Nuovo ospedale Terni: «Project financing modalità senza senso»

Il consigliere regionale Paparelli (Pd) sul progetto del nuovo ‘Santa Maria’: «Non si possono favorire i privati a discapito dei cittadini. Aprire un dibattito serio»

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di Fabio Paparelli
Consigliere regionale Pd – Portavoce delle opposizioni in consiglio regionale

Il nuovo ospedale di Terni deve essere interamente realizzato con risorse pubbliche: appaltare ai privati, attraverso un project financing, il futuro della sanità pubblica ternana, è una scelta sbagliata che andrà a penalizzare i cittadini di Terni e dell’Umbria. Nell’aprile 2021, ossia circa un anno fa, la maggioranza in consiglio regionale ha bocciato una mozione presentata dal sottoscritto e dal consigliere Bori sull’assetto futuro della sanità ternana, che impegnava la giunta alla realizzazione del nuovo ospedale della Conca ternana, ad alta specialità e dotato di circa 5/600 posti letto, a Maratta, fra Terni e Narni, area che dispone sia di validi accessi stradali che di un’aviosuperficie.

15 sale operatorie, 540 posti letto, elisoccorso sul tetto e parcheggio multipiano. Il progetto dell’ospedale di Terni

Per l’attuale ospedale di Terni, su cui negli ultimi anni sono stati effettuati miglioramenti importanti dal punto di vista strutturale e tecnologico, la mozione prevedeva una pluralità di funzioni quali la sede della Usl Umbria 2 e dei suoi servizi amministrativi e sanitari, permettendo un importante risparmio sugli affitti ancora oggi pagati, ma anche la sede del 118 e delle associazioni di volontariato attive nel campo del soccorso e del trasporto sanitario come la Croce Rossa e la Pubblica Assistenza, oltre alla sede di una Rsa.

Fabio Paparelli

Pochi giorni dopo, per sanare il grave errore politico commesso in modo strumentale, il consiglio regionale approvava unanimemente una mozione simile, che impegnava la giunta di palazzo Donini ad ‘inserire la costruzione del nuovo ospedale di Terni ad alta specialità di capienza di almeno 500/600 posti letto, all’interno del redigendo Piano sanitario regionale e di provvedere alla sua realizzazione attivando senza ritardo l’iter progettuale e amministrativo; a dare immediato avvio alla realizzazione della ‘Città della salute’, allocandoci anche ulteriori servizi come il 118 e la sede di associazioni di volontariato attive nel mondo del soccorso sanitario; a mantenere e rafforzare i due dipartimenti di igiene e prevenzione delle due Usl, al fine di potenziare la medicina di territorio; ad adottare, previa adeguata partecipazione, un Piano sanitario regionale che tenga conto della necessità di rafforzare la medicina di territorio, la sanità pubblica e l’offerta dell’azienda ospedaliera di Terni, consentendo alle Usl di programmare l’offerta pubblica e privata secondo i bisogni reali dei cittadini’.

A distanza di un anno la massima espressione della sovranità popolare regionale risulta totalmente inevasa, sia riguardo al nuovo ospedale di Terni, di cui non si ha traccia concreta nel fantomatico PnrrR regionale, dove viene solo genericamente menzionato, né, tantomeno, nel nuovo Piano sanitario regionale che non affronta nemmeno il tema della riorganizzazione della rete ospedaliera. Anche del resto di quella mozione è stata fatta carta straccia, da una giunta che ha relegato l’assemblea legislativa a mero votificio, con assessori che si fanno garanti di interessi e affari privati anziché perseguire gli interessi dei cittadini.

È dentro questa logica che si annida la scelta compiuta d’intesa, tra Comune di Terni e giunta regionale, ovvero quella di realizzare un nuovo ospedale attraverso la compartecipazione dei privati che rappresenta l’ennesimo tassello di una privatizzazione della sanità sul modello lombardo-veneto. Altrimenti non si capisce perchè solo a Terni si intenda procedere con questa modalità, unico caso nella storia dell’Umbria, e per quale motivo taluni amministratori locali e regionali spingano per una soluzione che affiderebbe, senza gare e per decenni, tutti servizi ospedalieri interni ad un unico soggetto privato.

Nuovo ospedale Terni: «Progetto ridicolo»

Peraltro la pandemia ha insegnato quanto sia importante una buona sanità pubblica che sappia esprimere eccellenze e servizi territoriali. La realtà ci riporta invece ad un piano sanitario fortemente lacunoso che poteva destinare risorse importanti alla città di Terni e all’intera Umbria del sud, tenuto conto che anche l’ospedale Narni-Amelia è ormai diventato una meteora. Anche sul fronte dei fondi Pnrr per la sanità e gli ospedali/case di comunità, sono stati fatti errori grossolani a cui va posto rimedio. È impensabile realizzare distretti con bacini di utenza doppi e tripli, mentre persino la Lombardia si è vista approvare dal ministero della Salute un Piano sanitario con distretti di 100 mila abitanti e con la possibilità realizzarne di più e maggiormente diffusi nelle zone montane.

Mentre le strutture sanitarie sono ormai allo stremo e il tasso di ospedalizzazione non Covid è ridotto ai minimi termini, a Terni si continuano invece a sperperare risorse: siamo ormai, infatti, alla quarta consulenza o pseudo tale sul fantomatico project che dovrebbe vedere il nuovo ospedale sorgere nello stesso luogo dell’attuale. L’ultimo è un contributo assegnato dall’azienda ospedaliera all’università di Firenze, per una consulenza di 30 mila euro sul progetto del nuovo ospedale quando, al momento, lo stesso non ha alcuna copertura finanziaria certa, né è previsto dal piano sanitario regionale. Ciò rasenta l’incredibile, tanto più mentre sono in discussione i rapporti con l’università degli Studi di Perugia.

In questo clima di forte incertezza l’unica sicurezza è rappresentata dal fatto che con il project financing a guadagnarci, per almeno un quarto di secolo, sarà la cordata di imprenditori privati che realizzeranno l’opera. Sarebbe bene avere a mente che questa scelta in varie regioni italiane ha comportato commistione di interessi e indagini della magistratura, oltre a varie contestazioni anche da parte della Corte dei Conti che ha accertato, ad esempio nel caso del Veneto, come lo strumento del project financing non è generalmente adatto per le opere cosiddette ‘fredde’ come gli ospedali perché è una operazione a ‘debito’ il cui importo va a incrementare il deficit pubblico andando a sottrarre risorse al fondo sanitario e quindi alla cura dei malati.

Lo stesso presidente della Regione Luca Zaia ha ammesso che i ‘project financing si sono trasformati in un global service e, quindi, diventati incontrollabili’, infatti si arriva a pagare un canone del 10-12% quando dalla Bei (Banca Europea per gli Investimenti) si possono avere fondi per realizzare le strutture ospedaliere con tassi fortemente inferiori. Ritengo che a Terni è venuto il momento di aprire un dibattito serio, mettendo al centro della discussione le modalità e gli strumenti per un nuovo assetto della sanità pubblica territoriale, della sua rete ospedaliera pubblica, per un rafforzamento della medicina di territorio e smettere di farsi garanti di progetti di natura privata.

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