita in un contesto familiare allargato composta da compagno-figlia, genitori della sorella e altri parenti e aveva rapporti costanti con loro».

Nessuna indigenza Insomma, come emerso anche dalle testimonianze raccolte tra chi conosce Giorgia e la famiglia – ma gli interrogatori di persone informati sui fatti continuano anche in queste ore – la ragazza non era completamente sprovveduta dal punto di vista economico come ha raccontato per giustificare l’abbandono, potendo contare sia sul compagno (la cui posizione è risultata totalmente estranea dalla vicenda) che sui genitori. Un sostegno ci sarebbe stato e dunque la 27enne non aveva motivo di abbandonare il piccolo. Non è quindi prefigurabile la percezione di totale abbandono da parte della madre, sufficiente, secondo le sentenze di Cassazione, a ipotizzare il reato di infanticidio.

La misura Quanto alle esigenze cautelari, benché la 27enne abbia ammesso le sue responsabilità, secondo il giudice c’è «il concreto pericolo di inquinamento probatorio». La misura del carcere è ritenuta anche «proporzionata alla gravità dei fatti» dal gip, che venerdì ascolterà la ragazza per l’interrogatorio di garanza. Nel frattempo dovrà essere trovata una differente collocazione dell’altra figlia – ora affidata ai genitori e alla sorella di Giorgia – ritenuta necessaria dalo stesso gip Giubilei. Anche lei è un’altra vittima di questa vicenda, insieme al fratellino che non potrà mai conoscere. Quel fratellino la cui salma rimane a disposizione dell’autorità giudiziaria e di cui non si conosce dunque ancora la data della sepoltura. Sarà il Comune a farsi carico delle spese del funerale, in quanto la famiglia della 27enne avrebbe deciso di prendere le distanze dal caso e dunque – sia dal punto di vista legale che materiale – dalla figlia. Per lei il suo legale, l’avvocato Alessio Pressi, si è già attivato per chiedere una perizia psichiatrica. Il compagno della giovane avrebbe invece espresso l’intenzione di riconoscere legalmente il piccolo.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli