«Il ritorno in classe è un’opportunità. Sincerità con i bimbi»

Intervista alla psicologa Luciana Ciaccasassi: «Occasione per capire il valore delle regole. Non disorientiamo i nostri piccoli»

Condividi questo articolo su

di S.P.

Dopo sei mesi di ‘nulla’ o quasi, le scuole lunedì mattina sono ripartite ‘in presenza’. Fra tanti dubbi, incertezze e speranze. In questo contesto abbiamo intervistato la dottoressa Luciana Ciaccasassi, psicologa specializzanda in psicoterapia cognitivo comportamentale per capire come si possa affrontare l’avvio di un anno scolastico senza precedenti, aiutando i bambini – in particolare – a rientrare in classe dopo il lockdown.

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

Dottoressa Ciaccasassi che impatto avrà il ritorno a scuola sui bambini?

«Ritornare in classe dopo l’emergenza coronavirus potrebbe rappresentare per i bambini, da un lato una sorta di trauma con paure, ansie e stress dovute al prolungato lockdown che ha bloccato la normale vita sociale, tuttavia dall’altro consentirà di riprendere una routine simile a quella che il Covid e il relativo lockdown hanno bruscamente interrotto. Ciò, indubbiamente, permetterà ai bambini ed ai ragazzi di riattivare la socialità perduta in questi mesi».

IL RIENTRO NELLE SCUOLE A TERNI: EMOZIONI E TIMORI

Luciana Ciaccasassi

Come potranno far capire, insegnanti e genitori, ai bambini che non avranno più il compagno di banco con cui relazionarsi?

«Occorre usare un linguaggio calibrato rispetto all’età del bambino o dell’adolescente. Con quest’ultimi si può prendere in carico il disorientamento con un approccio critico, ragionando, e può essere anche una grande opportunità per affrontare il tema della necessità delle regole, che un ragazzo, proprio per la fase di crescita in cui si trova, tende invece a contestare. Con i bambini più piccoli è naturalmente più opportuno un ricorso alla fantasia, usando delle favole come metafora, mentre quelli in età scolastica hanno già un’ottima capacità di ragionamento. Non bisogna mentire o negare la realtà, però, perché i bambini se ne accorgerebbero e questo peggiorerebbe solamente il loro disorientamento. E il disorientamento, è importante esserne consapevoli, può portare a gravi forme di disagio».

UNA CAMPANELLA ATTESA OLTRE SEI MESI – FOTO

Cosa accade nella psiche di un bambino che sente parlare di virus e si ritrova in classe a rispettare tutte queste norme di igiene e distanziamento?

«La condizione prodotta dal coronavirus ha ridotto l’orizzonte di esperienza dei bambini e di conseguenza bloccato il loro percorso di sviluppo e di crescita. Il fatto di rientrare in classe, seppur con nome rigide, avrà comunque un impatto positivo per lo sviluppo dei processi cognitivi. Infatti il bambino che vive solo lo spazio domestico, finisce per sviluppare schemi di interpretazione, di conoscenza e di relazione con gli altri, ridotti».

Come possiamo aiutare i bambini?

«Possiamo aiutare i bambini attraverso l’ascolto, rispondendo ai quesiti che ci sottopongono senza negare la situazione o celarsi dietro menzogne».

E qualche consiglio per i genitori?

«Il ruolo dei genitori assume un punto cardine nel rientro a scuola, la cosa importante è che consentano ai propri figli di riprendere una routine il più possibile simile a quella pre-Covid. Potrebbero riportare nella vita dei propri figli quelle dinamiche che caratterizzavano la vita di tutti i giorni prima dello stop. Altro aspetto importante è quello di non drammatizzare o patologizzare questo disagio. Sarà opportuno far accettare l’emergenza ai propri figli perchè ciò consentirà di fargli imparare a rispettare le misure di sicurezza in vigore».

Che ruolo giocano gli insegnati e il personale della scuola?

«Il lavoro degli insegnanti è molto complesso e delicato. Non si potrà pretendere di rientrare a lavoro adottando immediatamente gli stessi ritmi che si avevano prima della chiusura per Covid. È necessario riprendere gradualmente le attività. Questo è importante sia per gli insegnanti che si trovano ad utilizzare metodologia diverse, ma soprattutto per gli alunni che dovranno adattarsi gradualmente e senza traumi a questa nuova modalità di stare in classe».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli