Gesenu: «Dai rifiuti fiumi di soldi»

False fatturazioni per nascondere la ‘mala gestio’ dell’azienda. La GdF: «Così si trattavano più rifiuti che altrimenti non avrebbero potuto gestire, come quelli da fuori regione»

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L.P.

Si espande il dibattito politico sul nodo rifiuti in Umbria. E torna di nuovo in Regione dove, in attesa dell’ultima riunione del consiglio di martedì prossimo, è Marco Squarta a chiedere che vengano chiarite, una volta per tutte, le intenzioni della giunta sul tema.

Marco Squarta

Marco Squarta

Marco Squarta L’interrogazione, depositata sabato mattina, chiede lumi circa «la delibera di giunta del 24 novembre scorso in cui viene certificato il definitivo esaurimento delle discariche nel 2020». Secondo Squarta andrebbe chiarito se la Regione punta «ad ampliare le discariche che entro il 2020 andranno in esaurimento, esportare i rifiuti altrove, accantonare la produzione di css oppure a farsi imporre un inceneritore dal Governo nazionale». Questioni che, in parte, sarebbero state analizzate nei giorni scorsi in una riunione a cui hanno partecipato Arpa Umbria, Regione, sindaco di Perugia e presidente dell’Auri. La soluzione ‘definitiva’ per l’Umbria, dunque, sarebbe vicina e prevedrebbe l’impostazione di un modello di gestione efficiente, che abbatta quasi del tutto il ricorso alle discariche e che faccia proprio il modello di economia circolare come impone l’Unione Europea. Il tutto, a un costo irrisorio, per i cittadini.

Danni patrimoniali Niente a che vedere, dunque, con quei 27 milioni di euro che, secondo la magistratura, sarebbero il frutto di almeno tre anni di frode ai danni di 24 comuni nel sistema ‘Spazzatura d’oro’ messo in campo da Gesenu tra il 2013-2015. A ricostruire la strada percorsa da quel fiume di soldi che avrebbe guadagnato, impropriamente, la Gesenu, ci ha pensato il nucleo polizia tributaria della Guardia di finanza di Perugia, seguendo il filo tracciato dalle fatturazioni che partivano da Gest, il raggruppamento temporaneo di imprese – Gesenu, Ecoimpianti, Sia e Tsa – che, unico partecipatario al bando del 2009, si era aggiudicato l’appalto da un miliardo per la raccolta, lo smaltimento e la gestione dei rifiuti nell’Ati2.

La discarica di Borgogiglione

La discarica di Borgogiglione

Fatturazioni Secondo il contratto, la parte umida doveva essere trattata prima a Pietramelina, poi dopo la chiusura, a Borgogiglione. «Questo trattamento non veniva fatto o veniva fatto in modo non conforme a quanto previsto dalla gara d’appalto – spiega il colonnello Selvaggio Sarri della Guardia di finanza – e questo, oltre a provocare danni ambientali, ha portato a un danno economico». Documenti falsi, fatture per servizi non resi oltre che analisi ‘taroccate’ e false codificazioni dei rifiuti. Un lavoro che ha visto impegnati gli uomini del Nucleo tributario della Guardia di finanza di Perugia che hanno scandagliato più di diecimila fatture. «Frode nelle pubbliche forniture che, attraverso la falsa documentazione, diventa truffa aggravata ai danni dello stato. Questo giro di fatturazioni per 25 milioni di euro ha consentito di arrivare ad accertare un ulteriore reato, cioè quello di frode fiscale per oltre due milioni di euro di rimborsi non dovuti».

Sequestri Per questo la Guardia di finanza ha sequestrato conti correnti oltre che crediti in capo a Gesenu. «Un milione di euro è stato congelato dal conto corrente della Tsa, tre milioni a Gesenu, oltre numerosi crediti d’Iva da 13 milioni da un Ato siciliano e dall’Agenzia crediti». Per i reati fiscali, poi, sono stati bloccati 1,7 milioni dal conto personale di Sassaroli, tutt’ora ai domiciliari, mentre altri 300 mila euro sono stati sequestrati a Luciano Sisani, dirigente della Tsa. Per la società, intanto, la magistratura ha incaricato un amministratore fiduciario che amministra i fondi della Gesenu e si occupa, ad esempio, del pagamento degli stipendi mentre si è ancora in attesa della decisione del Riesame per sapere se i conti personali dell’ex direttore tecnico che per oltre 36 anni ha gestito l’azienda saranno dissequestrati.

Ma dove sono finiti tutti questi soldi? «I soldi sono finiti nella società – spiega ancora il colonnello Sarri – sono stati pagati i dirigenti, gli stipendi, sono stati fatti investimenti altrove. Probabile che nel tempo qualcosa sia uscito, ma nell’arco temporale in cui sono stati fatti gli accertamenti, non abbiamo notato che sono fuoriuscite delle somme per vie traverse. Probabilmente tutti questi soldi sono serviti a nascondere questa ‘mala gestio’ dell’azienda. In questo modo riuscivano a incamerare rifiuti che altrimenti non avrebbero potuto gestire, come quelli venuti da fuori regione, e quindi potevano entrare più soldi».

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Il sopralluogo alla discarica di Belladanza

Belladanza Intanto, però, proseguono i sopralluoghi e venerdì la commissione controllo e garanzia del comune di Città di Castello si è recata alla discarica di Belladanza per una ricognizione sul funzionamento dell’impianto gestito da Sogepu e sui lavori di potenziamento della capacità operativa del sito, che sono in corso di esecuzione. Guidati dal presidente Riccardo Augusto Marchetti e dal vice presidente Ursula Masciarri, i consiglieri comunali sono stati accompagnati nella visita dall’assessore all’Ambiente Massimo Massetti, dal presidente di Sogepu Cristian Goracci e dal direttore Ennio Spazzoli. I responsabili dell’azienda hanno illustrato le caratteristiche della discarica e dell’impiantistica tecnologica che supporta lo stoccaggio dei rifiuti provenienti dai servizi di raccolta differenziata dei comuni altotiberini di Città di Castello, Citerna, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga e San Giustino.

La commissione in discarica

La commissione in discarica

Sopralluogo in discarica Insieme ai lavori di potenziamento della discarica, i consiglieri comunali tifernati hanno potuto visionare la stazione di trasferenza, l’impianto di produzione di energia elettrica da biogas e l’impianto di trattamento delle acque sotterranee dei pozzi di monitoraggio, approfondendo con i rappresentanti di Sogepu le questioni riguardanti la gestione dei rifiuto indifferenziato e del rifiuto recuperabile, oltre al progetto di insediamento del nuovo impianto di trattamento e valorizzazione della frazione organica da raccolta differenziata. «Il contatto diretto con la discarica di Belladanza è un elemento fondamentale della comprensione della gestione del ciclo dei rifiuti in Alta Valle del Tevere e della qualità dei servizi che vengono erogati alla collettività – commenta l’assessore Massetti – e grazie al sopralluogo nel sito i consiglieri comunali hanno potuto esercitare appieno il proprio ruolo di controllo e verificare quanto rigorosa sia la cura dell’impianto da parte di Sogepu, ma anche con quanta professionalità e quanta competenza venga assicurato ogni giorno il suo funzionamento a garanzia della salute e degli interessi della comunità di Città di Castello».

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