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Home » Amelia: «Malato, senza lavoro. Abbandonato»

Amelia: «Malato, senza lavoro. Abbandonato»

di Fabio Toni
29 Luglio 2019
in Attualità, Dal territorio
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Amelia

Amelia

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di F.L.

Una pensione di invalidità al 75% di appena 289 euro mensili, nessun’ombra di un lavoro ormai da 9 anni, a fronte di spese fisse che si ripropongono ogni mese, a cominciare dai 337 euro per una casa popolare che condivide con la madre a Porchiano del Monte. Davvero difficile far quadrare i conti in queste condizioni, soprattutto quando si convive con una malattia cronica da cui non si guarirà mai e che, tra visite e medicine, porta via, in media, altri 100 euro al mese. Succede ad Amelia, città da dove Andrea, 35 anni, lancia un appello alle istituizioni chiedendo «di non essere lasciato solo e ai margini».

LA REPLICA DEL COMUNE: «NESSUN ABBANDONO»

Dalla normalità al baratro

L’incubo di Andrea è iniziato nel 2010, quando la tranquillità di un posto fisso ben remunerato, in una concessionaria di Narni, viene spazzata via dallo spettro del licenziamento. Seguono due anni di cassa integrazione, fino alla mobilità e dunque alla perdita del lavoro. Nel frattempo però – oltre ad una situazione familiare piuttosto complessa per la quale è assistito dall’avvocato Alessio Pressi – sorgono anche i problemi di salute. «Tra il 2012 e il 2013 – spiega lui stesso – ho iniziato a perdere i capelli, il mio medico mi aveva diagnostico un’alopecia da stress. Ma la mia situazione continuava a peggiorare, allora mi dissero che avevo una candida orale da curare con semplici antibiotici, fino a che svenni, ebbi una crisi epilettica e mi dovettero ricoverare. Non riuscivano a capire che problema avessi, i dottori parlarono anche di Hiv e leucemia, ma non trovarono la soluzione. Mi dettero un antitumorale che mi causò una depressione, per un anno non sono uscito di casa».

La diagnosi

Nel 2015, finalmente, la svolta: «Al Careggi di Firenze mi hanno dato la risposta che cercavo, sindrome di Behçet». Una rara e complessa malattia autoimmune che provoca un disordine multi-sistemico che coinvolge i vasi sanguigni di piccolo e grande calibro. «Nella sfortuna sono stato fortunato perché rispondo bene alle terapie, ma comunque non guarirò e sono costretto a continue visite. Ma a livello Usl nessuno mi segue o si è mai interessato, devo fare tutto da solo nonostante le richieste di aiuto. Avrei anche avuto diritto ad un assegno per questa patologia, ma so che ora non c’è più la possibilità perché mancano i soldi. Lavoro invece non lo trovo, la malattia non si concilia».

La richiesta di aiuto

E così Andrea racconta di poter fare affidamento, oltre che sulla sua pensione di invalidità, solo su quella dell’anziana madre, anche lei malata e al momento ricoverata in una casa di cura del comprensorio. «Per la casa popolare che ci è stata concessa inizialmente pagavano addirittura 380 euro, ora 337, uno sproposito, quando avrei diritto a pagarne solo 40 vista la mia disabilità. Ma all’Ater – questa la versione del 35enne – mi dicono che deve essere il Comune di Amelia a monitorare la mia situazione e a comunicarla, invece sono stato abbandonato. Con tutti questi soldi che spendo per la casa mi ci potrei curare, tra l’altro a Porchiano manca pure il trasporto pubblico, sono completamente isolato, potrei usufruire di un servizio a chiamata ma devono essere gli assistenti sociali a chiamarlo. A breve farò nuove visite per il riconoscimento della legge 104 e l’aggravamento dell’invalidità, vedremo. Intanto spero che qualcuno, tra le istituzioni, prenda a cuore la mia storia».

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