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Home » Le ultime ore di Ilaria. Samson la getta via nel trolley e va a mangiarsi una piadina. Ma chi sapeva?

Le ultime ore di Ilaria. Samson la getta via nel trolley e va a mangiarsi una piadina. Ma chi sapeva?

Nell'ordinanza di convalida del fermo vengono ricostruiti alcuni aspetti di una vicenda che deve essere ancora scritta del tutto

di Fabio Toni
10 Aprile 2025
in Cronaca
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Sono i telefoni, in particolare le celle agganciate per il traffico dati, a rivelare – in buona parte – cosa è accaduto alla giovane studentessa ternana Ilaria Sula e soprattutto quali sono le azioni messe in atto dal suo omicida, l’ex fidanzato Mark Anthony Samson, 23 anni, fra la serata del 25 e la mattina-pomeriggio del 26 marzo scorsi.

Se il telefono di Ilaria, come emerge dall’ordinanza di convalida del fermo del giovane indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere, firmata da gip di Roma Antonella Minunni, aggancia fino alle ore 19.37 del 25 marzo una cella compatibile con il domicilio che la 22enne condivideva con le conquiline, anche loro studentesse universitarie, dalle ore successive la cella agganciata è prossima all’abitazione di Samson, in via Homs (quartiere Africano).

E il telefono di Ilaria continua a ricevere e trasmettere dati fino alle 10.19 del mattino seguente, dopo aver trascorso la notte a casa di colui che l’avrebbe uccisa. A quel punto ogni comunicazione del telefono di Ilaria termina fino alle 14.36, quando l’utenza della ragazza aggancia una cella nella zona di Monte Porzio Catone, poi alle 17.26 nell’area del cimitero di Zagarolo e poi altre dalle 17.49 a seguire. Da quel momento e fino alle 00.40 del 1° aprile il telefono di Ilaria continuerà ad essere associato a zone prossime alla casa di Mark Anthony Samson ma pure altre aree della capitale, come San Giovanni-Tuscolano, via Nocera Umbra.

E in queste aree risiedono i due giovani di 23 e 22 anni, amici di Samson, controllati insieme a lui in più occasioni dalle forze di polizia ed anche alle 3.02 di notte del 1° aprile in via Accademia degli Agiati. La madre del 23enne, Nosr Manlapaz, è indagata per concorso in occultamento di cadavere, per averlo aiutato – secondo gli inquirenti – a ripulire in un paio d’ore il sangue dalla stanza dove aveva ucciso Ilaria con tre coltellate al collo, e forse anche a nascondere il suo corpo poi chiuso in un trolley e gettato nel tristemente noto dirupo fra Capranica Prenestina e Monte Guadagnolo. Ma l’attenzione degli inquirenti ha riguardato e riguarda anche quei due giovani, gli amici di Mark Anthony, che potrebbero nascondere segreti rivelati dall’omicida ma pure avere una conoscenza diretta dei fatti, o almeno una parte di questi, oggetto di indagine.

Nell’ordinanza del gip, che motiva il carcere anche con il fatto che Samson potrebbe fuggire all’estero, nelle Filippine o in Arabia Saudita dove può contare sul supporto di familiari e amici, si ricostruiscono varie fasi della terribile vicenda. Comprese le dichiarazioni rese dall’arrestato, che afferma di aver agito per impulso, come colto da un raptus, quando lui e Ilaria si preparavano a fare colazione: due caffè, due panini con la mortadella, il coltello da cucina poi impugnato per uccidere. Raptus, come sostenuto da Mark Anthony Samson in sede di interrogatorio, perché aveva scoperto messaggi su Tinder fra Ilaria e un altro ragazzo. Tanto che il 25 marzo, il giorno che Ilaria sarebbe poi andata a casa sua per uscirne senza vita il giorno seguente, aveva già tentato di mettere le mani sul computer dell’ex fidanzata, andando nell’abitazione di Furio Camillo, fotografando lo schermo, cercando di portarselo via. Fino a quando non era stato fermato e allontanato dalle coinquiline di Ilaria.

Un contesto, secondo l’indagato, fatto pertanto di gelosia morbosa, volontà di «combattere per riaverla» e di non rassegnarsi alla fine di una relazione. Terminata, per una delle amiche di Ilaria, il giorno 19 marzo, ma comunque agli sgoccioli. E la scelta di Mark Anthony Samson è stata quella di distruggere la persona da cui non avrebbe mai voluto separarsi, come dichiarato. Ilaria si fidava di lui, per questo lo aveva raggiunto a casa, forse per restituirsi le ultime cose. Anche per questo, per il gip di Roma Samson ha agito con «grave inumanità, insensibilità, freddezza, atteggiamenti in parte fortemente manipolatori».

Basti pensare all’uso che ha fatto del telefono di Ilaria Sula dopo l’omicidio, i messaggi postati sui social, inviati alle amiche, ai genitori della povera ragazza. «Sono a Napoli con nuovi amici», ma le celle telefoniche dicevano altro. E poi le ore – se non proprio i minuti – subito successive l’omicidio: il 23enne rientra immediatamente nella normalità, mangia una piadina con un’amica di Ilaria con cui si era sentito, parla di un viaggio a Bologna per fare una sorpresa al fidanzato di questa ragazza, di cornetti comprati come dono per una giovane che avrebbe dovuto conoscere di lì a poco. Per non tacere poi dell’abbraccio, domenica 30 marzoal padre di Ilaria che aveva incontrato in questura a Roma e che non aveva ancora conosciuto di persona quel ragazzo. E che ha accettato un gesto di conforto che sembrava normale.

Gli aspetti da capire della vicenda, sul piano giudiziario, sono ancora diversi. Nell’ordinanza di convalida del gip di Roma si legge che Mark, fra le tante ammissioni, nulla ha voluto dire circa un messaggio comparso sulla pagina Instagram di Ilaria il 31 marzo: ‘Sto bene. Grazie a tutti’. Chi lo ha scritto quel messaggio? Esistono altri profili di responsabilità per quanto di terribile è accaduto fra la casa di via Homs, il tragitto da quella all’auto dove è stato caricato il corpo di Ilaria e quindi verso il luogo dove il trolley è stato lanciato come fosse un rifiuto di cui doversi sbarazzare? E poi, altri – oltre la madre del giovane – custodivano il terribile segreto?

Un’idea è che attorno questo orrore ruotino anche altre persone, oltre il principale responsabile dei fatti. I genitori della giovane studentessa ternana, brava anche all’università – a differenza dell’ex – con i suoi esami e i bei voti a scienze statistiche alla Sapienza, sono tornati – l’intervista è de La Repubblica – a chiedere giustizia, che quel giovane «marcisca in carcere». La compostezza verso tutto e tutti, anche il giorno dei funerali e anche da parte di tutti i familiari che hanno sostenuto e sostengono papà Flamur, mamma Gezime, il fratello Leon, non significa che ci si debba fare una ragione dell’accaduto. La rabbia è palpabile e non è detto che il tempo aiuti a superarla.


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