di L.P.
Nessun timore per il futuro occupazionale di Gesenu. A confermalo, agli stessi dipendenti, sono stati i due principali soci dell’azienda pubblico privata di smaltimento dei rifiuti dell’Ati2, finita al centro della bufera dopo l’arresto del direttore tecnico Sassaroli e l’inchiesta della magistratura che ha svelato un pericoloso intreccio di business illecito per far uscire un fiume di soldi dalla gestione dell’immondizia.

L’incontro Ma ora, i due soci, hanno intenzioni chiare, a patto che la Regione rimetta mano a un piano regionale dei rifiuti che consenta di fare nuovi investimenti. Il primo a parlare è stato il sindaco Romizi a seguito dell’incontro avvenuto venerdì con le rappresentanze sindacali di Gesenu. «L’amministrazione comunale – ha detto il sindaco -intende rassicurare tutti i lavoratori di Gesenu sulla loro condizione occupazionale. Stiamo lavorando per salvaguardare la situazione attuale, garantire il servizio e fornire prospettive future all’azienda ed ai suoi lavoratori, impegni che, come socio pubblico, abbiamo il dovere di assumerci. Siamo chiamati a garantire l’interesse pubblico, che, come sempre, è la priorità della nostra azione di governo». Intanto, nei giorni scorsi, è intervenuto anche il prefetto Cannizzaro che ha convocato a piazza Italia il sindaco Romizi, quello di Corciano Betti, l’assessore regionale Cecchini assieme alla presidente di Tsa Dorillo e alcune figure apicali di Gesenu per cercare di trovare una soluzione all’impasse che si è venuta a creare negli ultimi mesi.

I nodi A un anno e mezzo dalla prima interdittiva antimafia firmata dal prefetto, però, la situazione ha continuato a destare preoccupazione, così le rsu hanno chiesto un incontro ai due principali soci, la parte pubblica e quella privato, per avere rassicurazioni sul proprio futuro. «Non solo l’interdittiva – spiega Nazareno Cardinali, coordinatore Rsu Cgil Gesenu – in mezzo c’è stato anche l’arresto del nostro direttore e poi, ora, con le discariche di Pietramelina e Borgogiglione chiuse, siamo costretti a portare i rifiuti fuori regione con un aumento di costi che desta timore anche per il futuro occupazionale degli oltre 400 dipendenti dell’azienda». Un blocco, quello di Pietramelina, che costa circa 800 mila euro e sulle cui conseguenze c’è stata una vera e propria battaglia in consiglio comunale.

Pietramelina Ma il futuro dovrebbe essere diverso. Così, infatti, sia il sindaco Romizi che l’ad Paoletti, che da un anno ha preso il posto dell’avvocato Cerroni e che ha incontrato le rappresentanze sindacali dei lavoratori un giorno prima del sindaco, hanno dato alcuni segnali positivi. «A giugno Pietramelina riaprirà, ce l’hanno assicurato», spiega ancora Cardinali e, almeno per quanto riguarda l’organico, i camion smetteranno di fare avanti e dietro con gli impianti Hera di Imola e Ferrara in Emilia Romagna. Gli impianti, infatti, sono già stati ‘ristrutturati’, ma Gesenu non se la sente di farli ripartire fino a che non sarà chiarita la vicenda delle autorizzazioni da parte della regione, oggetto anche dell’inchiesta della magistratura.
Piano regionale rifiuti Ma, e questa è la condizione base, prima di avviare nuovi investimenti, serve rimettere mano al piano regionale dei rifiuti. Un altro tentativo di ripassare la palla alla regione? «Noi abbiamo solamente chiesto quali sono le intenzioni della proprietà – prosegue Cardinali che, assieme al coordinatore rsu Cisl Pasquale Quadratucci e quello della Uil Walter Bonomi, era presente all’incontro – e se Gesenu sarà di nuovo, come ci avevano detto, l’azienda leader all’interno dell’Auri. Tutti hanno a cuore l’azienda e il futuro dei dipendenti, ma per avviare un piano di risanamento e nuovi investimenti bisogna capire cosa succederà». In vista anche delle previsioni di riempimento delle discariche umbre entro il 2019, dunque, è quanto mai urgente rivedere il piano regionale dei rifiuti del 2009 ma la Regione, al momento, sembra presa da altro.