«Tutto questo mi rattrista molto. Deve rattristarci tutti, e anche interrogarci». A dirlo è l’ex vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, commentando – in un’intervista al Corriere della Sera, la vicenda di Fabio Antoniani, dj Fabo, che è andato in Svizzera per porre fine alla sua vita.
Paglia «Ogni volta che si pone termine a una vita, o ci si propone di farlo, è sempre una sconfitta», dice monsignor Paglia, per il quale si tratta di «una sconfitta amara: sia per chi dice “non ce la faccio più” sia per una società che si rassegna all’impotenza». Secondo l’ex vescovo di Terni è «la cultura di solitudine che inquina la società intera. Non dobbiamo dimenticare che la vita di ciascuno di noi è legata a quella degli altri. C’è bisogno di un amore appassionato che faccia comprendere che ognuno è indispensabile all’altro. Comunque».
Le motivazioni Secondo il prelato è anche sbagliata l’idea Il prelato Paglia contrasta anche secondo quale «tu decidi per conto tuo come ti pare. Con questa logica può accadere tutto, allora ha ragione anche il ragazzo che si butta dalla finestra perché è stato bocciato. Il problema è far capire all’altro che lui, per me, è importante, è parte della mia vita, e la sua morte mi dà un dolore enorme e non possiamo affidare a una legge situazioni così drammatiche. Si rischia di creare la ‘cultura dello scarto’ di cui parla il Papa. Nessuno è uno scarto, dobbiamo aiutarci a capirlo. Ciascuno è necessario all’altro».