Narni: ‘La Bottiglieria’ in vendita. «Lo impone la vita. Spero prosegua dopo tanti sacrifici»

L’annuncio della titolare Francesca è stato accolto con sorpresa e affetto dai clienti. «Sette anni di passione non vanno dispersi»

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«Sono stati sette anni duri ma bellissimi, in cui ho messo tutta me stessa. La vita però non va sempre come vorremmo, sono rimasta da sola alla conduzione dell’attività e la mia salute purtroppo non aiuta. Ora vorrei soltanto trovare qualcuno che possa continuare a prendersi cura di questo posto, così come ho fatto io finora». Francesca Mariani, 48 anni, è la titolare della Bottiglieria di Narni Scalo, una piccola ‘chicca’ nata come enoteca e birreria, poi trasformata nel tempo in un vero punto di riferimento per la piccola ristorazione, tra hamburger dalle pregiate carni esotiche, pizze gourmet e pane fatto in casa, fino alle degustazioni ad hoc. Stavolta non ci sono motivazioni economiche, quanto piuttosto personali, dietro alla decisione di ‘mollare’, ed è bastato un annuncio pubblicato prima sul web e poi sui social per accendere l’interesse e provocare un fiume di messaggi di stima e sostegno – come di dispiacere per la cessione – di tanti clienti, diventati «una grande famiglia».

Francesca Mariani

Una storia lunga sette anni

«I commenti dimostrano che ho avuto un’idea buona nell’avviare questa attività. Un sogno che avevo sempre rincorso e che non ho voluto improvvisare, ma realizzato di fatto dal nulla. Ho aperto l’enoteca con il mio ex marito ad agosto 2016, quando ero incinta di mio figlio ed ero stata appena licenziata. Abbiamo scelto Narni scalo, pur essendo di Terni, perché qui mancava un posto come questo. Venivo già dal settore del commercio ma ero completamente nuova nella ristorazione, tanto che mi sono dovuta formare e informare, partecipando a tanti corsi, compreso quello da sommelier». Una scommessa vinta, con tutti i sacrifici del caso, che negli anni è diventata sempre più solida. «All’inizio eravamo in un locale più piccolo, in via Tuderte, poi a giugno 2019, l’estate prima del Covid, ci siamo trasferiti qui in via Capitonese, dove abbiamo guadagnato molto più spazio, soprattutto esterno. Durante la pandemia siamo stati i primi a fare asporto, ci siamo dati da fare, abbiamo superato le difficoltà e anzi aggiunto nuovi piatti. Abbiamo avviato una vera e propria macchina, insomma, ora sarebbe un peccato lasciare tutto a metà». Ecco perché, di fronte alle crescenti difficoltà fisiche, è stato inevitabile decidere di mettere in vendita l’attività. «Vorrei che chi verrà dopo di me la portasse avanti per non perdere questi sette anni di vita. Il lavoro c’è, basta avere la voglia di riproporre».

Reinventarsi

Da definire anche il destino dei dipendenti, due durante l’inverno e qualcuno in più d’estate. «Mi ha contattato un imprenditore che vorrebbe acquisire l’attività ma trasferirla nell’est Europa, perchè crede che lì la nostra formula e le nostre ricette possano avere successo. Io non posso spostarmi con un bimbo piccolo e ho dovuto rinunciare. E mi ha stupito anche il titolare di un’attività qui vicino, che mi ha proposto di lavorare per lui in cucina. Io purtroppo non lo posso fare, sempre per motivi fisici, altrimenti rimarrei qui dove sono. Ora, insomma, dovrò reinventarmi. Finché sarò qui continuerò a fare il servizio e la qualità che fanno della Bottiglieria una garanzia».

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