Maxi frode fiscale, 5 imprenditori arrestati

Perugia – Altri 4 professionisti colpiti dal divieto di esercitare per un anno. Perquisizioni verso 14 soggetti e 6 società. Sequestrati oltre 8 milioni di euro

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Associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e autoriciclaggio dei proventi illeciti dell’evasione fiscale. Sono cinque gli arresti, tutti relativi ad imprenditori, eseguiti dal nucleo di polizia economico finanziaria della procura di Perugia, a seguito di un’indagine condotta dalla procura perugina e incentrata su professionisti, esperti del settore fiscale e società operanti in tutta Italia e all’estero. L’ordinanza che ha portato all’applicazione di misure cautelari personali, reali e interdittive, è stata emessa dal gip di Perugia. Quattro liberi professionisti sono stati sospesi per un anno dall’esercizio della propria attività mentre i sequestri – conti correnti, beni mobili e immoili – riguardano 14 persone fisiche e 6 società per un ammontare di oltre 8 milioni di euro.

Cosa è stato scoperto

«L’attività investigativa – spiega la procura di Perugia in una nota – muovendo dall’analisi di contratti di cessione del credito caratterizzati da profili di anomalia, quali, ad esempio, la ricorrenza di professionisti intervenuti nella transazione, la rapida alternanza nelle cariche societarie delle entità coinvolte, anche da parte di soggetti nullatenenti o sconosciuti al fisco, ha consentito di acclarare l’esistenza di un’associazione criminale che, nel tempo, ha costituito e gestito un vero e proprio mercato di crediti Iva inesistenti, con lo scopo di commercializzarli e riciclare i proventi illeciti, attraverso il trasferimento delle somme di denaro a persone compiacenti e società, anche estere, in assenza di rapporti economici e commerciali».

Come funzionava il ‘sistema’

«Le indagini, eseguite con l’ausilio di accertamenti finanziari, acquisizioni documentali e di informazioni da parte di persone informate sui fatti, ma anche mediante servizi di appostamento e osservazione dei soggetti indagati, hanno disvelato il meccanismo fraudolento posto in essere dal sodalizio criminale che prevedeva l’intestazione fittizia a prestanomi nullatenenti, il più delle volte con precedenti penali specifici, di società inattive, ovvero l’utilizzo della ragione sociale all’insaputa del contribuente, con l’ausilio di professionisti compiacenti che, di volta in volta, si sono occupati della trasmissione delle dichiarazioni o dell’apposizione del visto di conformità, richiesto dalle disposizioni normative, per avvalorare la veridicità del credito. I crediti Iva inesistenti venivano, quindi, ceduti a società gestite dall’organizzazione che provvedevano a chiederne il rimborso».

Il perché delle misure

Nel disporre le misure cautelari, il gip di Perugia ha rilevato che «il pericolo di reiterazione di condotte delittuose della medesima indole sussiste in termini di rilevante gravità, in quanto l’attività illecita risulta essersi protratta nel tempo né è cessata. Inoltre, «il conseguimento di profitti illeciti significativi rende praticamente certo che gli indagati, ove non sottoposti ad adeguata misura, possano continuare la precedente attività, con gravissimo danno per l’Erario».

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