Amelia: «Malato e senza lavoro, nessun abbandono»

Il Comune replica al 35enne invalido che chiede aiuto alle istituzioni. Parla anche il legale dell’ex compagna: «Vittima? Mi pare troppo»

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«Nessun abbandono» da parte del Comune di Amelia nei confronti del 35enne di Porchiano, disoccupato e con il 75% di invalidità, che ha lanciato un appello di aiuto alle istituzioni tramite umbriaOn: a respingere l’accusa rivolta dall’uomo ai servizi sociali è direttamente l’assessore amerino alle politiche sociali, Antonella Sensini. «Sono state attivate misure economiche che supportano il soggetto – replica l’assessore in una nota – e i servizi che lo supportano in casa e nel raggiungere luoghi necessari alle cure. Sulle case popolari posso dire che vengono assegnate a chi ne fa domanda e rientra in certe graduatorie. I servizi sociali di Amelia, l’ufficio di cittadinanza della zona sociale n.11 (assistenti sociali comprese), carabinieri e il centro disabili di Porchiano interagiscono quotidianamente con professionalità e pazienza con la persona in oggetto». La vera notizia, secondo l’assessore Sensini, è che «tantissime persone sono informate del caso e lavorano da tempo, ciascuno nella sua sfera di competenza, per trovare soluzioni che non sono né facili né scontate, perché i vincoli nella vicenda, sono davvero molti».

«Otto procedimenti penali per stalking pendenti»

Un’altra replica giunge dal legale dell’ex compagna dell’uomo, l’avvocato Francesca Carcascio: «Comprensione per la persona e i suoi problemi di salute – afferma – ma non si può tacere del fatto che parliamo di una persona che ha otto procedimenti penali pendenti per atti persecutori, minacce, violenza privata verso la mia assistita e il suo nuovo compagno. Alle spalle altri procedimenti per spaccio di droga e resistenza a pubblico ufficiale e quindi una pagina di carichi pendenti. Il tribunale ordinario, prima, e successivamente quello per i minorenni, ha disposto l’affidamento esclusivo del figlio minore alla madre con il divieto, per lui, di stare da solo con il bambino in ragione delle condotte aggressive difficilmente controllabili. Da qui gli incontri protetti organizzati dagli stessi servizi sociali. A seguito di consulenza – prosegue l’avvocato Carcascio – è stato giudicato inidoneo a fare il padre e obbligato ad un percorso di consulenza psichiatrica a cui non sta ottemperando. Detto ciò, che passi come una persona non ben vista dalle istituzioni, quando la mia assistita ha dovuto rivolgersi ai centri anti violenza e lui non ha mai contribuito economicamente al sostentamento del figlio, non mi pare giusto».

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